[didascalia fornitore=”Ansa”]Cosima Serrano (sin) e Sabrina Misseri (dx) condannate per la morte di Sarah Scazzi (centro)[/didascalia]
La condanna di Sabrina Misseri per l’omicidio di Sarah Scazzi è “ingiusta”. A dirlo è l’avvocato Franco Coppi, uno dei più importanti principi del Foro italiani, che ha difeso la ragazza di Avetrana senza riuscire a ribaltare in Cassazione le due sentenze di primo e secondo grado. Lo fa in una lunga intervista al Corriere della Sera in cui confessa di aver provato una tale delusione per la decisione della Corte da aver pensato di abbandonare la professione. A 79 anni e con una carriera a dir poco sfolgorante, che l’ha visto all’opera in alcuni dei processi sui più importanti casi di cronaca e politica degli ultimi anni, l’avvocato Coppi non ha ancora deciso di abbandonare la toga, anche se il caso di Misseri lo ha davvero deluso.
Sabrina Misseri dovrà scontare l’ergastolo per l’omicidio della cugina Sarah Scazzi, 15 anni, uccisa ad Avetrana il 26 agosto 2010 il cui cadavere venne ritrovato il 29 settembre dallo zio, Michele Misseri. La vicenda ha scosso l’opinione pubblica non solo per la giovane età della vittima ma per tutto il contorno mediatico che si è creato intorno al caso: il ritrovamento del cadavere in diretta tv, la confessione e il ritrattamento di Michele Misseri, le accuse a Sabrina e alla mamma, Cosima Serrano, fino al processo, concluso con la sentenza di Cassazione del 21 febbraio scorso che ha confermato l’ergastolo per la cugina e la zia di Sarah per concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.
L’avvocato Coppi dice di aver sentito sulla sua pelle “l’ingiustizia” per questa sentenza che è diventata “un peso insopportabile”: l’ergastolo a Sabrina Misseri per il delitto di Avetrana è “una pena ingiusta, mostruosa” e “sapere di non essere riuscito a dimostrare la sua innocenza non mi fa dormire la notte”.
La condanna della giovane lo ha “segnato così profondamente” da pensare di abbandonare la professione a 79 anni: a fargli cambiare idea sono stati “il senso di responsabilità verso i colleghi dello studio e le cause che sto seguendo” e la consapevolezza di poterla aiutare in futuro, magari facendo riaprire il caso con nuovi elementi. “Nel frattempo ci scriviamo. Lei sa del mio amore per gli animali e assieme alle lettere mi manda disegni di animali bellissimi che fa con le sue mani”; confessa.