Secondo i dati Agenas, nel 2022 il Nord Italia batte il Sud 10 a 1, per le prestazioni nella Sanità. Problemi economici e di personale.
Problemi economici nelle differenti regioni, carenza di personale, e un governo sempre meno disposto ai fondi dedicati. Il divario tra il Nord Italia e il Sud cresce, secondo i recenti dati: 10 prestazioni a 1 nel 2022.
Alla faccia del “Nessun Paese di Serie A e Serie B, senza distinzioni”. Il Nord allarga il divario con il Sud, anche nel 2022, dove la proporzione delle prestazioni sanitarie rendono bene l’idea delle differenze. Non ce ne voglia Caldiroli, che aveva promesso di querelare chi avesse osato parlare della sua Autonomia differenziata come “manovra spacca Italia”. Una proposta che andrebbe qualora venisse approvata anche a modificare la Sanità, dando più indipendenza alle Regioni, con il rischio evidente di lasciare in dietro le zone del Paese già in grande difficoltà.
Il governo intanto pensa ancora a far scendere il valore della spesa sanitaria, rispetto al Pil, con le Regioni che inevitabilmente andranno ognuna per conto proprio – come stanno del resto già facendo ampiamente.
I recenti dati Agenas hanno evidenziato come l’Italia non sia un Paese dove la sanità è uguale per tutti. In Emilia-Romanga ad esempio, che da anni con Bonaccini prima del suo cambio di direzione arrivato per le primarie del Pd premeva per l’autonomia in tale settore, il sistema pubblico effettuato 10 ecografie all’addome ogni 100 abitanti l’anno, nel 2022 ad esempio, dove invece in Calabria le ecografie sono 3,1 nello stesso rapporto.
I pazienti scelgono sempre più il privato, viste le condizioni della sanità pubblica che pure come scusante ha quella dei problemi economici e di un’offerta complessiva decisamente inferire – una su tutte il personale. Nel Lazio le ecografie sono 3,5 nel pubblico, in Sicilia 4,1.
Tanti i fattori da tenere in considerazione, come la tendenza al Nord di un “eccessivo controllo” contro i pazienti del meridione che vengono visitati di meno. Informazioni fornite dall’agenzia sanitaria nazionale delle Regioni, che ha messo insieme i dati facenti riferimento alle prestazioni specialistiche.
Prendendo in considerazione altre visite come quelle dell’elettrocardiogramma, il test viene spesso eseguito all’interno di una visita di cardiologia. Ma anche in questo caso le differenze rimangono enormi. Sempre l’Emilia-Romagna sopra media, con 10 test per 100 abitati. La media italiana si attesta sul 6,7 esami.
Le risonanze muscoloscheletriche, che secondo gli specialisti sarebbero le più a rischio dal punto di vista dell’inappropriatezza, sono 1,3 in Sicilia mentre 3,5 in Emilia-Romanga.
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