Emesso un mandato di arresto per i latitanti Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, estradati in caso di cattura.
Le autorità pachistane collaboreranno con quelle di Reggio Emilia per catturare coloro che hanno organizzato l’omicidio della 18enne Saman Abbas, che aveva rifiutato un matrimonio combinato.
Anche il Pakistan riconosce che ci sono gravi indizi verso i genitori di Saman Abbas, la 18enne scomparsa a Novellara nel 2021. Si pensa che siano stati proprio loro ad architettare la sua morte insieme ad altri parenti per ripulire la famiglia dalla vergogna a causa del comportamento della giovane.
Una famiglia di mentalità arcaica che non accettava la sua relazione con un coetaneo delle stesse origini, voleva invece che sposasse come da tradizione un suo cugino molto più grande di lei.
I due non erano nemmeno lontanamente innamorati me così voleva la tradizione, infatti anche Shabbar e Nazia, i genitori della ragazza, erano cugini.
Proprio dopo la scomparsa di Saman si sono dati alla fuga in Pakistan, dove alcune riprese mostravano l’uomo prendere parte a cortei religiosi, tranquillo e freddo nonostante avesse organizzato l’assassinio della figlia.
Come fredda era apparsa Nazia in quell’ultima ripresa delle telecamere dell’azienda agricola del clan Abbas, mentre si allontana con Saman, immortalata nei suoi ultimi istanti di vita.
Probabilmente Nazia la sta conducendo proprio dai suoi aguzzini, ovvero lo zio Danish e due cugini, che la immobilizzeranno per poi ucciderla tramite soffocamento e gettarla nel Po chiusa in diversi sacchi della spazzatura dopo averla smembrata.
Queste è stata l’ipotesi che fin da subito si è fatta largo fra gli inquirenti, che dopo la scomparsa di Saman denunciata dal suo fidanzato pachistano che la famiglia non accettava, si sono subito messi alla ricerca della 18enne, partendo dalla sua famiglia.
Una famiglia che a detta del 24enne Ayub, conosciuto nella struttura protetta dove Saman era stata collocata in seguito all’ennesima denuncia di maltrattamenti sporta ai Carabinieri, era molto pericolosa e addirittura collegata con la mafia del paese di origine in Pakistan.
Maria Josè Falcicchia, direttrice della seconda divisione dell’Interpol, ha spiegato che le autorità pachistane hanno convenuto con quelle italiane di Reggio Emilia sulla gravità degli indizi a carico dei genitori della ragazza.
Ora è stata emessa la richiesta di arresto da parte della polizia del Punjab, regione dalla quale proviene la famiglia di Saman.
Qualora Shabbar e Nazia venissero arrestati si aprirebbero le trattative per l’estradizione in Italia.
I genitori della ragazza sono latitanti dal giorno della scomparsa della giovane mentre lo zio Danish, secondo gli inquirenti l’esecutore materiale dell’omicidio, venne arrestato poco dopo così come i cugini che ora si trovano nel carcere di Reggio Emilia.
Il 10 febbraio inizierà il processo che vede tutti rinviati a giudizio e accusati per concorso in sequestro di persona, omicidio e soppressione di cadavere.
Dettagli sconcertanti proprio sull’occultamento sono stati forniti da alcune intercettazione verso il cugino Ikram che a un compagno di cella rivelò la dinamica dei fatti.
Saman era innamorata di un suo coetaneo e dopo l’ennesimo scatto pubblicato sui social mentre erano insieme e felici, Shabbar sarebbe uscito fuori di testa e avrebbe organizzato con la famiglia l’omicidio della giovane senza mai rivelare dove si trovava il corpo, che ancora oggi non è stato ritrovato.
Zio e cugini sono stati arrestati mentre tentavano la fuga, invece i genitori sono riusciti ad espatriare e le telecamere di sorveglianza della loro azienda a Novellara li mostrano freddi e distaccati dalla vicenda, come se non li toccasse da vicino.
Anche quelle dell’aeroporto di Malpensa li riprendono mentre si imbarcano sul primo volo disponibile per il Pakistan, dove pensavano di essere al sicuro.
Non c’è un attuale trattato siglato da Italia e Pakistan per quanto riguarda l’estradizione in caso di cattura, ma verrebbe messa in atto in questo caso quella che si chiama “estradizione di cortesia”, una consuetudine internazionale adottata da tanti paesi in casi simili.
“siamo fiduciosi per la sensibilità riscontrata nelle autorità pachistane. sono stati anni lunghi ma molto impegnativi per l’interpol e il nostro esperto di sicurezza presso l’ambasciata in pakistan”
ha dichiarato la dirigente Falcicchia in una recente intervista.
Proprio le autorità del Pakistan, dove si sono rifugiati Nazia e Shabbar pensando di essere al sicuro dai procedimenti in Italia, aiuterà nelle indagini e nella cattura.
I due sono già nell’occhio dell’Interpol e su di loro pende un mandato di estradizione e ora, anche un provvedimento di cattura da parte delle autorità locali.
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