Il segretario della Lega Matteo Salvini afferma di vedere con favore e di voler quindi promuovere anche nella Penisola, in caso di vittoria alle elezioni del 25 settembre, il modello ungherese di Orban riguardo le politiche di aiuti ed incentivi alle famiglie.
La dichiarazione, che plaude al discusso leader nazionalista ungherese Viktor Orban, ha suscitato fin da subito malumori e polemiche, in particolare provenienti dal Partito Democratico.
Le parole di Salvini sulla famiglia alla Orban
Intervistato da Radio24, il capo politico del Carroccio Salvini afferma di avere come modello per le politiche su famiglia e natalità quanto messo in campo dal governo ungherese di Viktor Orban.
Secondo il Capitano leghista la legge europea più avanzata in termini di diritti alla famiglia è quella ungherese: un dato di fatto per Salvini che esula dal premier che tali norme ha voluto ed applicato. Quindi non un elogio ad Orban, ma una semplice constatazione della bontà della linea politica di uno stato membro UE.
A generare tale encomio vi sarebbero i numerosi incentivi economici che il governo di Budapest metterebbe a disposizione: dalla pressione fiscale ridotta per le madri di tre figli (azzerata nel caso la prole sia di quattro), ai congedi parentali estesi anche ai nonni, alle politiche di sostegno alla natalità interna.
Del resto Salvini ed Orban condividono la strategia comunicativa che cavalca la xenofobia serpeggiante nelle proprie comunità di elettori: a questi vengono quindi proposte le suddette misure a vantaggio della natalità per tentare di sopperire l’apporto dell’immigrazione, da entrambi i leader osteggiata poiché fantomatico vettore di una progressiva sostituzione etnico-culturale.
Le reazioni al plauso salviniano
La versione esposta dal segretario affiliato al Centrodestra genera immediati malumori nell’arena politica italiana e pronta arriva la stoccata della capogruppo PD alla Camera Debora Serracchiani.
L’immagine di società e famiglia che Orban e Salvini propinano non farebbe altro, per la deputata Dem, che riportare indietro le lancette della storia, riproponendo quel modello patriarcale e retrogrado delle comunità umane che donne e minoranze hanno strenuamente combattuto nel corso soprattutto del secondo dopoguerra.
I sussidi e gli aiuti ungheresi non farebbero altro che “spingere dolcemente” le donne ad accettare il ruolo tradizionale a loro assegnato: fare figli e badare al contesto domestico, in barba a qualsiasi aspirazione di autodeterminazione o libera scelta del proprio posto nella società.
Nient’altro che moglie e madre dunque: come del resto testimoniano anche i prestiti a interessi ridotti per le donne che si sposano prima dei 40 anni, una risorsa volta a stimolare le donne a rendersi pienamente attive nel tessuto sociale (o procreativo, visto che per Orban le due cose sembrano coincidere per il genere femminile) prima che risultino inservibili.
Infine gli oppositori dell’elogio salviniano sottolineano come gli incentivi siano rivolti ad un solo tipo di famiglia, mentre qualsiasi altra forma di amore e cura è negata e bollata come sovversiva, come dimostrano le stringenti leggi contro la “propaganda LGBTQIA+” varate dallo stesso presidente ungherese.