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Un lieto fine tanto agognato quanto insperato sembra chiudere definitivamente la vicenda dei macachi sottoposti a vivisezione presso l’università di Modena e Reggio Emilia: dopo anni di polemiche, l’ateneo ha deciso di interrompere gli esperimenti nel proprio stabulario, e gli animali, 16 esemplari attualmente presenti nell’istituto di ricerca di Unimore, saranno donati ad associazioni di volontari specializzate che se ne prenderanno cura per il resto della loro vita. Pochi mesi fa era stato diffuso Al posto tuo, un video shock realizzato per la campagna Salviamo i macachi che aveva fatto molto discutere in Rete, e che partiva da uno spunto molto efficace: Quale sarebbe il nostro destino di uomini se ci sostituissimo alle cavie da laboratorio? Certamente doloroso. Immagini disturbanti caratterizzavano il video per far comprendere all’opinione pubblica quali siano i dolorosi effetti provocati durante gli esperimenti di vivisezione a questi animali, mettendoci letteralmente nei loro panni.
Nel filmato si vede un uomo imprigionato in una sedia con un impianto di elettrodi nel cervello, realizzato attraverso una breccia ossea nella scatola cranica, costretto a rimanere immobile e a subire gli esperimenti scientifici contro la propria volontà. Questa è la condizione quotidiana dei macachi sottoposti alla vivisezione, e per cui si sono mossi negli ultimi anni migliaia di cittadini, decine di scienziati ed anche novanta parlamentari, affinché venisse loro restituita la libertà. Il cortometraggio realizzato da Piercarlo Paderno, regista e attivista per gli animali, aveva utilizzato come base per il soggetto cinematografico il protocollo sperimentale al quale erano sottoposti i macachi dell’Università di Modena, al centro della campagna Salviamo i macachi, che da oltre un anno chiedeva la liberazione degli esemplari rinchiusi nello stabulario dell’ateneo. Il nuovo protocollo stipulato dal comune di Modena e dall’Università emiliana stabilisce che i macachi vengano ceduti perché gli esperimenti sono cessati, per la gioia degli animalisti: ‘Si tratta di un cambiamento-simbolo, una speranza non solo per le vittime della vivisezione ma anche per l’innovazione della ricerca‘, dichiara Michela Kuan, biologa responsabile nazionale LAV, l’associazione che si prenderà cura dei macachi liberati.
Dopo le manifestazioni, i flash mob, interpellanze parlamentari, video shock e persino un blitz durante un consiglio comunale, finalmente si è riusciti a rovesciare la situazione attuale e restituire ai 16 macachi la doverosa libertà. Secondo Animal Amnesty è stata raggiunta ‘una vittoria storica‘, e come si legge nella nota congiunta delle associazioni animaliste, ‘ci auguriamo che servano pochissimi giorni per il trasferimento degli animali presso una struttura adeguata, e che i 16 macachi modenesi siano solo i primi di una lunga serie di primati, attualmente prigionieri delle università italiane, ad essere liberi‘. È stata vinta una battaglia ma non certamente la guerra contro la vivisezione animale nel mondo: tuttavia è significativo che dopo tante manifestazioni di protesta si sia riuscito ad ottenere un risultato concreto contro questa violenza nei confronti degli animali, perpetrata in nome del progresso scientifico.
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