[didascalia fornitore=”Ansa”]Ansa/L’unica foto di Santa Maria Goretti[/didascalia]
Quella di Santa Maria Goretti è la storia – tragica – di una giovane martire che, nella Nettuno del primo Novecento, morì uccisa da un vicino che tentò di farle violenza. Una vicenda simile a quelle di cui, oggi, sentiamo continuamente parlare, violenza di cui sono vittime le donne e il cui epilogo, purtroppo, è sempre più spesso tragico. Maria Goretti morì il 6 luglio del 1902 a Nettuno perché si oppose ad un tentativo di stupro: aveva appena dodici anni. La sua storia suscitò così tanto clamore che divenne, ben presto, assai popolare tra le classi sociali più umili, quelle più vicine al mondo contadino e rurale dove la piccola era nata e cresciuta. Proclamata santa da Pio XII nel ’50, divenne il simbolo del martirio delle donne vittime di stupri finiti in tragedia. Ma qual è la storia di Santa Maria Goretti, la martire-bambina di Nettuno?
Centoquindici anni fa, il 6 luglio del 1902, moriva assassinata barbaramente Santa Maria Goretti, la martire bambina di Nettuno che volle opporsi alla violenza di un giovane vicino di casa. La sua storia ha appassionato da sempre credenti e non solo, per la tragicità degli eventi accaduti e per il destino dello stesso assassino, il ventenne (all’epoca dei fatti) Alessandro Serenelli.
Il mondo rurale della piccola Maria
Maria Teresa Goretti nacque nel 1890 a Corinaldo, nelle Marche, dove i suoi genitori, Luigi e Assunta Carlini, vivevano coltivando la terra. Le loro condizioni di vita erano davvero difficili: poveri ed analfabeti, erano costretti a lavorare nei campi, coinvolgendo, loro malgrado, anche i figli più piccoli. Per questo, in cerca di un lavoro migliore, si trasferirono prima nei pressi di Anagni e poi alle Ferriere di Conca, a qualche chilometro da Nettuno. Qui vivevano vicino ai Serenelli, una famiglia povera come loro, con cui strinsero buoni rapporti d’amicizia.
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Poco dopo il trasferimento a Nettuno il padre di Maria, Luigi, si ammalò gravemente e il 6 giugno del 1900 morì. Nonostante la perdita del padre, la piccola Maria non si perse d’animo e sostenendo la mamma nella decisione di rimanere a lavorare in quei luoghi, continuò ad aiutare la famiglia, dividendosi tra la casa ed il lavoro nei campi.
La famiglia Serenelli
Dopo la morte del capofamiglia, i Goretti e i Serenelli si legarono ancora di più: erano vicini di casa e si aiutavano a vicenda nei campi. Fu durante quel periodo che Alessandro, il secondogenito dei Serenelli invaghitosi di Maria, cominciò a molestare la bambina tentando più volte un approccio; approccio culminato con l’aggressione del 5 luglio 1902.
La tentata violenza e la morte
Quel 5 luglio di centoquindici anni fa, dunque, con la scusa di farsi rammendare i vestiti, Alessandro attirò Maria in casa e cercò di farle violenza. La piccola cercò di difendersi in tutti i modi ma il giovane – che in una testimonianza successiva dirà: ‘pur di riuscire nello sfogo della mia passione concepii anche l’idea di ucciderla se avesse continuato ad opporsi alle mie voglie’ – la colpì più volte con un punteruolo, provocandole una serie di ferite che, purtroppo, non le lasciarono scampo: il giorno successivo, dopo 24 ore di agonia, ed un intervento andato apparentemente bene, Maria Goretti si spense a causa di una setticemia. Aveva appena 12 anni.
Il culto di Santa Maria Goretti
Dopo i funerali celebrati all’Ospedale Orsenigo di Nettuno, (il corpo di Santa Maria Goretti fu prima tumulato nell’ospedale cittadino e poi traslato nel Santuario della Madonna delle Grazie di Nettuno, ndr) la storia di questa bambina, uccisa per non soccombere alla violenza di un uomo, cominciò ben presto a circolare, dando vita ad una forma di devozione vera e propria soprattutto tra gli strati più umili di quel mondo a cui lei stessa apparteneva.
Per questo, nel dicembre del ’49, a seguito di alcune guarigioni considerate miracolose, la Congregazione delle Cause dei Santi avviò il processo di santificazione di Maria Goretti che fu ufficialmente proclamata Santa l’anno successivo da Papa Pio XII. Oltre ai miracoli attribuiti alla piccola, fu il perdono che la stessa Maria, agonizzante, concesse al suo assassino a determinarne la santità, tanto più che l’uomo, scontati i 30 anni di galera, si convertì al cristianesimo trascorrendo il resto della vita in un convento.
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