Proseguono le proteste in tutta Italia con lo sciopero dei taxi, ma dopo le dimissioni di Draghi è stato sospeso il presidio a Palazzo Chigi.
Lo sciopero dei taxi degli scorsi giorni continua, anche se in queste ore il presidio a Palazzo Chigi è stato sospeso, dopo le dimissioni di Mario Draghi.
Le auto bianche si sono bloccate nelle città principali del nostro Paese: Roma, Milano, Torino e Napoli, proteste che hanno bloccato intere strade e piazze. Ecco cosa sta succedendo e quale sarà il prossimo sciopero annunciato.
Dopo lo stop del 5 e il 6 luglio, due giorni in cui i taxi si sono completamente bloccati, arrivano altre due date in cui le auto bianche non circoleranno.
Al momento, però, il presidio a Palazzo Chigi è stato sospeso, per via delle dimissioni di Draghi. Un comunicato diffuso da Ugl Taxi, Usb Taxi, Federtaxi Cisal, Unica Cgil, Uti, Fit Cisl, Tam, Claai, Satam, Or.sa Taxi, Fast Confsal Taxi, Uritaxi, Unimpresa, Ati Taxi, Associazioni Tutela Legale Taxi dice: “Ringraziamo le tassiste ed i tassisti, che ci hanno sostenuto in questo sforzo, e che in segno di solidarietà nei confronti dei colleghi ancora impegnati nello stesso, hanno spontaneamente sospeso il servizio, riteniamo necessario ora far ripartire l’attività lavorativa”.
I tassisti hanno annunciato che si fermeranno anche il 20 e il 21 luglio prossimi, ovvero mercoledì e giovedì. Ma per cosa protestano?
I possessori di taxi si stanno ribellando a causa dell’articolo 10 del ddl Concorrenza, la legge per il mercato e la concorrenza che il governo deve approvare ogni anno, per verificare continuamente che la competizione sia garantita e l’efficienza del funzionamento dei mercati massimizzata.
In particolare, nell’occhio del ciclone c’è Uber, l’applicazione web già utilizzata in tutto il mondo, che offre un servizio di trasporto automobilistico, in piena concorrenza con i taxi. Dopo anni di opposizione da parte dei tassisti, Uber è entrato a pieno regime nel circolo della mobilità cittadina, facendo infuriare i diretti interessati.
Se questo disegno di legge verrà approvato, i taxi sarebbero costrette ad adeguarsi al sistema di prenotazione tramite applicazione di Uber.
Ma oltre a Uber, questo disegno di legge viene visto anche come un pericolo per le licenze, che tutti i tassisti hanno pagato cifre enormi.
Chi protesta non vuole arrivare a vedere che queste vengano deprezzate da un mercato liberalizzato. Ad oggi, le licenze sono circa 40 mila in Italia e il loro prezzo arriva a toccare i 170 mila euro in città come Roma e Milano.
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