Salvatore Esposito, il Genny Savastano di Gomorra – La serie, si racconta in un libro dal titolo Non volevo diventare un boss, una sorta di autobiografia scritta in collaborazione con lo scrittore napoletano Diego Nuzzo, in cui l’attore trentenne svela il suo percorso artistico e umano. In vendita dal 10 novembre 2016 per Rizzoli, il volume vuole essere anche un messaggio di speranza per i ‘giovani di periferia’ che, spesso tentati dal guadagno facile, si lasciano sedurre dalle ‘lusinghe’ della criminalità.
E’ l’alter ego di uno dei personaggi principali di Gomorra Salvatore Esposito, diventato famoso per aver vestito i panni di Genny Savastano che da sbruffone viziato diventa, nella fiction TV, un boss della camorra. A differenza del suo personaggio però, il giovane interprete, nato e cresciuto in una zona difficile – la periferia napoletana – ha fatto del sacrificio, dell’onestà e della passione i suoi valori più importanti, quelli che ha voluto raccontare in questo libro dove spiega come è riuscito a realizzare i suoi sogni proprio grazie alla fiction TV.
Salvatore Esposito, infatti, prima che attore di Gomorra è figlio della Napoli sofferente, quella popolare, quella in cui la vita di molti giovani è segnata da un unico destino: la criminalità. Ma Salvatore, nato e cresciuto in una famiglia onesta, ha imparato, fin da piccolo, cosa sono l’impegno e il sacrificio: a differenza di molti suoi coetanei, infatti, ha sempre creduto nel lavoro e nello studio, riuscendo a tenere a bada la lusinga dei soldi facili con cui spesso la camorra adesca i ragazzi come lui.
Nel libro Non volevo diventare un boss l’attore di Gomorra racconta proprio questo: come è riuscito a ‘sopravvivere’ in una realtà difficile come quella in cui è nato, facendo della sua passione – la recitazione, scoperta in un villaggio turistico dove, a sette anni, recitò in uno spettacolo su Fred Buscaglione – una professione vera e propria. Un sogno che sembrava impossibile ma che si è potuto realizzare grazie alla determinazione, all’impegno e ad una buona dose di umiltà.
Dopo il successo della serie TV, dunque, Salvatore Esposito ha deciso di raccontarsi in questo libro per testimoniare la sua esperienza (‘rara’) di ragazzo di periferia e per dimostrare ‘come un giovane normale, con genitori normali, nato in una delle tante zone pericolose e dimenticate del mondo, può farcela’. Non solo un messaggio di speranza per chi vuole realizzare i propri sogni, infine, Non volevo diventare un boss, è anche un libro omaggio ad una città difficile come Napoli che, a dispetto dell’arte e della sua magnifica storia, è spesso vista (solo) attraverso il filtro della illegalità.