Gelo in maggioranza, ancora tra Salvini e Tajani. Il leader leghista contro il vicepremier sulla proposta di privatizzazione dei porti.
Ancora divergenze tra i due vice di Giorgia Meloni. Matteo Salvini e Antonio Tajani non sono d’accordo, e non se la mandano a dire, sulla privatizzazione dei porti. Proposta messa sul tavolo dal ministro degli Esteri durante le recenti uscite pubbliche, sul tema del “far cassa” per la manovra finanziaria d’autunno. La replica del leader del carroccio però è stata ferma e non ha lasciato spazio a interpretazioni: “Non è nell’agenda del governo“.
Nelle scorse ore due sono stati gli interventi di Antonio Tajani che hanno chiamato a una replica Matteo Salvini. Il ministro degli Esteri nel meeting di Rimini ha fatto presente la sua volontà di proporre una privatizzazione dei porti, in modo da portare entrare allo Stato in vista della manovra finanziaria che attende il governo nei prossimi mesi.
Tra le idee del capo della Farnesina anche “un’Authority spa con una quota di garanzia da parte della Cassa Depositi e Prestiti, i privati tra gli azionisti, oltre a fondi pensione e incentivare l’investimento con piani individuali di risparmio a lungo termine” ha scritto stamane La Repubblica.
Tesi ribadita anche nella sua intervista di qualche ora fa rilasciata a La Stampa, dove il vice premier ha parlato della necessità di “riaprire un processo di liberalizzazioni” per far cassa in vista della manovra d’autunno”, come riporta il quotidiano torinese.
Insomma, dai servizi dei porti potrebbero arrivare fondi importanti, ma queste teorie hanno scatenato l’ira di Salvini. I due erano già arrivati allo scontro in ambito elezioni europee, a causa di vedute divergenti sulle alleanze.
Il tema è altrettanto delicato adesso, a dimostrazione che non è sempre tutto oro quello che luccica. Sì, perché le politiche da attuare in sede di manovra finanziaria tengono già da qualche settimana il Paese con il fiato sospeso, e queste scintille non fanno ben sperare.
L’Italia secondo Tajani dovrebbe fare un tuffo nel passato, quando negli anni ’90 si era dato il via al piano di privatizzazione. Con tutta la consapevolezza di Tajani che questo piano non è al momento in agenda, il ministro ci ha tenuto a ribadire la validità della sua idea politica, e poco importa se questa idea rischia di pestare i piedi agli alleati. “Ma è un’idea politica, una proposta, che vogliamo discutere all’interno del nostro partito, una grande forza di ispirazione liberale. E portarla quindi al centro della discussione: potremmo valutare anche un disegno di legge in questo senso”.
Ad essere privatizzati, per fare cassa, non dovrebbero essere solo i porti a detta del neo leader di Forza Italia, ma anche il trasporto pubblico locale, i rifiuti, le municipalizzate, tutti ambiti in cui “si nascondono dei carrozzoni. In piena filosofia liberale dunque, dimostrando di aver raccolto il testimone del partito senza stravolgerne gli ideali, Tajani rimarca però inconsapevolmente le grandi differenze con gli alleati di Roma.
Matteo Salvini infatti dal canto suo aveva già delegato il suo vice al ministero dei Trasporti Edoardo Rixi una riforma del sistema portuale, assolutamente incompatibile con le idee forziste.
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