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Salvati 130 orsi in Cina: erano in una fattoria di bile

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Salvi, dopo aver trascorso un’intera esistenza in gabbia, con un catetere arrugginito infilato nella cistifellea: 130 orsi in Cina sono stati affidati alle cure di Animal Asia, un’associazione dedita alla tutela dei diritti degli animali nel continente asiatico, dopo essere stati liberati da una fattoria della bile, una di quelle aziende che da anni sono nell’occhio nel ciclone nel Paese poiché di fatto torturano questi animali per estrarne il sangue per conto delle industrie farmaceutiche e di cosmesi. Ma qualcosa anche in Cina sta cambiando, sulla scorta di una rinnovata sensibilità popolare nei confronti di questi animali.

È stata infatti la stessa fattoria della bile a liberare gli animali, ed ora questa struttura, situata nella provincia cinese di Nanning, verrà convertita nel giro di due anni in una riserva naturale. Le fattorie della bile sono luoghi in cui le cavie animali vengono utilizzate per estrarre materia prima di medicinali, unguenti, e persino bibite e shampoo, un mercato fiorente in Asia ma che da qualche anno è in declino, anche a causa delle veementi proteste dell’opinione pubblica. Il giorno fatidico per sancire la definitiva liberazione degli orsi è il 5 maggio prossimo, quando i ragazzi di Animals Asia accoglieranno i primi 28 esemplari dei 130 previsti: si tratta di quelli che hanno più urgenza di assistenza veterinaria, i quali verranno trasportati al centro medico con un apposito convoglio ferroviario fino a Chengdu, a 1200 chilometri di distanza da Nanning.

La decisione di Yan Shaohong, direttore della fattoria di bile che ha scelto di liberare gli orsi, potrebbe rappresentare la svolta per una storica decisione, ovvero chiudere definitivamente questi luoghi, che svolgono un’attività non solo assai impopolare negli ultimi anni, ma anche assolutamente non redditizia. Il direttore ha spiegato ai media perché ha deciso di liberare gli animali senza affidarli ad altri allevatori, che avrebbero continuato a farli soffrire: ‘Negli ultimi due anni nel paese si è discusso molto sulla pratica di estrazione della bile. Dopo molte riunioni, abbiamo sottoposto il progetto di riconversione ai nostri superiori ricevendo approvazione e sostegno. Abbiamo inoltre deciso di non investire più nell’industria della bile, è arrivato il momento di cambiare. Rivendere gli orsi ad altri allevatori ci avrebbe in parte ripagato dell’investimento iniziale ma non eravamo soddisfatti. Qualche esemplare fra quelli che possediamo è malato, altri hanno subito l’estrazione della bile in precedenza e ci sono inoltre dei cuccioli. Trasferendo gli orsi in un’altra fattoria della bile, le loro condizioni di vita non sarebbero state garantite. Dovevamo trovare una buona sistemazione per loro‘. Quella buona sistemazione è stata trovata nel centro di questa associazione, e Jill Robinson, fondatrice e presidente di Animals Asia, non ha nascosto il suo entusiasmo: ‘La Cina ha protestato a lungo contro questa crudele pratica, invisa ormai all’87 per cento della popolazione. La trattativa è il risultato della crescente consapevolezza della gente, sempre più ostile alle fattorie della bile, e la decisione dell’allevatore rispecchia l’impegno morale verso una soluzione che finalmente rende giustizia agli orsi. Crediamo sia possibile cominciare a discutere insieme a tutte le parti rappresentate per promuovere la definitiva chiusura delle fattorie della bile in Cina. La liberazione di 130 orsi non è un evento da sottovalutare, perché potrebbe creare le premesse per qualcosa di più grande ancora‘. Una battaglia importante è stata vinta, ma la guerra con il governo cinese è ancora lunga.

Giulio Ragni

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