Save The Children lancia l’allarme ‘povertà educativa’ dei giovani italiani

save the children denuncia povertà educativa in italia

Save The Children lancia l’allarme “povertà educativa”, in Italia i giovani tra i 6 e i 17 anni leggono poco e non visitano i musei. A conquistarsi il primato sono la Campania e la Sicilia, dove è più scarsa l’offerta di servizi e di opportunità educative e formative che consentano ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni.

Il rapporto inedito di Save the Children, ‘Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?’ e il relativo indice di povertà educativa (Ipe) regionale è stato presentato oggi a Roma in occasione della conferenza di rilancio della campagna ‘Illuminiamo il futuro’. Quel che emerge è un’Italia indietro rispetto agli altri paesi dell’Europa cui i servizi educativi e le opportunità extrascolastiche si differenziano da territorio a territorio. Oltre al percorso scolastico – sottolinea l’organizzazione – uno degli elementi fondamentali per contrastare la povertà educativa è determinato dal contesto di vita al di fuori delle mura scolastiche: andare a teatro o ad un concerto, visitare musei, siti archeologici o monumenti, svolgere regolarmente attività sportive, leggere libri o utilizzare internet, sono tutti fondamentali indicatori dell’opportunità o della privazione educativa. In Italia, il 64% dei minori nell’ultimo anno non ha svolto quattro tra le sette attività sopra citate. Il 17% ne ha svolta soltanto una, mentre l’11% non ne ha svolta nessuna. Il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro, se non quelli scolastici, nell’anno precedente, il 69% non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva. Nel Sud e nelle Isole la povertà culturale è maggiore, 84% in Campania, al Nord la situazione è migliore ma non del tutto positiva e la privazione culturale e ricreativa riguarda comunque circa la metà dei minori considerati, dove solo le province di Trento e Bolzano scendono al di sotto di questa soglia (rispettivamente 49% e 41%).

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