Il violentatore della bimba non sarà mai portato in carcere perché è scattata la prescrizione del reato e il processo si è concluso con un nulla di fatto. Il giudice che ha seguito il procedimento d’Appello, Paola Dezani, ha concluso così la sentenza con la quale si decreta la prescrizione del reato: “Questo è un caso in cui bisogna chiedere scusa al popolo italiano”, mentre le parole del presidente del Tribunale Arturo Soprano sono state lapidarie: “La vittima è stata violentata due volte“.
Uno scandalo tutto italiano di un processo infinito che si è concluso con la prescrizione del reato contestato a un uomo che ripetutamente abusò della figlia della convivente, quando era ancora bambina. Il processo di primo grado nei confronti dell’uomo – iniziato nel 1997 – aveva portato a una condanna nel 2007 a 12 anni di carcere dal tribunale di Alessandria, ma poi i difensori hanno chiesto l’Appello e il processo è passato a Torino restando per quasi dieci anni senza novità.
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I fatti risalgono a 20 anni fa, la storia riguarda una bambina violentata ripetutamente dal convivente della madre, la quale non si era accorta di nulla perché le violenze avvenivano quando la donna si allontanava da casa per andare a lavorare. Il compagno, invece che badare alla piccola la stuprava. A far emergere l’orrore fu la stessa bambina che, trovata per strada in stato confusionale e condizioni precarie, era stata portata in ospedale. Lì i medici avevano capito cosa succedeva, riscontrando traumi da abusi sessuali e addirittura infezioni trasmesse sessualmente.
Insomma, il processo non ha più avuto una continuazione, fino alla sentenza in cui è stata dichiarata la prescrizione del reato. Sentenza che è stata pronunciata dalla giudice della Corte d’Appello Paola Dezani, che non ha risparmiato una critica al sistema giudiziario: “Questo è un caso in cui bisogna chiedere scusa al popolo italiano”, ha spiegato mentre leggeva. A fargli eco anche il presidente della corte d’Appello, Arturo Soprano: “Si deve avere il coraggio di elogiarsi, ma anche quello di ammettere gli errori. Questa è un’ingiustizia per tutti, in cui la vittima è stata violentata due volte, la prima dal suo orco, la seconda dal sistema”.
La bambina, intanto diventata adulta, ha solo detto di voler dimenticare quanto subìto.
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