Il ministro Sangiuliano ha ripreso Vittorio Sgarbi dopo le sue recenti uscite in occasione della serata inaugurale di Estate al Maxxi.
Imbarazzo e indignazione tra le cariche istituzionali del governo Meloni. Pomo della discordia Vittori Sgarbi, colpevole secondo alcuni di aver usato frasi sessiste e fuori luogo durante la serata inaugurale di Estate al Maxxi, evento culturale organizzato al museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma. Anche Giuli, direttore del museo, finito nel calderone ha risposto alle critiche prendendo le parti dei dipendenti che hanno denunciato i fatti, mentre il sottosegretario alla cultura Sgarbi mantiene la sua posizione: “Se mi dimetto? Non scherziamo. Chiedere scusa a chi?”.
Polemiche e qualche crepa nella parte del governo che si occupa della cultura. Protagonista dell’ultimo scivolone la triade Sangiuliano-Giuli-Sgarbi. Il tutto nasce dalle esternazioni del 22 giugno di Vittorio Sgargi, sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, che ha poi portato a catena le reazioni e “rimproveri” da parte del Ministro e del direttore del museo, altro alfiere della premier, Alessandro Giuli (anche lui come Sgarbi accusato poi dai dipendenti del museo).
Ma a Vittorio Sgarbi i rimproveri, come è noto, non sono mai andati a genio. Andiamo con ordine. Durante la serata inaugurale dell’evento Estate al Maxxi, in quel di Roma al museo Nazionale della arti del XXI secolo, Sgarbi si è reso protagonista di alcune esternazioni che hanno fatto storcere il naso al pubblico e ai dipendenti del museo. Durante il primo appuntamento di incontro, nella piazza del Maxxi, insieme ad Alessandro Giuli – per volontà proprio del ministro Sangiulinao – è andato in scena un faccia a faccia tra Morgan e Sgarbi. Passioni, confronti, gusti, insomma un confronto aperto, forse troppo. Dagli arrangiamento di Morgan al pianoforte per la festa della musica, si è passati alle volgarità e al turpiloquio.
In particolare ha fatto scalpore quanto affermato da Sgarbi, che sollecitato dal musicista e davanti al direttore è andato avanti tra aneddoti sessisti, parolacce, e comportamenti inappropriati. Tali azioni hanno portato infine ai dipendenti del Maxxi a scrivere una nota e poi una lettera di rettifica, dove hanno manifestato tutta la loro indignazione, rivolta ad Alessandro Giuli (verso il quale però i dipendenti non hanno espresso alcun astio).
Nel caos si inserisce anche il Pd, che chiede al ministro della Cultura di riferire in Aula le gravi battute sessiste di Sgarbi, e di fornire una spiegazione. In questo contesto è arrivata la replica di Sangiuliano. Il ministro in una lettera al presidente Giuli è tornato sull’accaduto dicendosi categoricamente lontano dalle manifestazioni sessiste, dal turpiloquio e che è inammissibile assistere a tali scene in contesti come quelli dell’arte e della cultura. “Il rispetto per le donne è una costante della mia vita” dice scomodando una bella fetta di retorica maschilista il ministro che poi si definisce “conservatore”. “Per me essere conservatori significa avere una sostanza, uno stile e anche un’estetica di comportamento“.
Poi arriva il richiamo al suo sottosegretario: “La libertà di manifestazione del pensiero deve essere sempre massima e garantita a tutti, ma trova il suo limite nel rispetto delle persone”. L’espressione dunque, per quanto libera, non deve ledere dice Sangiuliano, ma soprattutto le istituzioni culturali devono essere lontane da ogni forma di volgarità. “Su questo so che il direttore Alessandro Giuli è d’accordo con me” sottolinea il ministro.
In una recente intervista al Corriere della Sera, Vittorio Sgarbi è tornato sull’episodio dicendosi assolutamente sereno per le dichiarazioni dello scorso 22 giugno. Il sottosegretario infatti non vuole sentire parlare di dimissioni: “Mi dimetto? Non scherziamo“. Sgarbi rivendica e ribadisce tutto quanto detto e fatto durante l’evento al Maxxi, altro che scuse. Le tirate d’orecchio sono servite a ben poco, come del resto si poteva immaginare. “Rivedici tutto, se dovessi accettare il ricatto di alcuni dipendenti del Maxxi staremmo freschi” ha detto al Corriere.
Lo spettacolo dato sul palco sarebbe stato frutto di pura goliardia, ribadisce lo stesso Sgarbi: “Allora censuriamo Mozart, Battisti, Califano visto che alcune delle loro rispettive opere e canzoni sono piene di riferimenti sessuali e altro”.
Ma dopo quella serata circa 40 dipendenti del museo si sono riuniti e hanno scritto a poche ore dall’evento prima una nota, poi una lettera indirizzata ad Alessandro Giuli. La richiesta: tutela della dignità del museo, e un incontro. Ma gli stessi lavoratori si sono detti vicini al presidente quando quella nota era stata a loro detta estrapolata dal contesto e oggetto di strumentalizzazione. La loro lettera era infatti privata e rivolta a Giuli, il quale avrebbe subito risposto dicendosi d’accordo a un incontro importante.
La lettera di rettifica dopo la nota è stata inviata il 28 giugno. Lettera nella quale i 44 dipendenti avevano detto di essere assolutamente contrari alla strumentalizzazione della nota, dove però si esprimeva stima verso la presidenza. Una lettera poi resa pubblica che non avrebbe reso giustizia alla vicenda per come essa è stata ricostruita. Nella lettera si legge l’invito al presidente dopo la nota del 22 giugno – a poche ore dall’evento – a comprendere come le lamentele non come sfiducia nei suoi confronti quanto in una forma di consolidamento del dialogo aperto e costruttivo: “Nel rinnovarle la piena fiducia, cogliamo l’occasione per ringraziarla del confronto e del tempo che ci ha dedicato“. La polemica dunque tra i dipendenti e il direttore sembra chiusa, con Giuli che al Tg1 ha ancora una volta voluto prendere le distanze da quanto affermato da Sgarbi lo scorso 22 giugno.
Su un possibile ritorno di Sgarbi agli eventi del museo, domanda posta dall’inviato del Tg1 Mario De Pizzo, Giuli ha risposto dicendo di sottoscrivere completamente le parole di denuncia del ministro Sangiuliano. “Il turpiloquio e il sessismo. A posteriori non esiste spazio per alcuna considerazione che ricalchi tema che abbiamo visto nell’Estate al Maxxi. Doveva essere una libera e mite conversazione tra un artista e un sottosegretario, durante un evento, ma la discussione ha preso una piega diversa, davanti alla quale io ho tentato di contenere gli esiti di quel disagio che poi è nato”.
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