È iniziato oggi lo sciopero di 24 ore di diversi stabilimenti dell’Ilva, istituito dai sindacati per esternare il malcontento dei dipendenti nei confronti dell’azienda. Il perché della protesta e le richieste al governo.
Questa mattina alle 7 è iniziato lo sciopero di 24 ore stabilito dai sindacati Fim, Fiom e Uilm, oltre che dal Usb, relativo a diversi stabilimenti del’ex Ilva, diventato poi Acciaierie d’Italia.
Il principale stabilimento che sta guidando la protesta è, ovviamente, quello di Taranto, che manifesta insieme ad altri impianti contro la situazione di stallo che da molti mesi pervade l’azienda. Ecco cosa sta succedendo.
Sciopero dell’ex Ilva: le motivazioni dei sindacati
Dopo una settimana di agitazione per la decisione di Acciaierie per l’Italia, ovvero quella di sospendere le attività di 145 ditte dell’indotto, arriva lo sciopero annunciato dei sindacati e dei dipendenti dell’Ex Ilva.
La sospensione da parte della società è indirizzata verso quelle ditte che, secondo quanto riportato, svolgono lavori ritenuti non essenziali. Ovviamente, la decisione porta una conseguente perdita di lavoro da parte dei dipendenti.
Queste motivazioni hanno scatenato lo sciopero di oggi 21 novembre, che durerà 24 ore, ma non solo queste: Acciaierie per L’Italia, il 17 novembre, non ha presenziato all’incontro con il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, insieme anche ai sindacati e agli enti locali.
Questo è stato un altro dei motivi importanti che hanno portato alla protesta di oggi, da parte di Fim, Fiom e Uilm, oltre che dall’Usb.
La Fiom Cgil ha dichiarato in merito alle agitazioni:
È necessaria una presenza massiccia di tutti i lavoratori, per consentire la riuscita della mobilitazione.
La manifestazione di oggi non avverrà nel centro città, ma ci sarà un corteo che farà spola in tutte le portinerie della fabbrica, arrivando poi direttamente alla direzione dello stabilimento.
Le richieste dei sindacati
Le richieste di tutti i sindacati che stanno partecipando allo sciopero dell’ex Ilva sono chiare e precise, per sbloccare la situazione.
Fim Cisl chiede al governo Meloni di lavorare velocemente sul dossier di Acciaierie per L’Italia, perché al momento la fabbrica è ferma e più si ritarderà più si rischierà la chiusura del siderurgico.
Secondo Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl, lo Stato non ha abbastanza risorse per investire in questa situazione precaria, per cui è contro l’idea di nazionalizzazione dell’acciaio italiano. Bisogna ricorrere ai investitori privati secondo il sindacato, solo così la situazione potrà essere risollevata.
La scommessa con ArcelorMittal non ha funzionato, ma lo Stato oggi è già presente nel capitale.
Gennaro Oliva della Uil, invece, spera che la situazione da parte del governo non resti passiva e che ci si rimbocchi le maniche per capire come salvare la situazione dell’ex Ilva.
La Uilm, invece, dichiara qual è l’obiettivo di questo sciopero, non tanto ottenere quel “miliardo che consentirebbe il prosieguo delle attività”, bensì il cambiamento di tutta la gestione della società, il reintegro di quelle persone che hanno perso il lavoro e, soprattutto, lavorare nel rispetto del diritto costituzionale.