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Salva grazie al trapianto di rene ricevuto dal padre: ‘Mi ha dato la vita due volte’

Marianna Maione è stata operata lo scorso 13 dicembre. Napoletana, 26 anni, soffriva di insufficienza renale cronica. Da alcuni mesi si sottoponeva a sedute di dialisi, in attesa di un trapianto. Era iscritta una lunga lista di attesa di pazienti che hanno bisogno di un organo compatibile, ma non c’erano garanzie sui tempi di una eventuale chiamata. Allora Luigi, 56 anni, padre della ragazza, ha deciso di donare uno dei suoi reni alla figlia, essendo possibile un trapianto di rene da donatore vivente.

L’intervento di trapianto di rene a Napoli

“Non ho mai avuto dubbi. Dal momento in cui ho scoperto che avrei potuto donare il rene a mia figlia ho avviato immediatamente l’iter, con grande determinazione” spiega Luigi che ha deciso di rivolgersi al professore Michele Santangelo direttore della Uoc di Chirurgia Generale e dei Trapianti di Rene del Policlinico Federico II.

Trovato il donatore vivente e condotte le procedure necessarie, la ragazza è stata sottoposta all’intervento dall’equipe del Policlinico Federico II. Al padre il prelievo dell’organo è stato effettuato in laparoscopica, che riduce le sofferenze post-operatorie, i tempi di degenza ed i tempi di recupero funzionale.

Come spiegato da Il Mattino, l’equipe chirurgica, guidata dal Michele Santangelo, con i dottori Scotti, Jamshidi e Caggiano ha realizzato il prelievo su Luigi e la chirurgia di banco sul rene prelevato, mentre l’equipe chirurgica guidata da Vincenzo D’Alessandro, Responsabile dell’Uosd Centro trapianti di rene e patologie retro peritoneali dell’azienda, e da Santangelo, insieme ai dottori Tammaro e Pelosio, ha eseguito il trapianto su Marianna.

”Mio padre mi ha dato la vita due volte”

Il signor Luigi è stato rapidamente dimesso in buone condizioni. La figlia ha ricevuto un rene ”nuovo”. “Mio padre mi ha dato la vita due volte: quando mi ha concepito e il 13 dicembre di quest’anno, donandomi un rene”, ha commentato la ragazza dal letto dell’ospedale dove era ricoverata per controlli sull’andamento dell’operazione. “Già ero molto legata a mio padre – sottolinea – ora lo sono ancora di più. Sul braccio ho un tatuaggio: l’iniziale del suo nome disegnata in modo da creare un cuore”.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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