Dopo il primo mese passato a raccogliere consensi a destra (ma neanche tanto) e a manca (molto di più), l’avventura di Elly Schlein alla guida del Partito democratico è chiamato a una prova davvero importante: scegliere da che parte stare, o per lo meno mettere bocca su quello che è un argomento che, in passato, ha creato non poche divisioni e problemi. Nello specifico, un ordine del giorno presentato alla Camera dall’alleanza Verdi e Sinistra (anche) sul termavalorizzatore di Roma potrebbe cambiare le sorti dei dem.
Dalla Toscana, la segretaria del Pd ha preferito non rispondere a domanda diretta su cosa ne sarà, mentre i suoi si sono divisi sull’argomento e il presidente dello schieramento, nonché lo sconfitto delle primarie, Stefano Bonaccini, ha chiesto esplicitamente di appoggiare Roberto Gualtieri, sindaco della Capitale che, invece, è favorevole alla realizzazione dell’opera. Il rischio di implosione al Nazareno non è così lontano, ma in ballo ci potrebbero essere anche le future alleanze del partito.
Schlein deve decidere sul termavalorizzatore di Roma: i rischi nel Pd e per il futuro delle alleanze
Dopo aver messo insieme la squadra del governo ombra (che qualche polemica l’ha anche sollevata), la neo segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, è quasi scomparsa dai radar. Si era presa qualche giorno di pausa, e da allora si è fatta vedere solo in Toscana, in un mini tour per le amministrative imminenti, in cui ha attaccato l’esecutivo di Giorgia Meloni per le scelte sulla questione dei migranti e sulla volontà di abolire la protezione speciale per gli stranieri che arrivano in Italia.
In quella stessa occasione, a domanda diretta dei cronisti, però, la vincitrice delle primarie del 26 febbraio si è trincerata dietro una scusa (plausibile) per quanto riguarda la questione del termovalorizzatore di Roma, l’opera che ha di fatto sparigliato le carte del governo di Mario Draghi e ha condotto i dem e il MoVimento 5 stelle ad abbandonare la strada di presentarsi insieme alle politiche del 25 settembre, stravinte dal centrodestra.
Ecco, nonostante siano passati dei mesi da allora – quasi un anno a voler guardare bene -, il tema è tornato centrale, tanto in Parlamento, con l’alleanza Verdi e Sinistra che ha presentato un ordine del giorno al decreto Pnrr con cui vorrebbe impegnare l’esecutivo a revocare i poteri commissariali per la messa in opera del termovalorizzatore della Capitale e a nominare un nuovo commissario “che attui rapidamente il piano rifiuti della regione Lazio che non prevede nuovi inceneritori“, quanto all’interno dello stesso schieramento.
Se, infatti, tutte le forze politiche a breve saranno chiamate a decidere quale sarà il futuro dell’inceneritore romano – e i pentastellati di Giuseppe Conte dovrebbero, senza dubbio, appoggiare l’odg dei rossoverdi -, per primi lo devono fare proprio quelli del Pd, che nella Capitale, con il sindaco Roberto Gualtieri, sono sicuri di voler realizzare. A Roma, appunto, perché non tutti la pensano così a livello nazionale.
Per esempio, Sandro Ruotolo, scelto da Schlein come responsabile Cultura dei dem, ha paventato l’ipotesi che la realizzazione dei termovalorizzatori porti ad “abbandonare la raccolta differenziata” e ha aperto alla possibilità di proporre un referendum sul tema: “Col dialogo si superano sempre i problemi“, ha detto.
Di diverso avviso, specialmente per quanto riguarda la differenziata, è stato lo sconfitto delle primarie nonché presidente del Partito democratico, Stefano Bonaccini, che invece ha spiegato che l’ex ministro dell’Economia “è un sindaco dicentrosinistra che ha battuto la destra e che ha preso una decisione giusta. Le parole di Ruotolo sono rispettabili, ma ha toccato un punto che va spiegato meglio. Non è vero che se ci sono termovalorizzatori si riduce la raccolta differenziata“. Per il governatore dell’Emilia Romagna “sarebbe un errore clamoroso non sostenere il sindaco di Roma sul termovalorizzatore. Dobbiamo lavorare tutti insieme perché le regioni possano avere un’autosufficienza nello smaltimento. Su questo bisogna avere le idee chiare“.
Ma le opinioni non sono certe finite, e anche Marco Sarracino, responsabile per il Sud voluto sempre dalla segretaria, in un colloquio con Repubblica ha detto la sua: “Le barricate su temi complessi non sono proprio il codice del nuovo Pd. Affronteremo il tema con apertura e responsabilità“, ha iniziato prima di sottolineare che la questione si deve affrontare “senza posizioni ideologiche” e “rispettando gli amministratori locali che vivono la criticità sul territorio“.
Ci sarà da discutere, insomma, e lo si farà nella riunione di giovedì, in cui anche Schlein sicuramente esporrà la sua visione su un tema importante, a livello locale, certo, e su cui Gualtieri ha spinto parecchio, ma anche e soprattutto all’interno dello schieramento. Da questo, infatti, potrebbero aprirsi vecchi scenari per quanto riguarda le alleanze.
Come dicevamo prima, il no dell’ex premier a Enrico Letta per le elezioni è arrivato soprattutto a causa delle diverse posizioni sull’inceneritore di Roma, e anche per le regionali nel Lazio non si è deciso di correre insieme contro Francesco Rocca, che ha poi effettivamente vinto alle urne, perché il Pd non ha cambiato la sua idea. Con il progetto del partito unico di Carlo Calenda e Matteo Renzi definitivamente tramontato, poi, la strada per un fronte progressista potrebbe dare inizio a un nuovo duopolio in cui potrebbero entrare anche dal gruppo di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni, con cui, invece, ci si è presentati insieme a settembre, e di cui la deputata appoggia diverse battaglie.