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Dopo quasi due mesi di indagini, la Guardia di Finanza ha proceduto all’arresto di dodici operatori sociosanitari, su una squadra composta da sedici elementi, che lavoravano in una clinica della provincia di Savona. Attraverso video e registrazioni audio, gli investigatori sono riusciti a ricostruire la drammatica quotidianità che si svolgeva ll’interno della clinica. Una ‘normale’ quotidianità fatta di violenze, minacce, soprusi, aggressioni. A segnalare i sospetti maltrattamenti alla Guardia di Finanza, dando il via alle indagini (peraltro non ancora concluse), sono stati alcuni parenti delle persone ricoverate nella struttura di degenza Vada Sabatia, ex fondazione Ferrero del gruppo Segesta, a Vado Ligure, in provincia di Savona.
Pazienti con gravi problemi di natura psichiatrica o neurologica vivevano in uno stato di terrore dove la sopraffazione era all’ordine del giorno. Nelle telefonate al 117, i familiari dei pazienti psichiatrici hanno riportato il disagio dei loro figli che vivevano nella completa paura. In particolare, un giovane aveva confidato alla famiglia il comportamento violento di un operatore, che all’interno della struttura maltrattava quotidianamente gli ospiti ricoverati: “Non fatemi stare con lui, non ci voglio stare, quello mi massacra di botte“. “Lui”, però, non era il solo, visto che le manette ai polsi sono scattate per dodici persone che lavoravano all’interno della residenza protetta Vada Sabatia di Vado Ligure.
L’operazione della Guardia di Finanza di Savona, coordinata dalla Procura ligure, su esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Savona Fiorenza Giorgi e su richiesta del pubblico ministero, Giovanni Battista Ferro, ha portato a 12 arresti fra operatori socio sanitari ed educatori, italiani e stranieri, dai 23 ai 59 anni. Le accuse sono maltrattamenti, umiliazioni, minacce. In carcere sono finiti in nove, ai quali è stata contestata una responsabilità più grave: cinque italiani, tra cui due donne, e poi due ecuadoriani (un uomo e una donna), un marocchino e un romeno. Ai domiciliari due italiani e un peruviano. Altre due persone sono indagati a piede libero. L’inchiesta però non è chiusa: “Siamo solo all’inizio” hanno detto il pm Ferro e il comandante provinciale della Finanza Michele Piemontese e del maggiore Pietro Cetta che hanno seguito le indagini.
Le accuse sono per tutti di maltrattamenti continuati aggravati. Dai video effettuati e diffusi dagli agenti della Guardia di Finanza, osserviamo sgomenti alcuni degli episodi di violenza che costituivano il normale passare del tempo all’interno della struttura. Poche sequenze su centinaia di ore di filmati, ripresi dalle microcamere installate nel reparto “3D” dalla Guardia di Finanza, mostrano scene di ordinaria violenza: i pazienti sono presi a schiaffi e pugni, gli operatori li strattonano, li trascinano, partono anche delle ginocchiate. Il tutto avviene senza apparente provocazione da parte dei malati ricoverati. Dalle umiliazioni verbali a quelle fisiche, i militari hanno contato almeno cento episodi in cinquanta giorni di riprese.
Per montare le microcamere e i microfoni, gli investigatori sono entrati nella rsa Vada Sabatia fingendosi tecnici di impianti elettrici. “Man mano che visionavano il materiale i nostri uomini non potevano credere ai loro occhi“, raccontano gli inquirenti. “Nell’audio – spiegano i finanzieri – le urla e i pianti dei malati aggrediti“. “Investigheremo inoltre sul danno erariale“, spiega il maggiore della Finanza Pietro Antonio Cetta – badando al bilancio dello Stato: per ogni degente del reparto 3D si spendono dai 120 ai 160 euro al giorno procapite, circa 5 mila euro al mese di soldi pubblici, pagati con le nostre finanze“.
La Finanza ha ha già contattato la Procura della corte dei Conti. “Siamo attoniti, costernati“. Maria Rosa Siffredi, direttore del centro Vada Sabatia, commenta il provvedimento che ha praticamente azzerato l’organico di uno dei reparti “più delicati e impegnativi di tutta la struttura“. Dodici persone arrestate su sedici, team dedicato a diciotto pazienti ricoverati. “Il nostro primo pensiero è stato assicurare ai pazienti l’assistenza di cui hanno bisogno, quindi ripristinare subito il personale a loro dedicato. Poi rassicurare i familiari: i pazienti sono stati trovati tutti in ottime condizioni di salute e questo un po’ ci rinfranca“. Continua la direttrice: “Gli operatori coinvolti erano tutti in possesso di adeguato titolo professionale quali educatori e “operatori socio-sanitari”: sono con noi da anni e sono da sempre coinvolti in programmi di formazione continua“.
La Regione Liguria valuterà le sanzioni da adottare; nel frattempo, il rinnovo dell’accreditamento è stato sospeso “per una piena valutazione dell’accaduto“.
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