Per la prima volta da dopo la Prima guerra mondiale, il Teatro alla Scala di Milano è costretto a cancellare la campagna abbonamenti. Era un secolo che non accadeva. Infatti, l’ultima volta in cui si giunse a una decisione così drastica era il 1920, quando venne istituito l’ente autonomo per la gestione del teatro e i palchettisti, fino a quel momento proprietari, passarono il testimone.
A distanza di 100 anni esatti, il teatro della lirica italiana, piegato dalla nuova impennata di contagi di coronavirus, cancella la campagna abbonamenti. Con ogni probabilità il sovrintendente Dominique Meyer annuncerà la stagione solo per i prossimi tre mesi, senza certezze sulla capienza consentita. L’aumentare repentino dei contagi rende, infatti, impossibile fare previsioni che superino i tre mesi.
Si tratta di un danno incommensurabile, non solo per il mondo della lirica, ma anche per l’economia del teatro, che si trova a fronteggiare ormai da mesi le sfide di una pandemia mondiale. L’anno scorso le sottoscrizioni avevano fruttato al teatro circa 15 milioni di euro.
Una cifra importante per la sopravvivenza del tempio della lirica, che negli ultimi mesi ha dovuto ridurre la capienza di un terzo: 700 posti sui 2mila disponibili. Ma il sovrintendente Dominique Meyer teme che i prossimi provvedimenti del governo possano portare a un’ulteriore stretta. Di fronte a una tale eventualità, la paura è che il teatro più famoso d’Italia possa non reggere il colpo.
Circa un mese fa, in occasione della riapertura del teatro, il sovrintendente Meyer aveva lanciato un accorato appello alle istituzioni: “Non lasciateci soli, i teatri non possono vivere senza pubblico“. Ancora, il 7 ottobre, alla vigilia della prima dell’Aida in forma di concerto, Meyer si era espresso con durezza: “Se dovessimo tornare al limite di 200 posti saremo costretti a chiudere“.
Sulla stessa linea Paolo Puglisi della Cgil: “Servono contributi per 15/20 milioni, altrimenti metà dei lavoratori saranno messi in cassa integrazione e potremo organizzare solo piccoli spettacoli“.
Fra le possibili soluzioni avanzate dai sindacati per contenere la situazione ci sarebbe quella di trasmettere gli spettacoli a pagamento, in diretta streaming. Ma, affinché la proposta diventi fattibile, servirebbe un investimento da 900mila euro in telecamere e attrezzature.
Questa prospettiva non convince però i vertici del teatro, dal momento che i contratti in essere per mandare in onda gli eventi risultano più convenienti, sia come visibilità, che dal punto di vista economico.
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