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Categories: Motori

Salone di Ginevra 2018: 5 motivi per non andare

Il Salone di Ginevra per gli appassionati di motori è come un film cult. Se non lo si vede almeno una volta si ha la sensazione di perdere qualcosa. Ma attenzione ad alcune sfaccettature che potrebbero rendere un eventuale visita all’auto show internazionale non proprio così piacevole. Vi spieghiamo quali sono secondo noi i motivi per il quale si può tranquillamente vivere sereni senza far visita al Salone di Ginevra.

Andare a Ginevra, il viaggio è una “vasca”

Quando si guarda Google maps Ginevra sembra ad un tiro di schioppo. In realtà per raggiungere Ginevra dall’Italia, che sia in macchina o in treno, è davvero poco agevole. La strada più breve è quella che porta al traforo del Monte Bianco, ed oltre la spesa per potervi accedere (andata e ritorno sono circa 34 euro) c’è poi la scocciatura della “vignette” autostradale da pagare in Svizzera (40 franchi). Quindi oltre il viaggio che impone un’andatura accorta per evitare multe, soprattutto nel tratto francese, tra carburante, caselli autostradali, traforo del Monte Bianco e vignette partono circa 150 euro ad andar bene. Quindi conviene eventualmente fare una “macchinata” e dividere le spese. In treno è comodo ma si parla di 3 ore e 58 minuti di viaggio, 136 euro andata e ritorno con un bell’ intercity svizzero. Insomma il portafoglio non ne giova di sicuro.

La vita all’interno del Salone di Ginevra

Il Salone di Ginevra ha una peculiarità positiva. Una volta che entri il padiglione è uno e unico, immenso e non bisogna fare “dentro fuori”, come ad esempio accade al Motor Show di Bologna. Ma la vita all’interno del Salone proprio per le sue dimensioni ridotte è spesso frenetica e caotica. Si fa fatica a scattare una foto o a fare un video soprattutto se si scelgono giornate nel weekend. Insomma non ci si gode proprio l’auto come si desidererebbe fare. Non parliamo poi per sedersi al volante dell’auto desiderata e sognare un po’. Le auto più gettonate, che sono quasi sempre le supercar o quelle più nuove esposte, sono prese d’assalto. Ragion per cui bisogna aver una gran pazienza. Su alcune supercar non ci si può nemmeno mettere al volante e diventano praticamente auto da vetrina.

Al Salone di Ginevra occhio al pranzo

Se si organizza una giornata al Salone di Ginevra bisogna mettere in preventivo anche un “rifornimento alimentare”. I punti ristoro non sono moltissimi e i pochi che ci sono risultano davvero un salasso per il portafoglio. Per una bibita e un panino si rischia di spendere anche l’equivalente di 20 euro. Consigliato quindi uno zaino con dei panini già pronti da mangiare e delle bibite che portate da casa (evitare il vetro perché all’ingresso ci sono controlli).

Salone di Ginevra, si sa quasi già tutto

Il Salone di Ginevra permette sì di osservare dal vivo bellissime auto e tante novità in uscita sul mercato europeo, ma è anche vero che da anni “l’effetto sorpresa” è un po’ svanito, in quanto, le case automobilistiche tendono ad anticipare gli unveiling con news ed immagini delle nuove auto addirittura prima delle giornate stampa. Il Salone diventa così un po’ meno di appeal e molti stand risultano dei parcheggi auto più che delle attrazioni dove scoprire qualcosa di nuovo. Indi per cui… ne vale davvero la pena?

Il traffico di Ginevra

E’ difficile immaginare che una città svizzera possa avere l’affollamento urbano di Milano o Roma. Ebbene Ginevra essendo una città fitta di doganieri e con una rete stradale poco fluida nel periodo del Salone è un disastro. In avvicinamento alla Fiera del salone Internazionale, che si trova esattamente di fianco all’aeroporto della città, le code infinite sono un leit motiv, sia per arrivare che quando poi si rientra per l’Italia. Da valutare molto bene anche qui orari e giorni in cui andare a far visita all’auto show elvetico, e soprattutto da valutare un più comodo viaggio in treno (dipende anche dalla località dove si parte) piuttosto che in macchina. Per chi non abita nelle aree a nord dell’Italia consigliato anche l’aereo se c’è tratta per Ginevra.

Riccardo Mantica

Nell’editoria online dal 2001 quando scrivere per il web era una chimera. Pubblicista dal 2005, blogger per caso nel 2010, ha vissuto l’avvento del web 2.0 e dei social network condividendone gioie e dolori. Le passioni coltivate negli anni per sport, motori e tecnologia sfociano oggi anche nel panorama della mobilità sostenibile. Il motto preferito? Guardare sempre avanti senza dimenticare il passato. Stay tuned!

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