Il segretario della Lega Matteo Salvini dice basta ai tecnici nelle posizioni di potere: la politica deve essere gestita da persone elette e capaci di sintonizzarsi con le sensibilità e le richieste del Paese.
Il capo del Carroccio interviene in un punto stampa a Milano dove si trova per portare avanti la campagna elettorale del Centrodestra in vista delle elezioni politiche generali del 25 settembre prossimo.
È ora che la politica si prenda le proprie responsabilità e la Lega vorrebbe cogliere questo auspicio. Queste approssimativamente le parole pronunciate da Matteo Salvini, segretario generale della Lega.
Il tempo dei tecnici che commissariano i politici avrebbe fatto il suo corso e le sfide molto dure che attendono il Paese richiedono uomini capaci e sensibili alle necessità della società, non freddi burocrati interessati solo a grafici e pareggi di bilancio.
Poi il Capitano rivendica una supposta affidabilità della Lega, la quale avrebbe sempre mantenuto gli impegni presi di fronte agli elettori. Per tale motivo il capo del Carroccio non nasconde trepidazione per il dopo elezioni, il momento in cui probabilmente tornerà a guidare il Paese, con quale ruolo e con che forza numerica non è ancora possibile sapere.
Poi Salvini torna su una vecchia proposta, già bocciata dagli alleati di coalizione, di indicare già da subito i nomi delle personalità a cui sarebbero affidati i ministeri chiave della nazione, ciò al fine di rendere ancora più consapevole la scelta elettorale. Al contempo, conscio del primo rifiuto all’iniziativa, ribadisce come solo le urne sapranno dire chi avrà i numeri e quindi la forza di insediare i propri uomini in posizioni di peso.
Però più che di poltrone e ministeri al leader milanese interessa parlare delle persone e dei problemi che queste affrontano tutti i giorni nella loro vita quotidiana.
Quindi per Salvini una vittoria eclatante produrrebbe ben pochi festeggiamenti se poi l’esecutivo si trovasse a guidare un Paese in sfacelo. Il Capitano vorrebbe condurre uno stato vitale, non in ginocchio, con un milione di disoccupati a ritrovarsi per strada piuttosto che nei luoghi di lavoro.
Per evitare il realizzarsi di questo scenario vi sono delle riforme immediatamente attuabili e dal costo praticamente nullo: “Quota 41” ne è un esempio. Il provvedimento avrebbe un costo di 1.3 miliardi di Euro che sarebbero facilmente recuperabili mediante una seria campagna di contrasto ai cosiddetti “furbetti” del Reddito di Cittadinanza.
Infine un accenno al problema del costo dell’energia, per il quale il leader di via Bellerio chiede un immediato scostamento di bilancio da 30 miliardi al fine di salvaguardare posti di lavoro delle imprese e risparmi delle famiglie.
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