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Sanità italiana in crisi: troppe apparecchiature vecchie

La sanità italiana è in crisi, con il 50% delle apparecchiature troppo vecchio e inadeguato. Sono questi i dati che emergono da un’indagine condotta dal Centro Studi Assobiomedica, che ha puntato a delinare una panoramica delle condizioni del sistema sanitario nel nostro Paese. I risultati mettono in evidenza la necessità di investire nella qualità e nell’innovazione, mettendo da parte le tecnologie ormai superate. L’indagine effettuata ha messo l’accento su molti dati, che ci danno l’idea di come sia importante il rinnovamento.

I dati

L’indagine del Centro Studi Assobiomedica ha ricordato come nel nostro Paese ci siano più di 6.000 apparecchiature di diagnostica per immagini che avrebbero superato la soglia di adeguatezza tecnologica, attestata dagli esperti tra i 5 e i 7 anni. Non solo gli apparecchi installati negli ospedali sono ormai superati, ma esisterebbe in Italia, in campo sanitario, un vero e proprio gap tecnologico.

E’ proprio per questo che l’Italia, nell’ambito europeo, ha perso varie posizioni. In Italia, infatti, gli attrezzi utilizzati per le diagnosi, oltre ad essere obsoleti, sono troppo poco impiegati. Lo studio ha rivelato che il 72% dei mammografi, il 76% dei sistemi radiografici fissi, il 66% delle unità mobili radiografiche analogiche e il 60% dei sistemi telecomandati hanno un’età superiore ai 10 anni. Le attrezzature per la tomografia a emissione di positroni, quelle per la risonanza magnetica e per la tomografia computerizzata hanno attraversato anche un peggioramento rispetto agli anni passati.

Marco Campione, presidente dell’Associazione Elettromedicali di Assobiomedica, ha fatto presente che l’età media del 91% dei mammografi convenzionali corrisponde a 13,3 anni. La situazione non appare migliore nemmeno quando si prendono in considerazione le apparecchiature più recenti, come i mammografi digitali: nel caso di questi ultimi, il 23% delle 710 apparecchiature rientra sempre nell’ambito della tecnologia non adeguata. Lo stesso discorso vale per il 23% delle 317 unità mobili radiografiche digitali.

Le apparecchiature radiologiche

Come hanno sottolineato gli analisti, oggi il 50% delle apparecchiature radiologiche in Italia è ancora convenzionale, nonostante già da 20 anni la radiologia abbia assistito ad un importante processo di rivoluzione tecnologica determinato dal passaggio dall’analogico al digitale. Questo fenomeno ha permesso di arrivare ad una migliore capacità diagnostica, di ridurre i tempi di esecuzione dell’esame e i costi.

Invece nel nostro Paese in gran parte non ci si è ancora adeguati. Eppure la diagnosi precoce sarebbe essenziale, perché, effettuata con queste tecnologie avanzate, permette di intravedere i primi segnali delle malattie e di intervenire in maniera più tempestiva con le terapie, determinando in questo modo un maggior successo nella guarigione.

Cosa bisognerebbe fare

Gli esperti suggeriscono la strada da percorrere, per superare questo ritardo in Italia. Andrebbe rivista la spesa e si dovrebbe intervenire negli investimenti regionali, per avere più denaro da spendere in moderne apparecchiature elettromedicali.

Sarebbe da mettere in atto una sostituzione progressiva delle tecnologie di diagnostica più obsolete. Tutto ciò comporterebbe anche un’ottimizzazione dei costi, in grado di procurare degli utili in brevi periodi. Ne risulterebbe migliorato anche il campo della prevenzione medica, che, specialmente in ambito oncologico, ha bisogno di basarsi su programmi più sviluppati.

Gianluca Rini

Gianluca Rini è stato collaboratore di Nanopress, Tanta Salute e Pourfemme dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di tematiche relative alla salute, l'ambiente, il benessere.

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