Saman Abbas, il ruolo centrale della madre nell’omicidio della figlia: “Meglio morta che occidentale”

È ufficiale. Il cadavere rinvenuto a Novellara il 18 novembre 2022 appartiene a Saman Abbas, la diciottenne pachistana uccisa dalla sua famiglia perché voleva esercitare il suo diritto di essere libera. 

i genitori di Saman Abbas
I genitori di Saman Abbas – Nanopress.it

La giovane è stata identificata grazie ad un’anomalia dentaria e la riscontrata frattura dell’osso ioide fa supporre una morte per strangolamento. Ma che ruolo hanno avuto i genitori di Saman nell’omicidio della figlia?

Nazia e Shabbar Abbas

Saman è stata uccisa in forza di quella convinzione delirante – meglio morta che occidentale – che ha unito trasversalmente ed indistintamente tutto il clan Abbas.

Ma ad aver avuto un ruolo centrale nell’omicidio è stata la madre Nazia. Non appare infatti un caso che sia stata proprio lei a tenderle la trappola per farla tornare a casa con tutta una serie di messaggi. Difatti, come spesso accade in delitti efferati come questo, le donne sono le prime portatrici degli stereotipi religiosi e culturali. Anche quelli più negativi per il genere femminile stesso.

Ciò perché sono donne che non accettano che le figlie possano discostarsi dallo stile di vita e dai dettami culturali che loro stesse hanno subito. E non tollerano quindi in nessun modo che coloro che hanno generato possano vivere altrove e in condizioni migliori. E questa è una considerazione che è avvalorata anche nel sorriso esibito da Nazia a Malpensa prima di lasciare il Paese. Un sorriso che denotava un innaturale appagamento per la morte della figlia. Nazia e Shabbarr hanno avuto molteplici occasioni per tirarsi indietro, anche negli ultimi istanti di vita di Saman ripresi dalle telecamere.

shabbar abbas
Shabbar Abbas – Nanopress.it

Non lo hanno fatto. Anzi, si ribadisce, hanno abbandonato l’Italia solamente dopo essersi accertati che la figlia fosse morta.

La morte di Saman si poteva evitare?

La morte di Saman denuncia ancora una volta l’incapacità del sistema di tutelare le donne vittime di violenza intrafamiliare. Nonostante dalla comunità che ospitava Saman abbiano fatto sapere di aver addirittura disposto misure straordinarie per tutelarla, è innegabile come si sia verificata una gravissima e generalizzata sottovalutazione dello scenario di rischio.

Gli operatori coinvolti a vario titolo non hanno inspiegabilmente compreso la gravità della situazione nonostante gli elementi a disposizione facessero presagire il peggiore dei finali. In altri termini, non hanno dato agli elementi quella lettura che sarebbe stata determinante a salvare Saman. Con l’aggravante data dal fatto che, in certi tipi di culture, simili delitti – definiti d’onore anche se di onorabile c’è ben poco – non sono alieni. E si sono verificati plurime volte anche nel nostro Paese.

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