La Sardegna, per il quarto anno consecutivo, si ritrova vittima di immensi sciami di cavallette che mettono in pericolo i pascoli e i raccolti.
Ma quali sono le cause?
Come una piaga biblica
Sembra di essere tornati indietro nel tempo ma quella che sembra essere una piaga biblica, poco ha a che fare con le sacre punizioni.
La situazione che ormai da 4 anni affligge la Sardegna, soprattutto la zona centrale, non sembra nemmeno dovuta la cambiamento climatico o ai danni recati all’ambiente.
Purtroppo, come sottolineano gli esperti, la causa è lo spopolamento di vaste zone della Sardegna, unito all’economia agropastorale sempre più in difficoltà e alla mancanza di una corretta gestione del territorio.
Le conseguenze e le denunce degli agricoltori
Una delle zone più interessate è la piana di Ottana, a Nuoro, dove gli sciami di cavallette assalgono la fienagione e gli agricoltori sono obbligati al cambio delle colture.
In questa zona ma non solo, ci sono molti terreni incolti e questi sono i luoghi ideali per la riproduzione delle cavallette, le quali coprono letteralmente ogni superficie, come i tronchi di alberi e le strade, che se vengono percorse mentre gli sciami sono in movimento, si ha la sensazione di trovarsi sotto a una grandinata.
Gli agricoltori lamentano ingenti danni e dopo 3 anni di denunce continue, la situazione sta davvero sfuggendo di mano.
Il Presidente di Coldiretti Nuoro-Ogliastra, Lorenzo Salis, grida a voce forte la gravità della situazione, infatti l’invasione di questi insetti mette ancora una volta in pericolo non solo i piccoli agricoltori autonomi ma anche le aziende più grandi, che vivono di agricoltura e anche quest’anno si sono trovate costrette a modificare il piano colturale per limitare i danni.
È una follia chiedere agli agricoltori, che devono tutto a questa attività, di smettere di produrre, soprattutto in una regione con una grande necessità come la Sardegna.
Dal 2019, ribadisce il direttore di Coldiretti Nuoro-Ogliastra, Alessandro Serra, si richiede un programma adeguato per allontanare le cavallette dai raccolti, sottolineando che i metodi naturali rimangono quelli più efficaci, come l’introduzione di insetti antagonisti, dell’agricoltura di precisione e l’aratura dei campi.
Le cavallette assediano i terreni incolti ma arrecano danno a chi la terra la lavora e sta diventando molto difficile allontanare questi insetti.
È importante agire ora per creare un ambiente sfavorevole per la riproduzione e non solo varare degli aiuti per compensare le perdite. Si dimostra dunque fondamentale una pianificazione precisa che studi gli sciami, unita a un’azione di sensibilizzazione dei proprietari dei terreni incoltivati, pericolosi anche per il rischio incendi.
L’intenzione degli agricoltori non è ricorrere a procedure aggressive, ma con metodi naturali, come ad esempio il contrasto biologico studiato dal docente di Entomologia Luca Ruiu, che ha proposto una particolare specie di coleottero che mangia le uova di questi insetti, tecnica fra l’altro già sperimentata in passato.