Continua lo sciame sismico che sta interessando alcune zone del Centro Italia, con particolare attenzione alla costa dell’Emilia Romagna e delle Marche. Stamattina, un’altra scossa è stata registrata nei dintorni di Pesaro.
Ad essere interessata, questa volta, è stata la costa marchigiana. Vediamo, nel dettaglio, cosa è successo.
Non c’è pace per le zone del centro Italia, da qualche giorno interessate da uno sciame sismico che non accenna a placarsi. Il tutto è iniziato lungo le coste dell’Emilia Romagna, con alcune scosse di terremoto registrate lungo la costa, anche a Cesenatico, ma che poi si sono riversate anche su tutta la provincia di Rimini.
Questa mattina, però, il terremoto sembra essersi spostato più a sud, verso la costa marchigiana. Intorno alle ore 5.18, ad una profondità di 7 km, è stata registrata una scossa di magnitudo 3.2. Ma non è stata l’unica. Un’altra, poco meno di un’ora dopo, alle ore 6.29, è stata registrata di magnitudo 2.5 e, questa volta, a 9 km di profondità.
Si tratta di due scosse avvenute in mare, a largo della costa fra Marche ed Emilia Romagna, con particolare epicentro, per quel che riguarda quelle registrate questa mattina, a largo della costa della città di Pesaro.
Come dicevamo, si tratta di uno sciame sismico che ha avuto inizio alla fine del mese di gennaio. La notte del 30 gennaio, infatti, a Cesena, è stata registrata la prima scossa, dove l’epicentro è stato localizzato a 5 chilometri a sud ovest di Cesenatico. Erano le ore 3.23. e la scossa stessa era di magnitudo 2.4
Ma, anche in questo caso, la replica è stata imminente. Nemmeno 20 minuti dopo, intorno alle 3.50, un’altra scossa, sempre nello stesso epicentro, e con magnitudo 2.5. Stando a quanto analizzato dagli esperti, nel solo mese di gennaio sono state circa 58 le scosse registrate dalle stazioni della Rete sismica nazionale nella provincia di Forlì-Cesena, con particolare attenzione alle zone di Cesenatico e Gambettola, epicentro del sisma più forte di fine gennaio.
La fine del mese, in particolare dal 26 al 30 gennaio, sono state registrate alcune scosse di magnitudo più alto rispetto alle altre (anche intorno ai 4.1 gradi) e sono state, di conseguenza, avvertite anche dalla popolazione.
Anche se l’area interessata da questo sciame sismico è indicata come “a rischio più basso” di quelle circostanti ad essa, si ipotizza che a determinare queste scosse “sia stato il movimento di una faglia di svincolo tra strutture di faglie inverse come quelle del riminese e quelle note nel sottosuolo padano a nord”, come spiegato sul sito Ingv terremoti.
Gli esperti spiegano, infine che, va considerato che le profondità calcolate per i terremoti registrati in questa zona a fine gennaio, sono comprese tra i 15 e i 25 km. Ciò, spiegano gli esperti dell’INGV, fa pensare a “una deformazione del basamento situato al di sotto della copertura sedimentaria”, in corrispondenza delle faglie che si sono mosse.
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