Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, plaude alla decisione UE sul salario minimo obbligatorio per i paesi dell’Unione e rilancia le sue proposte per aumentare salari e produttività.
Il dibattito nella Penisola si è riaperto dopo l’accordo in sede europea affinché ogni stato membro adotti la misura di civiltà a vantaggio delle fasce meno abbienti.
Nella notte tra il 6 e 7 giugno gli organi cardine dell’Unione Europea, Consiglio, Commissione e Parlamento, hanno raggiunto l’intesa sul salario minimo europeo, una misura in cantiere da più di un anno.
Il prolungarsi dei negoziati è stato legato alle differenze di welfare e mercato del lavoro che divide i 27 stati aderenti. Nonostante ciò, soltanto 6 paesi, tra cui l’Italia, non possiedo già questa garanzia remunerativa, gli altri ne hanno già approvato la funzione in via autonoma e nazionale (vedasi la recente decisione tedesca in merito).
Comunque l’UE non porrà condizioni: non verranno fissati massimali o minimali fissi da dispensare, bensì ogni paese valuterà sulla base delle proprie peculiarità endogene come strutturare il provvedimento.
Esulta il Ministro del Lavoro Andrea Orlando (PD), che da tempo invoca la misura quale parte fondamentale del percorso di aiuto ai redditi più bassi.
Quella approvata in Europa è una direttiva che potrà facilitare la discussione nostrana, la quale vedo lo scetticismo di una componente delle forze politiche, in particolare le destre non la ritengo una buona strada di intervento, optando per iniziative sulle contrattazioni.
Per il ministro del Partito Democratico competente in materia, Orlando, il salario minimo deve essere il primo tassello di un composito mosaico finalizzato a contrastare il lavoro povero, la bassa occupazione e l’alta tassazione.
Questi tre fattori oggetto di correzione, se non risolti, potrebbero causare nefaste conseguenze sulla produttività futura dello Stivale, provocando così a cascata effetti sulle pensioni e sul welfare complessivo (in questo quadro incide anche la discesa pronunciata della curva demografica italiana).
Ora Orlando vuole imprimere un’accelerazione cercando di avviare parte dei provvedimenti entro la pausa estiva. Difatti egli prefigura almeno tre piani di intervento sulla questione lavoro.
Innanzitutto una stretta sulla occupazione sottopagata, a cui corrisponde la direttiva UE sulla retribuzione garantita per legge (in tal senso il ministro auspica che la decisione comunitaria favorisca l’adozione nazionale della delibera).
In secondo luogo una azione strutturata che garantisca tempi rapidi e certi per la negoziazione dei contratti nazionali, con anche indicatori che tengano conto dell’andamento dell’inflazione sulle possibilità di spesa dei cittadini.
Infine un abbattimento del cuneo fiscale attraverso il quale liberare risorse per rivitalizzare l’economia tramite investimenti privati.
L’intrecciarsi di questi dispositivi, pensati per divenire provvedimenti organici e pluriennali, dovrebbero consentire, per l’esponente PD, di risollevare dalla povertà centinaia di migliaia di lavoratori implementando inoltre la produttività dell’Italia.
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