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Cronaca

Sciacca, padroni ritrovano cagnolina uccisa a bastonate: “La follia di un individuo”

A Sciacca, Agrigento, la piccola Margot dopo essere scomparsa per alcuni giorni è stata ritrovata morta, uccisa a bastonate. I padroni a Nanopress: “E’ stata la follia di un individuo”.

Margot, cane ucciso a Sciacca (foto da Facebook) – Nanopress.it

L’appello sui social di Ignazio Raso e Simone Perronace, proprietari di Margot scomparsa lo scorso 18 agosto. Domenica il ritrovamento della cagnolina, morta dentro un sacco, uccisa a bastonate. Le parole di Simone Perronace: “Margot era un Samurai“.

Sciacca, cagnolina uccisa a bastonante: “Stupidità o intimidazione”

Terribile episodio di violenza sugli animali a Sciacca, in provincia di Agrigento. Una cagnolina di razza Shiba Inudi, scomparsa da casa lo scorso 18 agosto, è stata ritrovata morta, uccisa a bastonate e poi posta in un sacco, dai padroni Ignazio Raso e Simone Perronace la scorsa domenica.

Le ricerche, iniziate immediatamente nella giornata di giovedì nella zona di Fontana Calda, hanno coinvolto tutta la città, grazie anche agli appelli sui social.

La coppia ha inoltre istituito una ricompensa di 500 euro per chiunque potesse fornire informazioni utili al ritrovamento: “Appena è uscita la ricompensa tutto il paese, compresi i ragazzi con gli scooter si sono messi alla ricerca. Noi per due notti non abbiamo dormito”, racconta Simone Perronace a Nanopress.

Ma dopo due giorni di ricerche nelle campagne e nelle vicinanze dell’abitazione di Ignazio e Simone, i due padroni hanno ritrovato – dopo una segnalazione di un vicino – il corpo di Margot senza vita in un sacco.

La cagnolina è stata uccisa a bastonate, e lasciata in mezzo alla campagna. Un gesto che ha sconvolto tutta la comunità. “Stupidità” o peggio “intimidazione“, suggerisce ancora il padrone.

Cagnolina uccisa a Sciacca, Simone a Nanopress: “Margot era un Samurai”

Incomprensibili dunque fino a questo momento le motivazioni di un simile gesto, visto che – come raccontano gli stessi padroni – il cane era assai docile e a suo agio con le persone: “Non è plausibile che un cane come Margot potesse infastidire qualcuno. Tutte le volte che incontravo un bambino che aveva paura dei cani, a un certo punto finivano abbracciati”.

I carabinieri, dopo essere arrivati sul posto del ritrovamento e aver sequestrato il sacco per rivelare le impronte, si sono messi sulle tracce dell’aggressore di Margot.

Sui social il post del ritrovamento condiviso sul profilo Facebook del marito di Simone, Ignazio Raso, con la notizia della morte del cane, ha ricevuto decine di migliaia di commenti, condivisioni e interazioni.

Margot, cane ucciso a Sciacca (Foto da Facebook) – Nanopress.it

E’ stato enorme il sostegno da parte dei residenti della zona. Supporto apprezzato dai padroni di Margot che ci hanno tenuto a raccontare la loro storia oltre che sui social anche a diverse testate, con il fine di portare alla luce tali gesti orribili nei confronti di animali indifesi.

“In questo momento abbiamo migliaia di commenti, impossibile leggerli tutti, non mi era mai capitatoQuando abbiamo ritrovato il corpo hanno iniziato a contattarci dei giornalisti e io inizialmente ero titubante. Poi mi sono deciso, ho detto: questa roba va raccontata”.

Partiamo dalla sparizione. Margot lo scorso 18 agosto non si trova.

Viviamo a Sciacca da due anni, in campagna, noi non facciamo più la passeggiata al guinzaglio. Quando voleva uscire le aprivi la porta e faceva la sua passeggiata. Quando uscivamo lei aspettava sempre davanti alla porta prima che rientrassimo tutti, come un Samurai. Aveva un raggio d’azione limitato, non si allontanava mai troppo, e Margot odiava il rumore del traffico, delle macchine, dopo aver vissuto a Roma, aveva la paura dei mezzi pesanti e delle bici. Quando è scomparsa, il primo pensiero che abbiamo avuto è che l’avessero rubata, era un esemplare meraviglioso.

Il giorno dopo abbiamo pubblicato una ricompensa, di 500 euro. Appena è uscita la ricompensa tutto il paese, compresi i ragazzini con i loro scooter si sono messi alla ricerca. Noi per due notti non abbiamo dormito. C’era l’intera città alla ricerca, che gridava ‘Margot’ per le campagne.

Domenica, i nostri vicini dal balcone hanno avvistato un cane che poteva somigliare a Margot. Arrivati sul posto, abbiamo capito che il cane non era Margot, ma lo stesso cagnolino aveva percepito il suo odore. Abbiamo visto Margot in un sacco, le zampe e la coda che uscivano dal sacco. Ma la sera prima eravamo stati con l’altro nostro cane, Lupin, proprio in quella zona. La mattina dopo c’era una puzza che la sera prima non c’era

Avete denunciato alle forze dell’ordine?

“Ci sono delle indagini in corso. Io ho inizialmente denunciato la scomparsa, lei aveva il microchip. La mattina che abbiamo trovato il corpo sono arrivati sul posto i carabinieri, il veterinario, tutto è stato fatto secondo procedura. E’ stata trovata in un sacchetto di fertilizzante, sacchetto che è stato posto sotto sequestro con la rilevazione delle impronte”

Perché avete deciso di raccontare la vostra storia? Qual’è il vostro obiettivo?

“Quando abbiamo perso Margot c’è stato un impatto mediatico che non ci aspettavamo. Quando abbiamo ritrovato il corpo hanno iniziato a contattarci dei giornalisti, e io inizialmente ero titubante. Poi mi sono deciso, ho detto ‘questa roba va raccontata’. Il desiderio è stato quello di smuovere il senso pubblico. Perché è una storia che non può rimanere inascoltata”

Quali sono secondo voi le motivazioni che hanno spinto qualcuno a commettere un simile gesto? 

“Chiunque abbia ucciso Margot, sia per incidente sia per volontà, credo se la sia tenuta per due giorni. Il nostro altro cane, Lupin, l’avrebbe sicuramente individuata. Questa storia me la sarei assolutamente evitata nella mia vita. Quello che manca oggi è il perché. E’ solo un grande ‘perché’. Un atto del genere è sempre ingiustificabile. Ma se io avessi avuto un cane che attacca, che faceva danni, in qualche maniera poteva esserci un movente. Non è plausibile che un cane come Margot potesse infastidire qualcuno. Tutte le volte che incontravo un bambino che aveva paura dei cani, a un certo punto finivano abbracciati. 

l fatto che tu me lo faccia riapparire dietro casa, non so se è stupidità o intimidazione. Abbiamo scelto di vivere in mezzo agli alberi di olive per stare per conto nostro, in città siamo ben voluti. Viviamo in campagna anche un po’ passivamente, non abbiamo mai rotto equilibri interni. Il perché manca, non c’era motivo di prendersela con un essere del genere, e non c’era motivo di prendersela con noi”.

La città si è unita prima nella ricerca, poi nella solidarietà. Questo vi consola, vi regala della speranza?

“Egoisticamente vorrei il mio cane indietro. Ma visto che non si può tornare indietro, spero che questo serva a smuovere le coscienze. Sciacca, la nostra città, è fatta da brave persone, se c’è un’erbaccia, Sciacca non la vuole. E’ stata la follia di un individuo. Se hai il sangue freddo di prendertela con un essere indifeso come Margot, puoi prendertela anche con un bambino. E questa è la paura, e per questo vanno smosse le coscienze”.

Antonio Meli

Classe 1993, laureato in comunicazione e lingue, e in giornalismo, tra Siena e Roma. Appassionato di cinema, musica, storia e spettacolo. Mi piace scrivere e criticare.

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