Roberto Benigni ha aperto il Festival di Sanremo con il suo monologo. Tema principale i 75 anni della Costituzione: “Rivoluzionaria, è un sogno”.
Qualche battuta, nessuna frecciate alla politica, tanti riferimenti alla libertà di pensiero e alla Costituzione, della quale cita alcuni articoli i più rappresentativi e i suoi più cari. Roberto Benigni omaggia Sergio Mattarella, aprendo il Festival di Sanremo con il suo monologo dedicato al 75esimo anniversario della Costituzione.
Inizia direttamente rivolgendosi a Sergio Mattarella il monologo di Roberto Benigni. Il premio Oscar ha aperto la prima serata del Festival di Sanremo guardando negli occhi il Presidente della Repubblica, con un discorso di un quarto d’ora quasi interamente incentrato sulla Costituzione.
“Buonasera presidente Mattarella, la saluto con tutta la mia stima e la mia ammirazione, buonasera alla signora Laura, a tutti voi in sala e a tutti gli italiani” inizia il comico, che però ha regalato ben poche battute alla platea, o quantomeno un numero ristretto rispetto a quanto si potesse immaginare.
“Che edizione straordinaria. Sono davvero felice di essere qua, questa è un’edizione speciale, è tutto nuovo, anche l’Ariston sembra uscito dalla fabbrica adesso. Ho sentito che in gara ci sono tanti debuttanti, il Presidente della Repubblica, una grande novità non è mai stato a Sanremo!”
Ed ecco che il focus torna su Sergio Mattarella stavolta in maniera scherzosa; primo Presidente della Repubblica ad assistere in presenza alla kermesse: “Presidente mi rivolgo a lei perché lei è un’autorità. Lei è al suo secondo mandato, Amadeus è al suo quarto e ha prenotato il quinto. E’ costituzionale? Non si ferma più, questo è un colpo di stato. Ha chiesto pieni poteri sta organizzando la marcia su Sanremo!”.
“Ma Amadeus veramente gli perdoniamo tutto, è una persona straordinaria, bravissimo presentatore, diciamo la verità è un grande direttore artistico, il fatto che sia riuscito ad ospitare il Presidente della Repubblica per la prima volta a Sanremo lo dimostra“.
Dopo qualche battuta insieme al presentatore, e i saluti al Presidente della Repubblica, l’attore parla delle origini del Festival, per poi andare sul tema principale del suo monologo.
“E pensare che tutto è cominciato negli anni 40, una persona di genio si chiamava Amilcare Rambaldi, fioraio di Sanremo, per rilanciare il commercio dei fiori e il turismo si inventò una gara canora, per vedere se qualcuno ne parla. Allora i cantanti erano 3, 4 adesso sono 300, 400. Guardate che cosa è diventato Sanremo, eurovisione mondovisione, la festa più popolare, quella più festosa dove si celebra la musica l’arte più ineffabile che ti convince che la cosa più importante è sempre quella che non si vuole dire”.
“Diceva Federico Fellini la musica è pericolosa, bisogna ascoltarla con una corazza perché le sue radiazioni possono essere letali. Esaspera la musica, è l’anello tra il concreto e l’astratto. Una cosa che ci tranquillizza, un lusso innocente”.
Ma la stragrande maggior parte del discorso di Benigni ha riguardato la Costituzione.
“Qui è tutto bellissimo e stasera è particolarmente importante perché si celebra il 75esimo anniversario dell’entrata in vigore della nostra Costituzione, che è entrata in vigore l’1 gennaio del 1948 75 anni fa. Ora si può dire, cosa c’entra la Costituzione con Sanremo. Ma c’entra tantissimo, Sanremo è il luogo dell’arte, e la Costituzione è legatissima all’arte, perché un’opera d’arte. E canta, canta la libertà e la dignità dell’uomo“.
“E’ evocativa e rivoluzionaria, come le opere d’arte, butta all’aria quel soffocamento che c’era prima, quell’oppressione della libertà, è uno schiaffo al potere. Ci dice che viviamo in un Paese giusto e bello. Un sogno fabbricato da uomini svegli, che può accadere una volta una Costituzione così. Se si può accostare una canzone alla Costituzione è l’incipit di Volare, penso che un sogno così non ritorni mai più. I nostri padri e le nostri madri costituenti l’hanno sognata, e chi sogna arriva prima di chi pensa“.
“La Costituzione è stata una folgorazione, come una visione, è stato un miracolo, erano 556 gli eletti dal popolo, i costituenti tutti di partiti diversi, che la pensavano diversamente, divisi su tutto tranne su una cosa: essere uniti”.
Alla fine del discorso l’attore cita i suoi articoli preferiti, quelli che secondo lui rappresentano meglio l’essenza della Costituzione, e ai quali è più legato. Cita la guerra, la libertà di parola, l’uguaglianza e gli errori del passato, con alcuni passaggi sul fascismo e sul ventennio. Poi chiama in causa il padre di Sergio Mattarella, tra gli altri padri e madri costituenti, Bernardo.
“Per la prima volta nella storia del diritto si rivolge al futuro, vanno avanti, dicono a noi che dobbiamo vedere il futuro con gioia. Hanno fatto la più bella, famosa in tutto il mondo e ammirata. L’articolo 1,2,3,4 il 9, l’11: l’Italia ripudia la guerra. Pensate la forza, la perentorietà, se questo articolo lo avessero adottato le altre costituzioni, non esisterebbe più la guerra sulla faccia della terra. Nessuno stato potrebbe invadere un altro stato. Noi italiani l’abbiamo scritta, erano personalità straordinarie, tra Alcide De Gasperi, Nilde Iotti, Sandro Pertini. E tra questi c’era una persona che ha a che vedere con il nostro Sergio Mattarella. Tra i nostri padri costituenti c’era Bernardo Mattarella, il padre di Sergio Mattarella. Uno dei nostri Padri costituenti, una cosa commovente. Presidente, lei e la Costituzione avete avuto lo stesso padre, dunque possiamo dire che è sua sorella!”.
Cito un articolo che ha a che fare con Sanremo, è il mio preferito: è l’articolo 21, scritto con un linguaggio semplice. Dice: tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Se l’hanno scritto vuol dire che ce n’era bisogno. E’ per me il pilastro di tutte le libertà dell’uomo, il più semplice e il più forte. Durante il ventennio non si poteva pensare liberamente, e non si sarebbe potuto fare nemmeno il Festival di Sanremo, perché c’era una canzone sola: la propaganda. Si cantava il capo, il duce, la guerra il partito, il potere.
“In quegli anni mentre voi eravate a cena, poteva arrivare qualcuno, una pattuglia di violenti, e portarvi via perché avevate detto una cosa libera. L’articolo 21 ci ha liberato dall’obbligo di avere paura. Mentre nel mondo intorno a noi, in paesi vicini a noi, gli oppositori che pensano liberamente vengono incarcerati, avvelenati. O perché mostrano il loro volto, i loro capelli. A volte solo perché cantano o ballano. Pensate quanto è straordinario sapere che viviamo in una terra dove tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il loro pensiero. Prima della Costituzione non si poteva fare, nel ventennio del fascismo. L’unica cosa che possiamo fare per il futuro è avere il passato sempre presente, tutto quello che abbiamo ci può venire tolto da un momento all’altro. Scrivendo la Costituzione è come se avesser scritto solo due parole: mai più. Hanno fatto una scommessa con noi, hanno detto: ce la potete fare”.
La Costituzione è un sogno, conclude Benigni, che i padri fondatori ci hanno chiesto di realizzare.
“Tocca a noi, siamo vivi noi è il nostro tempo. I padri costituenti hanno scritto la Costituzione ma hanno lasciato l’ultima pagina bianca, perché sapevano che dovevamo scriverla noi. La Costituzione è da amare, e per amarla bisogna sentirla propria, farla entrare in vigore ogni giorno. E’ un sogno, abbiamo un vantaggio. I nostri padri e madri costituenti hanno lasciato a noi solo una cosa da fare: far diventare questo sogno realtà. Grazie Presidente, grazie Signora Laura, grazie a tutti gli italiani”.
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