Come un banco di pesci sempre più numeroso che risale il torrente, così le Sardine sono riuscite a nuotare verso il cuore pulsante del Paese, Roma, attraverso le arterie principali, le piazze di tutta Italia. A Roma, le Sardine hanno dimostrato per l’ennesima volta quanto l’aggregazione fisica in piazza, con unità di intenti, sia un fenomeno sociale di proporzione colossali. A piazza San Giovanni, infatti, il movimento ha registrato circa 100.000 presenze, e in questa occasione è uscito allo scoperto palesando le proprie intenzioni e richieste.
Roma non si lega, così ha inizio la manifestazione a Roma, con piazza San Giovanni gremita e colorata con cartoncini a forma di sardine, con vari slogan come #ersardina o #sardinaromana. In tanti hanno risposto presente alla chiamata del movimento, confermando la crescita esponenziale del fenomeno. Questa volta le Sardine sono passate dalle proteste alle proposte. Di fatto, il movimento non si è limitato nel manifestare contro qualcosa o qualcuno, ma rendendo il fenomeno propositivo, hanno infatti palesato delle richieste rivolte alla politica italiana.
La prima proposta presentata, tramite la voce del fondatore Mattia Santori, chiede ai politici di ritornare dentro i palazzi a fare politica. Infatti, Santori afferma: “Pretendiamo che chi è stato eletto vada a fare politica in sede istituzionale e non con una campagna elettorale permanente”.
Il secondo ed il terzo punto sono strettamente legati, criticando lo smoderato uso dei social network da parte dei funzionari politici e chiedendo che le comunicazioni siano strettamente istituzionali: “Pretendiamo che chiunque ricopre la carica di ministro comunichi solo sui canali istituzionali. Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social, sia economica sia comunicativa”.
“Pretendiamo che il mondo dell’informazione protegga, difenda e traduca questo sforzo in messaggi fedeli ai fatti”, dice Santori. La quarta proposta mira ad un’adeguata informazione libera e verificata.
La quinta proposta riporta alle origini del movimento. Infatti, si chiede che la politica abbandoni i toni di odio e violenza che permeano i partiti italiani. “Pretendiamo che la violenza venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica in ogni sua forma. È il momento che violenza verbale venga equiparata alla violenza fisica”.
La sesta pretesa-proposta è l’unica politicamente pregnante. Infatti, si chiede il ripensamento del decreto sicurezza, riguardo alle misure adottate da Salvini per la questione immigrazione: “Si abroghino i decreti sicurezza”.
Ieri, domenica 15 dicembre, sono riuniti dalla mattina all’ora di pranzo in un luogo segreto di Roma. Le Sardine faranno un così detto congressino per creare una linea di azione e convogliare tutte le proposte da presentare nel manifesto.
Non sarà un’assemblea, diventerebbe troppo confusionario se parlassero tutti. I progetti, dunque, dovrebbero essere suddivisi in tre momenti.
All’inizio parleranno le Sardine bolognesi, i genitori di questa rivoluzione. Di seguito, i 170 ragazzi, saranno divisi in gruppi più piccoli, un po’ sulla base della provenienza geografica, un po’ in base alle comuni esigenze dei territori che rappresentano.
I progetti e richieste elaborate nelle diverse squadre saranno condivise nel terzo momento collegiale. Dopo uno sforzo di sintesi, verrà stilato un piano d’azione che i referenti locali dovranno portare a casa a far conoscere alle Sardine locali.
Insomma, finalmente la voglia di lottare e partecipare contro i messaggi di odio e il sovranismo dilagante si sta reificando in questo fenomeno sociale, prima, e movimento, poi, che sono le Sardine. Il modello delle Sardine sta valicando i confini nazionali, oltre a Roma, da Berlino a New York fino ad Amsterdam, il fenomeno sta assumendo proporzioni internazionali, emulato in tutto il mondo. Adesso pero il movimento non può più nascondersi dietro l’apoliticità, ma deve prendere una direzione precisa per guidare i propri sostenitori e ottenere i propri obbiettivi. Staremo a vedere la direzione verso cui nuoteranno le Sardine.
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