Mentre sono iniziate le operazioni di recupero di quello che – sembra ormai certo – è il corpo di Saman Abbas, rinvenuto in un casolare abbandonato a poche centinaia di metri da casa, gli inquirenti stanno provando a ricostruire gli ultimi istanti di vita della 18enne scomparsa da Novellara il 30 aprile dello scorso anno.
In un’intercettazione in carcere tra il cugino Ijaz e lo zio di Saman emerge il drammatico racconto degli ultimi istanti di vita di Saman, uccisa dai suoi familiari per aver rifiutato un matrimonio combinato con un cugino pakistano. Al momento sono stati fermati il padre, lo zio e due cugini della ragazza, mentre la madre risulta ancora latitante.
Sono iniziate questo pomeriggio, poco dopo le 13:30, le operazioni di recupero dei resti di Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da Novellara il 30 aprile dello scorso anno. I resti sono stati rinvenuti a oltre due metri di profondità in un casolare diroccato a Novellara, a poche centinaia di metri dalla casa in cui Saman viveva con i genitori e il fratello minore.
Toccherà ai periti nominati dalla Corte d’Assise di Reggio Emilia analizzare quel che resta del corpo di Saman per capire come sia stata uccisa e quando sia stato occultato il cadavere. Sarà analizzato il Dna, anche se non sembrerebbero esserci dubbi sul fatto che si tratti proprio della ragazza pakistana, finita nel mirino dei suoi stessi familiari, per aver desiderato sposare l’uomo che amava e non quello impostole dai genitori.
È stato infatti il rifiuto di un matrimonio combinato con un suo cugino a far scattare la furia omicida dei parenti di Saman, lo zio Danish Hasnain, considerato l’esecutore materiale del delitto, i genitori di lei e due cugini della ragazza, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, attualmente detenuti nel penitenziario di Reggio Emilia.
La sera in cui Saman è stata uccisa, i genitori l’avrebbero attirata in una trappola. A quel punto, dopo l’ennesima lite per quel ‘no’ che Saman non era disposta a tramutare in un ‘sì’, la 18enne sarebbe stata assassinata e poi il suo corpo sarebbe stato nascosto due metri sottoterra per evitare che qualcuno lo trovasse. La denuncia della sua scomparsa è arrivata solo diversi giorni dopo, quando i suoi genitori avevano già progettato la loro fuga in Pakistan.
In un’intercettazione registrata nei mesi scorsi nel carcere di Reggio Emilia, in cui si trovano – in regime di detenzione – Ikram Ijaz e lo zio Danish, i due avrebbero raccontato gli ultimi istanti di vita della ragazza, non sapendo di essere ascoltati.
“Io la tenevo ferma per le gambe, mentre Danish e Nomanhulaq la soffocavano.”
è il racconto choc di Ijaz.
L’orrore degli ultimi istanti di vita di Saman è stato confermato anche dal fratello minore, che ha raccontato agli inquirenti:
“Urlava disperata, le hanno tappato la bocca”.
Al momento, l’adolescente si trova in una struttura protetta, mentre si aspetta l’estradizione di Shabbar Abbas, padre di Saman, arrestato in Pakistan qualche giorno fa con l’accusa di frode. È ancora ricercata invece la madre della ragazza, che lo scorso maggio è fuggita nel Paese d’origine insieme al marito, per poi far perdere le sue tracce.
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