Il Garante per gli scioperi nei servizi pubblici ha fornito una fotografia reale della conflittualità nazionale sul fronte del lavoro. Il presidente dell’Autorità, Giuseppe Santoro Passarelli, infatti, ha presentato a Montecitorio la Relazione annuale al Parlamento sull’attività svolta nel corso del 2016 illustrando gli aggiornamenti ed evidenziando che nell’anno trascorso sono stati proclamati 2.352 scioperi, ma solo 1.488 di questi sono stati realmente effettuati. Il trasporto pubblico locale è il settore che ha proclamato e effettuato più scioperi (per un totale di 250 realizzati su 368). Ma vediamo gli altri dati contenuti nella relazione annuale della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sugli scioperi nei servizi essenziali, dai quali emerge che sindacati e governo PD sono da tempo ai ferri corti.
Nel settore dei servizi pubblici essenziali lo sciopero si mantiene a livelli piuttosto elevati e si registra un trend complessivo in lieve crescita rispetto all’anno precedente (2015): infatti il dato complessivo di tutte le proclamazioni di sciopero (nazionali, locali, settoriali, delle prestazioni straordinarie, etc.), si attesta su 2.352 nel 2016 rispetto a 2.261 dell’anno precedente. Il presidente della Commissione di Garanzia sugli scioperi, Giuseppe Santoro Passarelli ci ha tenuto però a precisare che a seguito delle revoche delle parti (anche su richiesta della Commissione), le giornate interessate dalle azioni di sciopero sono state in realtà 840, distribuite nei vari settori dei servizi pubblici essenziali, a livello nazionale, aziendale e nelle varie aree geografiche del Paese.
CAMPANIA LAZIO E SICILIA SUL PODIO DEGLI SCIOPERI
Interessante il dato regionale che mostra come in cima alla classifica delle regioni italiane che hanno proclamato più scioperi nel 2016 ci sono Campania, Lazio e Sicilia. Le tre regioni insieme hanno totalizzato 812 annunci di fermo in ambito locale e territoriale.
SE LO SCIOPERO PERDE IL SUO SENSO
Giuseppe Santoro Passarelli ha evidenziato l’uso distorto del diritto di sciopero: “L’eccessivo ricorso allo sciopero, seppur nel rispetto della normativa di riferimento, pone l’esigenza di una riflessione, nel momento in cui, in alcuni servizi essenziali, esso viene riproposto con una scadenza periodica, specie da alcune organizzazioni sindacali dall’incerta rappresentatività che vi ricorrono per avere auto-legittimazione e visibilità piuttosto che in reale funzione di autotutela degli interessi collettivi”.
“Può così accadere che, oltre ad esservi un utilizzo ‘distorto’ del diritto di sciopero, non vi sia proporzionalità fra il disagio causato agli utenti e lo sciopero proclamato senza un diffuso consenso sindacale“, e ha aggiunto: “Emblematica l’astensione improvvisa dei taxi, effettuata a marzo di quest’anno, in dispregio di tutte le regole previste dalla legge. Tali azioni collettive, spesso collegate ad istanze sociali di vario tipo, più che sciopero in senso proprio, rappresentano l’espressione del potere di coalizione di gruppi professionali organizzati, oltre a quelle più squisitamente politiche, attese le conseguenze della globalizzazione dell’economia sulle dimensioni stesse del conflitto”.
QUANDO RENZI UMILIO’ I SINDACATI
In Italia il conflitto sindacati-governo dura da tempo. Va precisato che la resa dei conti tra governo e sindacati in materia di scioperi è iniziata quando Matteo Renzi, allora presidente del Consiglio, in occasione di uno sciopero indetto per venerdì 18 marzo 2016 commentò: “E’ una presa in giro per i cittadini che credo si meritino altro del vedere piccole sigle sindacali che scioperano contro la guerra che non c’è (il riferimento era alla Libia, ndr). Questo pone il grande tema della rappresentanza sindacale che auspico sindacati e Confindustria possano risolvere”.
Prima ancora l’avversione di Renzi per i sindacati si era manifestata nel 2014, quando in ballo c’era la legge di stabilità e il jobs act con l’abolizione dell’articolo 18. In quella sede l’ex premier, segretario del partito democratico, chiuse la concertazione sulle politiche sociali con la battuta umiliante nei confronti della Cgil, il sindacato più importante e storicamente legato alla sinistra: “Se per voi è più comodo mandateci una mail”.
SCIOPERI E CONCERTAZIONE: CHI L’HA VISTA?
Certo, dopo che la rottura tra il PD e il sindacato – che una volta era un bacino di utenza non indifferente – si è fatta via via più insanabile, i sindacati hanno usato e stra-usato lo strumento dello sciopero perché di fatto privati del tavolo di concertazione con il governo. “È evidente che un efficace sistema negoziale di regolazione del conflitto debba poter contare sulla solidità e sulla tenuta del sistema di contrattazione, vero strumento di composizione del conflitto. La conclusione e la puntualità nei rinnovi dei contratti collettivi sono elementi essenziali per un sano modello di relazioni industriali”, fa notare anche Giuseppe Santoro Passarelli nel corso della sua relazione annuale.
PD E SINDACATI: LA ROTTURA E’ DEFINITIVA
Il PD si è schierato contro i sindacati? Niente di nuovo sotto al sole, dunque, non a caso il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, anche se dall’interno del governo Gentiloni, ha ribadito di recente che ci sono troppe sigle sindacali che, sulla carta, non coprono in molti casi neanche la metà dei lavoratori. “Sa cosa significa? – si arrabbia – Che è vero, come sosteniamo da mesi, che bisogna intervenire per evitare che una minoranza di lavoratori tenga in ostaggio una maggioranza di cittadini nelle loro esigenze quotidiane. Questi sono i danni di una situazione inaccettabile”.
Delrio si è già espresso chiaramente: “C’è l’esigenza di costruire una risposta che salvaguardi il diritto del lavoratore allo sciopero senza che questo comporti danni gravi per i cittadini”. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti gli fa eco: “E’ un tema all’ordine del giorno da tempo che va affrontato, serve una risposta equilibrata, efficiente ed efficace”. Dal lato sindacale non mancano le proposte, Carmelo Barbagallo, leader Uil ripete: “Sono anni che propiniamo l’avvio di una discussione seria perché bisogna regolare il conflitto. Noi siamo per trovare una soluzione ma discutendo seriamente”, il sindacato da tempo ha proposto lo ‘sciopero virtuale‘ con sanzioni a carico delle aziende.
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