Continua anche a ottobre lo sciopero dei Giudici di Pace che, partito lunedì 15 maggio, formalmente si è concluso l’11 giugno 2017, per poi ricominciare per altre tre settimane, partendo appunto dal 3 luglio 2017. Alla vigilia dell’autunno i giudici di pace incroceranno le braccia e non celebreranno udienze dal 2 al 6 ottobre prossimo. Lo sciopero è stato indetto per protestare contro la riforma della magistratura onoraria, definita in una parola ‘umiliante’ e volta a ‘schiavizzare la magistratura onoraria e a rottamare la Giustizia in Italia’. “Questo Governo sta cancellando la Giustizia in Italia – scrive in una nota l’Unione nazionale giudici di pace – con leggi che mirano esclusivamente a bloccare i processi ed impedire ai cittadini l’accesso alla Giustizia. La riforma della magistratura onoraria, che raddoppia i carichi di lavoro dei giudici di pace e dei magistrati onorari nei tribunali e nelle procure, ma ne vieta l’utilizzo per più di 2 giorni alla settimana, dilaterà a tal punto la durata già irragionevole dei processi dal dissuadere chiunque ad intentare una causa”. Nel frattempo – prosegue il comunicato – “avanzano spedite le procedure dinanzi alle più alte Istituzioni europee: la questione dei magistrati onorari italiani è all’esame finale della Commissione europea e del Parlamento europeo, che il 22 novembre assumeranno le loro determinazioni in sede di Commissione”.
SCIOPERO A OLTRANZA
Sarà un autunno caldo per quanto riguarda la riforma della magistratura onoraria, con nuovi scioperi proclamati dai giudici di pace. Quello che chiedono gli interessati è la stabilizzazione previdenziale e contributiva per i 1.400 giudici di pace che nonostante abbiano ufficialmente un incarico temporaneo, in realtà sono in servizio a tempo pieno da anni, ma chiedono anche un cambiamento sostanziale del decreto legislativo attuativo della legge delega per la riforma della magistratura onoraria, che lo scorso 5 maggio è stato varato in prima lettura dal Consiglio dei ministri. Ricordiamo che la protesta è stata avviata nel novembre scorso, e che finora ha visto fermarsi i giudici di pace già per diversi mesi.
GIUDICI DI PACE CONTRO LA RIFORMA ORLANDO
La riforma della magistratura onoraria coinvolge non solo i giudici di pace, ma anche i giudici onorari di tribunale e i vice procuratori onorari. Oggi queste categorie smaltiscono il 60% dei processi civili e penali di primo grado. Un carico destinato ad aumentare fino all’80% per quanto riguarda il contenzioso civile e penale di primo grado, che però vedrà – paradossalmente – “un abbattimento delle indennità” percepite “pari al 75%” in meno. Il che significherà ”lavorare come schiavi tutti i giorni, non meno di 10-12 ore quotidiane, per percepire emolumenti netti mensili intorno ai 600-700 euro, somme che neppure basterebbero per pagare le bollette e le spese di sopravvivenza”, denuncia l’Unione nazionale dei giudici di pace. Tutto questo “senza congedi retribuiti di maternità o per motivi di salute, senza assicurazione per infortuni sul lavoro, senza trattamento di fine rapporto“.
Gli effetti della protesta potrebbero essere pesanti: lo stop riguarderà infatti non solo i processi ma anche il deposito di sentenze e decreti ingiuntivi, comprese le convalide delle espulsioni dei cittadini extracomunitari irregolari. E se le loro richieste resteranno ancora inascoltate, i giudici di pace in servizio sono anche pronti alle “dimissioni di massa con effetto immediato”, come minaccia l’Associazione nazionale dei giudici di pace.
SCIOPERO GIUDICI DI PACE, SOLIDARIETA’ DEI MAGISTRATI ONORARI
Lo scorso giugno a Milano, in occasione del convegno “Riforma della Magistratura Onoraria: quale futuro per la giurisdizione?”, i massimi vertici del Tribunale, dalla Presidente della Corte d’Appello Marina Tavassi al presidente del Tribunale di Milano Roberto Bichi passando per l’Avvocatura milanese, con il presidente dell’ordine Remo Danovi, sono scesi in campo in difesa dei colleghi della Magistratura Onoraria, riconoscendo loro il ruolo essenziale che da anni svolgono ‘con estremo impegno e professionalità’.
A dare appoggio e solidarietà ai giudici di pace in sciopero, anche Paola Gandolfi, Presidente della prima sezione civile del Tribunale di Milano, mentre Marilisa D’amico, Professore ordinario di diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano, è intervenuta sull’incostituzionalità dello schema di riforma, che “contrasta in molti punti con la legge delega violando l’art. 76 della Costituzione ed è del tutto irragionevole perché da una parte precarizza e limita il lavoro dei magistrati onorari, dall’altra ne aumenta le competenze. Inoltre non risponde alla condanna del comitato europeo dei diritti sociali, violando l’art 117 comma 1 della Costituzione Italiana.
Cori di perplessità sullo schema della riforma sono arrivati anche da Giuliano Scarselli, Professore Ordinario di procedura civile all’Università di Siena ed Ernesto Aghina, Presidente del Tribunale di Torre Annunziata, il quale in particolare ha evidenziato le conseguenze negative dal punto di vista pratico e l’inutilità dello schema di riforma pensato, in quanto “contraddittoriamente alla sua stessa ratio come nella mente del legislatore pare prevedere l’assegnazione delle cause ai magistrati onorari solo in caso di situazioni estreme di tribunali, in stato prefallimentare. Circostanza questa non esistente in nessun circondario di Italia”.
A rischio ci sono 600mila pratiche giudiziarie perché quasi tutte le attività giudiziarie ed amministrative effettuate dai giudici di pace, compresa la redazione e il deposito di sentenze, decreti ingiuntivi e altri atti di competenza, saranno sospese nei giorni di sciopero, mentre verrà garantita solo la celebrazione di una udienza a settimana. Ma anche in quel giorno la protesta non si fermerà, e i giudici a lavoro praticheranno lo sciopero della fame.
IL DOCUMENTO CHE ACCOMPAGNA LO SCIOPERO CONTRO LA RIFORMA
“Malgrado la ferma posizione contraria della Commissione Europea, del Parlamento Europeo, dei capi del 90% circa degli uffici giudiziari sul territorio nazionale e, di recente, del Consiglio di Stato, il Ministro della Giustizia Andrea Orlando intende portare a compimento una riforma che, di fatto, cancella la magistratura onoraria e di pace, ossia una forza lavoro che nel nostro Paese manda avanti la Giustizia, trattando oltre il 60% del contenzioso giudiziario civile e penale”, si legge in una nota delle organizzazioni dei giudici di pace.
ANCHE I GIUDICI CHIEDONO PENSIONI EQUE
“Il Ministro Orlando non ha alcuna intenzione di seguire la strada, pur sbandierata per mere motivazioni opportunistiche, della stabilizzazione dei magistrati di pace ed onorari in servizio, imposta dall’Europa ed indicata dal Consiglio di Stato; al contrario – continua la nota – si profila come imminente la presentazione, da parte del Ministro Orlando al Consiglio dei Ministri, di un provvedimento legislativo che accentuerà tutte le violazioni contestate formalmente dalla Commissione Europea e dal Consiglio d’Europa all’Italia (trattamento economico e previdenziale discriminatorio, nonché degradante per un magistrato dello Stato, carenza di tutele per la maternità, la salute, gli infortuni sul lavoro, disconoscimento dei diritti alle ferie ed al trattamento di fine rapporto, precarietà del rapporto…) e, di fatto, bloccherà completamente le attività degli uffici giudiziari per tutti gli anni a venire, con un impiego dei magistrati onorari e dei giudici di pace, oggi utilizzati a tempo pieno, addirittura ipotizzato dallo stesso Ministro Orlando, a parità delle dotazioni organiche, in un solo giorno a settimana”.
LA MANIFESTAZIONE A BRUXELLES
“Una politica giudiziaria irresponsabile e demolitrice che metterà definitivamente in ginocchio la Giustizia”, conclude la nota dei sindacati dei giudici di pace, “onerando i magistrati di carriera del doppio dei loro attuali carichi di lavoro, con relativa certezza del blocco dei processi civili e della prescrizione del 90% dei reati”. I giudici di pace hanno scritto alla Commissione Europea, sollecitando la messa in mora dell’Italia ed il suo immediato deferimento al giudizio della Corte di Giustizia Europea. A giugno si è tenuta una manifestazione dell’intera magistratura di pace ed onoraria a Bruxelles, davanti alle sedi del Parlamento Europeo e della Commissione Europea.
L’APPELLO AL CAPO DELLO STATO
I giudici di pace in sciopero hanno rivolto un appello al capo dello Stato, sollecitando un suo intervento in qualità di “garante della Costituzione e dell’indipendenza della magistratura”, perché “il Paese non può subire una riforma che ha il solo scopo di cancellare la magistratura onoraria e mettere in ginocchio l’intero sistema giudiziario”.