Nel cercare le cause dell’aumento del numero di sbarchi in Italia nei primi mesi del 2023, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e quello degli Esteri, Antonio Tajani, hanno dato le colpe ai mercenari della Wagner, attirando anche le loro ire e soprattutto del leader Evgenij Prigožin, che è anche lo chef di Vladimir Putin. Solo pochi mesi fa – era il 29 luglio del 2022, e c’era stata una crescita nell’arrivo dei migranti rispetto all’anno precedente -, il segretario federale del Carroccio, Matteo Salvini, in piena campagna elettorale, aveva definito la stessa cosa una comica.
Dato che l’aveva scritto sui social, riprendendo un articolo di Repubblica che diceva più o meno le stesse cose che hanno detto i suoi compagni di avventura del governo di Giorgia Meloni, in molti hanno fatto dell’ironia, specialmente Carlo Calenda, frontman del terzo polo, che ha ripreso il tweet di Salvini e l’ha commentato con un semplice: “Ecco“.
Può esistere il diritto all’oblio per un politico? Può esistere se, nel giro di pochi mesi (forse), cambia opinione? Nonostante lo spiraglio di civiltà che ci ha regalato la Corte di Cassazione con la sentenza di pochi giorni fa in cui si dice che un uomo, imputato in un procedimento penale e poi assolto con formula piena, abbia diritto a essere risarcito del danno derivante da una prolungata esposizione mediatica (sul Web), nel caso di quello che volontariamente scrivono le nostre donne e i nostri uomini al potere, la situazione è un po’ diversa, e forse anche più complicata.
Se sul tema del taglio delle accise, era stata la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, a cadere nel tranello che quello che si scrive sui social rimane imperituro, adesso è il suo alleato al governo, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonché vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, a esserci cascato.
Il 29 luglio del 2022, pochi giorni dopo la caduta dell’esecutivo di Mario Draghi, che anche lui supportava, quindi in piena campagna elettorale per le politiche del 25 settembre, l’ex titolare del Viminale, che nella sua esperienza al ministero degli Interni aveva ingaggiato una battaglia non da poco con i migranti, ma anche con le navi delle Ong – tanto che è stato anche imputato con l’accusa di omissione di atti d’ufficio e sequestro di persona per aver impedito nel 2019 lo sbarco a Lampedusa di 147 richiedenti asilo soccorsi da un’imbarcazione di Open Arms e rimasti a bordo al largo delle coste siciliane -, aveva ripreso una copertina della Repubblica, che spiegava come l’aumento del numero degli sbarchi fosse dovuto anche alla Wagner, dicendo che si trattava di una comica, e che le colpe, piuttosto, erano del Partito democratico e di Luciana Lamorgese, la ministra che lo aveva sostituito.
Ora, però, che al governo c’è (anche) lui, e che le stesse accuse ai mercenari al soldo (si dice) di Vladimir Putin è stata fatta da due dei suoi colleghi, ovvero Guido Crosetto, titolare della Difesa, e Antonio Tajani, ministro alla Farnesina, scatenando quasi una polemica internazionale, il web, quel posto bellissimo che non dimentica (a volte purtroppo, dicevamo) gli si è ritorto contro. Anche i membri dei partiti delle opposizioni, come Carlo Calenda, numero uno di Azione e frontman del terzo polo, che ha ripreso il vecchio tweet, commentandolo con un semplicissimo: “Ecco“.
Come lui, poi, sono stati in tanti, a non capire quale sia la versione corretta della situazione.
Rimanendo sul tema immigrazione, specialmente a quello che è successo più di due settimane fa a largo delle coste di Steccato di Cutro, in Calabria, dove hanno perso la vita, al momento, 81 migranti, la premier ha deciso di incontrare a Palazzo Chigi giovedì mattina i parenti delle vittime del naufragio. Questa è la seconda risposta di Meloni alle polemiche nate perché lei stessa non ha fatto visita al paesino della provincia di Crotone dopo che è avvenuta la strage se non nel momento in cui ha scelto di trasferire il Consiglio dei ministri del 9 marzo proprio là.
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