Russia, il presidente Vladimir Putin sta cercando di intensificare i rapporti internazionali e le relazioni geopolitiche, notoriamente portate avanti per necessità negli anni. Ora, però, si vede un cambiamento sostanziale anche nei rapporti con gli storici partner commerciali come Uzbekistan e Kazakistan.
Il capo di stato russo deve faticare per mantenere in essere vecchi rapporti relativi a forniture energetiche, dopo che ha visto diminuire, quasi completamente, le richieste di collaborazione dall’Europa. Le dinamiche globali sono cambiate in modo sostanziale, dopo l’invasione russa in Ucraina, e Putin rischia di vedersi isolato anche dai partner storici come Kazakistan e Uzbekistan, che per la loro posizione geografica si sono appoggiate, spesso, alle forniture della vicina Russia.
Il Cremlino, nonostante le reazioni internazionali, che sta cercando di rendere più stabili, sembra scricchiolare ma non indietreggia nelle decisioni prese in merito al conflitto ucraino. Cerca però di intensificare le relazioni in Asia, ma la crisi globale emersa sia economica che energetica sembra non andare, almeno per ora, a favore di Putin. Va sottolineato il fatto che si tratta di prese di posizione, che vanno oltre le motivazioni e i bisogni commerciali che sarebbero ben presenti e reali. Gli Stati hanno paura di come possano svilupparsi nei prossimi mesi i rapporti internazionali e globali, soprattutto hanno paura di quanto intende spingersi oltre Putin nel conflitto in Ucraina. Pertanto la Russia è vista come partner commerciale e energetico non sicuro dato che il massimo interesse russo è posto nel conflitto.
Il presidente russo si trova ad affrontare una situazione che è il risultato della dell’operazione militare speciale che ha attuato in Ucraina. Inevitabilmente i rapporti internazionali hanno subito dei cambiamenti importanti e anche nei casi in cui il rapporto commerciale con la Russia era essenziale e rimarrebbe essenziale tutt’ora ma la posizione politica, presa da Putin, rende, nonostante tutto, le collaborazioni potenzialmente instabili genera di conseguenza, meccanismi che fanno sì che si instaurino nuovi rapporti commerciali escludendo la Russia.
I rapporti compromessi, ovviamente, con gli Stati europei e non solo, hanno provocato desiderio data l’attuale imprevedibilità di Putin, un allontanamento dell’Unione Europea ma anche delle Nazioni nord atlantiche. Il desiderio di staccarsi il più possibile dalla dipendenza inerente le forniture russe energetiche si sta allargando a macchia d’olio. Questo ha innescato meccanismi differenti.
I due meccanismi differenti sono stati per l’appunto quelli dell’avvicinamento di Mosca a nuovi partner e cercare anche dall’ altro lato di rafforzare le relazioni commerciali in essere riguardo alle forniture energetiche. Ma la credibilità di Putin è completamente compromessa dopo l’inizio del conflitto dato che ha assorbito tutte le energie del capo di stato e della Nazione.
Ovviamente il Cremlino ha puntato tutto su il rapporto, davvero importantissimo, per la Russia con la Cina, che ha la stessa visione in merito all’occidente nonostante mantenga in essere i rapporti commerciali sia con gli Stati Uniti che con le Nazioni Europee. Il rapporto con Pechino è qualcosa che preme moltissimo al capo di Stato russo, che ha cercato di attuare un piano, recentemente, che potesse portare una collaborazione stabile in Asia centrale e per farlo aveva in mente di creare una rete di distribuzione efficace, che riuscisse a collegare efficacemente le nazioni dell’asia centrale con la Cina e Russia. L’ obbiettivo era rendere, così, questa parte del continente asiatico strettamente collegato e unito nella distribuzione energetica, senza dover dipendere da altre relazioni internazionali.
Il problema di Putin è però che, oggi, è visto come potenzialmente pericoloso ma soprattutto non affidabile. La non affidabilità di Mosca nasce dal fatto che la Russia persevera nell’impiego di fondi e uomini, ma soprattutto di tutte le forze governative e lo fa per mantenere in asse era il conflitto. Conflitto che, oltre a indebolirlo nei rapporti commerciali, mette in pericolo chi si relaziona direttamente con la Russia nei rapporti con gli altri Stati che, ad oggi, risultano più affidabili del Cremlino ed è necessario mantenere un equilibrio per le nazioni dell’asia centrale in ogni direzione.
Chi non è direttamente coinvolto nel conflitto in Ucraina non vede più la necessità di legarsi alla Russia e lo status Quo che fino ad ora deteneva Mosca è ormai compromesso.
Piano di Putin di creare un legame più intenso con Uzbekistan e Kazakistan, in modo da andare a creare un rapporto stretto tra i due stati, che andasse a rafforzare anche il rapporto commerciale con la Cina, con lo scopo di creare una rete in Asia che non dipendesse da Occidente. Ma non ha fatto i conti con la reale situazione globale che continua a vedere una crisi profonda, che sostanzialmente è creata dallo stesso capo di stato russo. Anche chi fino ad ora aveva dato precedenza ai rapporti commerciali energetici russi ora si affaccia ad altre possibilità allontanandosi dalla dipendenza con la Russia.
La Russia vede venir meno appoggi storici e questo non tanto per il fatto che i rapporti commerciali ed energetici non interessino agli Stati come Uzbekistan e Kazakistan ma la problematica è il perseverare di Putin nel non voler trovare un accordo e continuare ad impiegare le energie nel conflitto ucraino.
Il Kazakistan non ha rifiutato il piano energetico espansivo che, Putin vorrebbe realizzare con Uzbekistan e Cina, ma non ha nemmeno detto si immediatamente, come sarebbe successo fino a poco tempo fa. Quindi non una totale porta in faccia ma un reale allontanamento nonostante le esigenze kazake evidenzino un bisogno energetico reale e concreto, soprattutto in alcune zone della della nazione dove ha un’effettiva carenza energetica.
L’Uzbekistan ha invece sorpreso enormemente la comunità internazionale. Il governo uzbeco ha deciso di dare un brusco scossone al rapporto con la Russia e ha risposto in modo netto e conciso alla proposta ricevuta. Il ministro degli Esteri uzbeco ha riferito che non vuole compromettere l’interesse nazionale, precisando inoltre che, nel caso venisse siglato un accordo non ancora esistente, dovrebbe essere inerente soltanto a un rapporto commerciale e svincolato da qualsiasi imposizione politica.
Una presa di posizione chiara e netta che denota il cambiamento di approccio nei confronti di Mosca e mette Putin in una posizione scomoda. Nel mentre lui, sembra non sfiduciarsi o almeno è quello che fa trasparire per l’opinione pubblica, e ha riunito il Consiglio di sicurezza per confrontarsi con i generali in merito alle nuove azioni da intraprendere in Ucraina.
Per quanto riguarda la Cina invece i rapporti bilaterali con Mosca si sono e si stanno intensificando in maniera importante. Nonostante possa sembrare che Pechino abbia raffreddato la collaborazione con Mosca, a causa delle pressioni occidentali, la realtà è che i rapporti tra Putin e Xi Jinping sono più stretti che mai. Hanno rafforzato la transazioni economiche in rubli e yuan piuttosto che in euro e dollari evitando così possibili sanzioni future da Occidente e rafforzano, così, anche l’utilizzo delle monete nazionali.
Il piano cinese comprende l’aumento delle importazioni di prodotti agricoli russi e ovviamente anche petrolio e gas senza tralasciare i molteplici partenariati energetici congiunti nell’Artico e a maggiori investimenti cinesi nelle infrastrutture russe, come porti e ferrovie.
Ciò nonostante però Putin e Xi sono entrambi a conoscenza dell’esistenza di una linea invalicabile che, data la dipendenza cinese dalla tecnologia occidentale, non può essere valicata. Proprio per questo dall’inizio della guerra in Ucraina la Cina non ha fornito a Putin aiuti militari. Questo implicherebbe una presa di posizione delle nazioni a ovest che già sono spinte ad andare contro alla Cina per esempio dagli Stati Uniti.
Una complicata linea che collega non solo Russia e Cina ma anche occidente e Stati Uniti. Il governo di Washington sta approfittando delle nuove dinamiche per strutturare i propri rapporti e trarre vantaggio dalle situazioni geopolitiche incrinate recentemente a causa delle scelte politiche di Putin.
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