Salario minimo in Europa: la direttiva UE ma l’Italia è fuori

Il Parlamento Europeo ha dato l’ok per la direttiva sul salario minimo, che ha l’obiettivo di imporre stipendi adeguati ed equi per tutti i dipendenti. Ecco le nuove regole, dalle quali però l’Italia è ancora esentata.

Ursula von der Leyen
Ursula von der Leyen – Nanopress.it

Via libera alla direttiva sul Salario minimo europeo, approvata in queste ore definitivamente dal Parlamento Europeo, dopo mesi di votazioni. La norma dovrebbe garantire delle condizioni di vita dignitose, grazie a stipendi minimi per tutti i dipendenti dei Paesi UE che sono coinvolti.

L’Italia, come altri Paesi, non è presente nell’elenco ma qui va incoraggiata la contrattazione collettiva. Vediamo insieme i dettagli e cosa prevedono le nuove regole approvate dal Parlamento UE.

Approvata la direttiva del Salario minimo in Europa: le nuove regole

I principali punti della nuova direttiva sul Salario minimo per l’Europa ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, per promuovere eventuali progressi in ambito economico e sociale.

Parlamento Europeo
Parlamento Europeo – Nanopress.it

Ma cosa prevede questa direttiva, quali sono le nuove regole?

La direttiva definisce i requisiti che vengono visti come essenziali per adeguare i salari europei, come stabilito dalle leggi nazionali e dai contratti collettivi.

Il testo è stato approvato da 505 voti favorevoli, 92 contrati e 44 astensioni, proprio oggi al Parlamento Europeo, dopo alcuni mesi di consultazioni e votazioni.

L’ammontare del salario minimo varia da nazione a nazione, calcolato in base alle regole nazionali. I paesi UE coinvolti sono la Bulgaria, dove non si può scendere al di sotto dei 332 euro, il Lussemburgo, dove parliamo di una cifra minima di 2.257 euro, la Slovenia, con 1.074 euro, la Spagna, con 1.126 euro, Francia, con 1.603 euro, Germania, con 1.621 euro, Belgio, dove il minimo sarà 1.658 euro, Paesi Bassi, con 1.725 euro e l’Irlanda con 1.775 euro.

L’Italia non fa parte di queste direttive, perché il nostro Paese gode già di protezione sul salario minimo, per cui non è tenuta insieme ad altri Paesi a introdurre queste nuove regole dell’Unione Europea.

Per l’Europa, questo è un vero e proprio momento storico, almeno per gli stati che saranno obbligati a seguire queste nuove norme. Si parla di un compromesso buono per i lavoratori, che permetterà a tutti di avere una vita dignitosa e una maggiore autonomia, in una situazione di crisi economica quasi disastrosa per molte nazioni.

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