Save The Children: «A Napoli troppi bambini non vivono la vita che avrebbero diritto di vivere»

Save the Children day a Expo Milano 2015

A Napoli «ci sono troppi bambini che non stanno vivendo la vita che invece ciascun bambino avrebbe il diritto di vivere». E’ questo l’allarme che lancia il Presidente di Save The Children, Claudio Tesauro, intervistato da NanoPress.it sulla guerra di camorra che vede coinvolti, come vittime e carnefici, soprattutto i giovanissimi. Infatti, secondo l’Avvocato Tesauro, «sono troppi i minori a pagare un prezzo altissimo all’illegalità e alla corruzione».

Visto che coinvolge soprattutto i giovani, Save the Children sta seguendo l’emergenza criminalità a Napoli?

«Save the Children è presente con i suoi programmi a favore dell’infanzia a Napoli già da qualche anno. In città abbiamo aperto tre Punti Luce, luoghi dove bambini e ragazzi possono svolgere attività di sostegno allo studio e laboratori di arte, musica, sport. Queste strutture nascono in rioni difficili, Sanità, Barra e Chiaiano e vogliono essere un luogo dove loro possono sentirsi al sicuro e vivere insieme ai coetanei esperienze e attività che possono arricchirli. Si tratta di un programma che sta avendo un riscontro positivo che viene soprattutto dal territorio, dai ragazzi e dalle famiglie: sono già circa 800 i bambini e ragazzi che frequentano le nostre strutture in città».

Giovani, un tempo definiti “muschilli”, oggi tirano le fila dei clan, perché rimasti senza la guida degli storici leader della camorra. Questo, però, succede perché da sempre più giovane età si avvicinano al mondo criminale, probabilmente perché privi di altre prospettive. Ritiene ci sia un’emergenza infanzia a Napoli?

«In tutto il Paese sono troppi i minori a pagare un prezzo altissimo all’illegalità e alla corruzione. Sono almeno 85 i bambini e adolescenti incolpevoli uccisi dalle mafie dal 1896 ad oggi di cui 16 nella sola provincia di Napoli. Il nostro è un territorio difficile e la presenza della criminalità è fortissima, con il più alto indice di presenza mafiosa del Paese e 30 comuni sciolti per mafia in quasi venti anni. La fotografia dell’infanzia e dell’adolescenza a Napoli e in tutta la Campania è fatta di tanti diritti e opportunità mancati, ma ci sono anche tanti bambini e ragazzi che raccontano un’altra Napoli, fatta di storie positive e di speranza. Penso a quelli che frequentano i Punti Luce, che fanno parte del nostro movimento giovanile SottoSopra o alle tante esperienze meravigliose come quella di Sanitansamble, solo per fare qualche esempio. Napoli è tante cose, ma è da questi ragazzi che bisogna ripartire, dalla Napoli più bella, quella che ci dà speranza e sulla quale bisogna costruire il futuro della città».

Lei, che peraltro è napoletano, ritiene che davvero i giovani napoletani non abbiano o abbiano minori prospettive rispetto a quelli del resto d’Italia? Perché? Cosa manca?

«Parliamo di Napoli, ma non solo, perché è in tutto il Mezzogiorno che mancano prospettive per i minori: pensi solo che in quest’area del Paese il 10,4% dei bambini vive in condizioni di povertà assoluta. Le conseguenze sui bambini sono gravissime. Tantissimi ad esempio sono i ragazzi che lasciano prematuramente la scuola per andare a lavorare, spesso sfruttati in lavoro sommerso o illegale. In Campania 1 ragazzo su 5 non completa il ciclo di scuola superiore. E poi ci sono quelli che se ne vanno e lasciano la nostra regione: parliamo di circa 160.000 giovani che in dieci anni hanno deciso di trasferirsi al Nord per trovare lavoro e condizioni di vita migliori. A tutti questi ragazzi mancano le opportunità anche perché su di loro e sulle famiglie non si investe abbastanza. Basta citare un dato: la spesa pro capite per servizi sociali destinata a famiglie con minori è di soli 42 euro contro una media nazionale di 113. Bisogna investire di più sui bambini e sui ragazzi e nel supporto alle famiglie in difficoltà».

Le mamme dei quartieri difficili di Napoli, così come mi anticipò il Parroco del Rione Sanità in un’intervista precedente alla manifestazione #unpopoloincammino, ritengono che il modo più efficace e veloce per tenere lontani i loro figli dalla criminalità organizzata sia il tempo pieno a scuola. E’ d’accordo?

«Cominciamo da un dato che parla da solo: un bambino su 10 tra quelli che frequentano la scuola primaria in Campania ha accesso al tempo pieno. Troppo poco, soprattutto se pensiamo che il tempo che i bambini trascorrono a scuola è uno dei fattori fondamentali per accrescere la resilienza nei ragazzi. Non stiamo parlando soltanto di occupare il tempo di questi bambini per tenerli lontani dalla strada, ma di dare loro l’opportunità e gli strumenti per sviluppare le proprie competenze e disegnare il futuro in maniera diversa. I programmi di Save the Children contro la dispersione scolastica che svolgiamo anche in alcune scuole di Napoli, ci dimostrano che rendere i ragazzi protagonisti e non soltanto comparse all’interno della propria scuola, allontana il rischio che la lascino prematuramente e quindi anche la possibilità che diventino facili prede della criminalità. Per questo sono assolutamente convinto che la scuola è il punto da cui partire per rimettere i bambini e i ragazzi al centro della rinascita della città».

32 morti in 13 mesi, 10 solo dall’inizio del 2016. Tra il primo luglio 2014 e il 30 giugno 2015, i carabinieri del Comando provinciale di Napoli hanno sequestrato 1265 fra armi da fuoco e armi bianche, più di 23mila munizioni e quasi 10mila chilogrammi di esplosivo. E ora il giro di armi sembra anche essere aumentato. Questi sono i numeri di una guerra. A morire e a combatterla, però, sono soprattutto giovani, talvolta giovanissimi. Spesso hanno iniziato la “carriera” criminale ancora più giovani. Secondo Lei, possiamo dire che ci sono bambini-soldato anche in Italia?

«Quello che credo dovremmo dire, anzi gridare, è che ci sono troppi bambini che non stanno vivendo la vita che invece ciascun bambino avrebbe il diritto di vivere. Bisogna ripartire da questa parola, “diritti”, quando si parla di bambini e non dimenticarla mai. Qualunque tipo di violazione dei diritti anche di un solo bambino non può essere accettabile e accettata, in Italia come in qualunque altra parte del mondo. Vale per i bambini sfruttati dalla criminalità, costretti al lavoro minorile o vittime di tratta e per tutti quelli che vedono ogni giorno negato il proprio diritto all’infanzia».

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