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Categories: Cronaca

Sciopero dei giudici di pace dal 4 al 10 novembre

E’ previsto uno sciopero dei giudici di pace dal 4 al 10 novembre. Nel nostro Paese gli uffici resteranno chiusi e slitteranno più di 200.000 procedimenti. La protesta è dovuta alla grande pressione che in questo periodo sta ricadendo sui giudici, costretti ad aumentare le loro competenze in ambito civile, penale e amministrativo. Uno dei principali problemi sarebbe rappresentato dalla mancanza del personale e dal fatto che molti procedimenti rischiano di ritardare anche di anno in anno.

La situazione è davvero nel caos, perché a volte, pur essendo stato celebrato il processo, passano anche 365 giorni nella pubblicazione delle sentenze. Tutto questo è dovuto soprattutto alla mancanza del personale amministrativo. Ritardi su ritardi, insomma: prima si aspettano addirittura anche 3 anni per la presentazione dei ricorsi e poi ancora un altro anno prima che la sentenza possa diventare effettiva. I giudici di pace protestano contro la riforma della giustizia intrapresa e portata avanti dal ministro Andrea Orlando.

La riforma di Orlando

La riforma del ministro Orlando rende ancora più ampie le competenze attribuibili ai giudici di pace, sia in ambito civile che penale. I giudici di pace passeranno a giudicare le cause immobiliari fino a 30.000 euro, mentre fino ad ora il loro intervento si limita alle cause fino a 5.000 euro. Le loro competenze si ampliano sui contenziosi patrimoniali e sui risarcimenti stradali anche ingenti, fino a 50.000 euro.

Secondo i giudici, tutto questo sarebbe negativo, perché rischiano di saltare alcuni diritti fondamentali per i cittadini, come la tutela della maternità, della salute, la previdenza e potrebbe risentirne anche la Pubblica Amministrazione nel pagamento degli stipendi. A tutto questo si devono aggiungere la carenza degli organici e la scarsità dei mezzi a disposizione.

Le conseguenze dello sciopero

Si prevede che, con lo sciopero dei giudici di pace, saranno più di 200.000 i provvedimenti che saranno rimandati al 2015. Già tra la fine del mese di settembre e l’inizio di ottobre c’era stato uno sciopero del genere. I diretti interessati vogliono fare valere le loro ragioni e lamentano il fatto che le loro competenze si sono ampliate già moltissimo e che sono destinate a crescere ancora di più. La situazione è già sotto pressione e rischia di diventare davvero difficoltosa, a causa di tutti i ritardi che si avranno in seguito all’astensione dal lavoro.

Giorgio Rini

Giorgio Rini è stato collaboratore di Nanopress dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di politica, cronaca e spettacoli.

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