Una crescita dei salari molto forte, è quella che la Banca Centrale Europea si aspetta per i primi tre mesi di questo anno. Una sorta di risposta alla pressione dell’inflazione che si è avuta negli ultimi mesi dello scorso anno.
Le previsioni fatte dalla BCE sono solo un anticipo su quello che sarà il prossimo bollettino e spiega, anche, come potrà avvenire tutto ciò.
Rispondere prontamente ai danni che l’inflazione, cresciuta in modo esponenziale, ha portato in Europa alla fine dello scorso anno 2022. La Banca Centrale Europea, nel suo bollettino, attende una forte crescita dei salari nei prossimi tre mesi, proprio per rispondere all’inflazione stessa che aveva causato, fra l’altro, un calo della domanda dei consumatori ed una loro relativa perdita di potere d’acquisto.
I primi tre mesi di questo nuovo anno potrebbero essere quelli decisivi. La stessa BCE ha, inoltre, sottolineato come la “riduzione dei redditi reali stimolerà le richieste sindacali di aumenti salariali”. Una conseguente crescita salariale che sarà molto forte rispetto ai mesi precedenti e, quindi, in vera controtendenza “rispetto anche ai modelli storici”, come analizzano gli economisti dell’Eurotower.
Gli stessi ricordano, anche, che il mercato del lavoro resta stabile e solido, dato che non ha, di molto, risentito di questo rallentamento economico che si è avuto negli ultimi mesi. Ma lo spettro della frenata e, in caso estremo, anche della recessione per l’intera zona Euro e, anche, le relative incertezze economiche di vario genere, potrebbero portare ad “esercitare una pressione al ribasso sulla crescita dei salari” – spiegano gli economisti.
Gli effetti dell’inflazione, comunque, sui salari dei lavoratori si sono fatti sentire. Ma il documento per i “salari reali” dei consumatori afferma che, adesso, sono inferiori rispetto a come erano prima del periodo della pandemia e, di conseguenza, come descrive il documento, “è probabile che diminuiscano ulteriormente nei prossimi mesi”.
Come attuare la crescita dei salari stessi e stimolarne un’ulteriore domanda al rialzo? La Bce risponde che a stimolare al rialzo i salari dei lavoratori (e la loro conseguente domanda) “non sarebbe solo la perdita di potere d’acquisto a causa dell’inflazione”, ma anche il mercato del lavoro che risulta essere sempre più rigido di quanto non dovrebbe. Il tutto, accanto a ovviamente la situazione economica che stiamo vivendo.
Nel solo mese di novembre del 2022, il tasso di disoccupazione in Europa si è attestato al 6.5%, un minimo storico se consideriamo che è lo 0.9% in meno rispetto al mese di febbraio 2020, quando si stava per affacciare la pandemia Covid con le sue relative chiusure e conseguenze.
Gli economisti della BCE affermano che, rispetto agli Stati Uniti, nelle aree Euro le retribuzioni sono in calo dal secondo trimestre dell’anno 2021. Proiettandoci in avanti, “le differenze nella rigidità del mercato del lavoro, la crescita dei salari potrebbe continuare ad essere più forte negli Stati Uniti che nell’area dell’euro” – concludono, nella loro analisi gli economisti della Banca Centrale Europea.
Un dato che non deve farci rilassare.
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