Il 62enne Jair Bolsonaro è il nuovo presidente del Brasile. Il candidato di estrema destra è stato votato dal 56% degli elettori che lo hanno preferito a Fernando Haddad del Partito dei Lavoratori. Bolsonaro, che si era avvicinato alla vittoria già al primo turno delle elezioni del 7 ottobre scorso con il 46% dei voti, ha portato avanti una campagna contro la corruzione e la criminalità. Appena diffusa la notizia è rimbalzata anche in Italia, e puntuale è seguita la reazione di Salvini. Che oltre a congratularsi con Bolsonato ha chiesto immediatamente l’estradizione di Cesare Battisti.
“Anche in Brasile i cittadini hanno mandato a casa la sinistra! Buon lavoro al Presidente Bolsonaro, l’amicizia fra i nostri Popoli e i nostri Governi sarà ancora più forte! E dopo anni di chiacchiere, chiederò che ci rimandino in Italia il terrorista rosso Battisti”, ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Salvini a pochi secondi dagli esiti del voto in Brasile.
Dopo le congratulazioni e la richiesta indiretta all’ex militare Jair Bolsonaro, è lo stesso figlio del neopresidente brasiliano che risponde a Salvini. Eduardo Twitta ringraziando Salvini per “il supporto”, assicurando al vicepremier leghista che ‘il regalo è in arrivo’. Ossia che presto l’estradizione di Cesare Battisti in Italia diventerà realtà.
Dal suo canto, Cesare Battisti non sembra avere timore di quello che dicono Jair Bolsonaro e suo figlio. In Brasile infatti non è il presidente che può decidere le sorti dell’ex membro dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac). E la Corte suprema brasiliana non ha ancora deliberato sul suo caso. “Non mi preoccupo perché non è l’esecutivo che decide su questo, in questo momento, ma è la magistratura”, aveva dichiarato Battisti alla vigilia delle elezioni, dicendosi sereno sul suo futuro.
Battisti era stato condannato all’ergastolo nel 1993 con l’accusa di omicidio per fatti accaduti negli anni ’70. Dopo alcuni anni di reclusione è evaso chiedendo asilo politico prima in Francia, dove ha trascorso 15 anni, poi in Brasile.
Battisti è arrivato in Brasile nel 2004 quando al potere c’era la sinistra di Luiz Inacio Lula da Silva. Il quale aveva respinto con decreto, nel 2010, la richiesta di estradizione decisa dalla Corte suprema. Proprio questa delibera è valutata come irrevocabile dalla difesa. E la Corte suprema brasiliana, che a ottobre 2017 doveva decidere ancora se l’estradizione dell’italiano fosse legale o meno, alla fine aveva rinviato il giudizio a data da decidere, per motivi tecnici.
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