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Cultura

Salgono NEET in Italia: sono 3 milioni i giovani che non studiano né lavorano

L’ultimo rapporto di ActionAid e Cgil parla chiaro: in Italia il numero di NEET cresce esponenzialmente e ora sono 3 milioni.

Libri – Nanopress.it

La ricerca in realtà si riferisce all’anno 2020 e delinea un quadro preoccupante che riguarda i nostri giovani, con differenze sostanziali su cui incide anche la posizione geografica.

3 milioni di NEET in Italia

Lo sentiamo nominare spesso ma cosa si intende veramente con il termine NEET? La sigla indica i giovani che occupano la fascia di età fra i 15 e i 29 anni, anche se in realtà questa è variabile. In questo caso sono stati presi in considerazione gli italiani fino a 34 anni di età e per NEET si intende coloro che non sono inseriti in percorsi formativi, non studiano e non lavorano.

Parliamo di persone inattive che non hanno interesse ad avere una formazione scolastica e nemmeno a cercare un lavoro. Purtroppo i dati diffusi dimostrano che sono sempre di più, specialmente nelle zone del Sud con numeri addirittura raddoppiati.

La maggior parte delle persone inattive sono donne, ma non sono solo il genere e le disuguaglianze territoriali a caratterizzare l’incidenza dei NEET, gli studi evidenziano infatti anche diversità in base alla cittadinanza.

La situazione in Italia

L’Italia è il Paese europeo con più persone inattive, a dimostrarlo è la ricerca condotta da ActionAid e Cgil. Nel Rapporto “NEET tra disuguaglianze e divari“, viene descritta una situazione allarmante ma vengono anche elargiti dei consigli e delle raccomandazioni per il nuovo governo, in modo da apportare dei miglioramenti e indirizzare le politiche a tutela dei giovani.

Nel documento si legge come i governi e il Parlamento dovrebbero pensare di più agli emarginati dal punto di vista sociale, istruttivo e lavorativo, ripensando ad esempio misure come quella di Garanzia Giovani.

Se parliamo di percentuali di NEET in Italia, questi risultano concentrati per lo più nelle regioni meridionali, con il 39%, in particolare: Calabria, Sicilia e Campania. Al Centro gli inattivi sono il 23%, soprattutto nel Lazio e il restante si localizza fra Nord-Est e Nord-Ovest, in primis Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. In generale comunque, tutti i territori nazionali superano l’incidenza media che dovrebbe essere intorno al 15%.

La prevalenza femminile resta invariata nel corso degli anni, infatti anche da precedenti ricerche in merito, i NEET erano per lo più donne e così anche in questa, dove costituiscono il 56%.

Questo aspetto dimostra come per le donne sia più complicato uscire da questa situazione, inoltre le disuguaglianze di genere si evincono anche osservando le famiglie italiane, infatti il 26% di inattivi sono genitori che vivono al di fuori del nucleo di origine e quasi la totalità di questa percentuale sono donne.

La motivazione dell’inattività delle madri a volte è riconducibile a esigenze legate alla famiglia, che suggeriscono alle donne di lasciare il mondo del lavoro, quindi non cercare occupazione e non rendersi disponibili.

Fra le motivazioni dell’alta percentuale di NEET in Italia, sicuramente una è lo scoraggiamento da fatto che è molto difficile trovare un lavoro e quindi ci si stanca anche di cercare. C’è una tendenza ad essere inattivi anche fra i diplomati, infatti il 32% con questo titolo di studio non cerca lavoro, a differenza dei disoccupati che invece sono alla continua ricerca ma non riescono a trovarlo.

Altra disuguaglianza importante da evidenziare è il tema della cittadinanza, infatti i giovani stranieri o senza cittadinanza italiana costituiscono il 57% degli inoccupati nel nostro Paese e la maggior parte ha solo la licenza media.

I cluster

Per fotografare meglio il fenomeno sono stati sviluppati dei cluster, ovvero delle sottocategorie per definire meglio i NEET.

Il primo riguarda i giovanissimi che vanno dai 15 anni ai 19 e non hanno esperienze lavorative alle spalle. Non percepiscono sussidi, hanno solo la licenza media e non cercano occupazione poiché per lo più vivono in un nucleo familiare dove sono a carico dei genitori.

La seconda sottocategoria è quella dei giovani fra i 20 e i 24 anni, senza esperienze lavorative e alla ricerca del primo lavoro. Questi hanno il diploma di maturità e nonostante i tentativi, fanno fatica a introdursi nel mondo del lavoro.

Ragazzo al pc – Nanopress.it

Questo cluster è il più numeroso ed è stato individuato specialmente nelle zone del Sud, spesso con famiglia monogenitoriale. Un ulteriore gruppo descrive gli ex occupati in cerca di un nuovo lavoro. Si tratta dei giovani dai 25 ai 29 anni che hanno perso lavoro oppure lo hanno lasciato e ora ne cercano uno nuovo.

Si tratta principalmente di maschi con una buona istruzione e con sussidio di disoccupazione, localizzati per lo più al Centro.

Infine abbiamo la sottocategoria degli scoraggiati, ovvero i ragazzi dai 30 ai 34 anni con precedenti esperienze lavorative ma inattivi poiché faticano a trovare una nuova occupazione.

 

Claudia Marcotulli

Diplomata in grafica pubblicitaria, amo l'arte, la natura, gli animali, la grafica, la fotografia e la scrittura.

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