Sappiamo che il 2015 sia stato l’anno dei wearables, i dispositivi elettronici indossabili: gli smartwatch hanno conquistato, di prepotenza, la scena del palcoscenico tecnologico mondiale offrendo un modo nuovo ed innovativo di usare il telefonino e, grazie ai loro molteplici sensori, di monitorare il proprio corpo. Chi avrebbe mai pensato che uno di questi device avrebbe effettivamente salvato la vita di un utente avvertendolo di un imminente attacco cardiaco?
Durante lo scorso Agosto, Dennis Anselmo, costruttore di 62 anni, era in procinto di completare dei lavori in giardino. Durante il piazzamento di alcuni pali per una staccionata, però, l’uomo avverte un forte affaticamento che, visto il periodo, ha subito ricondotto al troppo caldo. Controllando sul suo Apple Watch, nota, però, che la frequenza cardiaca risulta molto instabile con i battiti decisamente accelerati rispetto alla normalità, tanto da spingerlo a chiamare i soccorsi. “I soccorsi mi hanno detto che se fossi tornato a casa e mi fossi messo a letto, così come molte persone fanno, avrei probabilmente avuto un secondo e più serio attacco nel mezzo della notte. Questi secondi attacchi sono quelli che solitamente uccidono.” Di solito, il device registrava circa 50 battiti al minuto, ma in quella circostanza, il numero era vertiginosamente salito a ben 210 pulsazioni, segnale che qualcosa stesse accadendo. Appena arrivato in ospedale, all’uomo è stato diagnosticato un blocco delle arterie, prontamente operato prima che potesse sfociare in un micidiale infarto.
Oggi Dennis Anselmo è di nuovo in salute ed ha voluto ringraziare Apple da cui non si separerà mai più, vista l’efficienza dei suoi sensori biometrici. “Ringrazio col cuore, scusate il gioco di parole, tutte le persone che lavorano in questa azienda. Grazie al loro Apple Watch, posso continuare a vivere”, afferma l’uomo. Tutto è bene quel che finisce bene.