[didascalia fornitore=”ansa”]Denise Pipitone all’epoca della scomparsa[/didascalia]
La scomparsa di Denise Pipitone è una vicenda che, ancora oggi, non ha risposte. La lotta instancabile della mamma, Piera Maggio, continua ogni giorno alla ricerca della verità su quanto accadde quell’1 settembre 2004 quando Denise scomparve nel nulla mentre si trovava davanti casa, a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. L’incubo di ogni genitore si materializza nella storia di Denise e della sua scomparsa: quello che doveva essere un giorno come tutti gli altri si è trasformato in un calvario per la madre che, da allora, continua a cercarla. Dopo un processo per Jessica Pulizzi, la sorellastra di Denise, accusata di averla rapita, e la sua assoluzione in due gradi di giudizio e in via definitiva, la mamma continua la sua battaglia in tribunale perché il caso di Denise Pipitone abbia finalmente giustizia. Ripercorriamo tutta la vicenda.
Testi a cura di Kati Irrente e Lorena Cacace
La scomparsa di Denise Pipitone a oggi non ha un colpevole. Della sorte della piccola, scomparsa all’età di 4 anni, non si è più saputo nulla, nonostante anni di indagini e un’attenzione mediatica costante, anche grazie al lavoro continuo della madre e del suo legale, l’avvocato Giacomo Frazzitta. Dopo un processo, concluso con un nulla di fatto, la riapertura del caso da parte della Procura di Marsala per la ricerca di eventuale Dna di Denise sui luoghi delle indagini sembra far rifiorire le speranze.
La scomparsa di Denise Pipitone
Denise Pipitone, 4 anni da compiere, scompare l’1 settembre 2004, da Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, mentre si trova davanti a casa della nonna, Francesca Randazzo. Viene vista intorno alle 11:45 di quel giorno, ma dopo 5 minuti è la stessa nonna a dare l’allarme, perché non la trova più. Secondo quanto raccontato dalla mamma in più occasioni, Denise è scomparsa intorno alle ore 12, da via Domenico La Bruna, angolo via Castagnola, che porta velocemente all’autostrada: la bambina avrebbe svoltato l’angolo della strada, per rincorrere un cugino, dove abita una zia. La stessa zia riferisce di averla vista l’ultima volta intorno alle 11,45 fare capolino e poi tornare verso casa, dove non è mai arrivata: in pochi minuti Denise scompare.
Le indagini
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Iniziano così le ricerche, e in seguito le indagini, che portano ad una serie di vicende complicate, a partire dalla rivelazione, da parte di Piera Maggio, sulla verità riguardo alla paternità di Denise, che rivela essere figlia di Pietro Pulizzi. La donna, dando una luce agli inquirenti, spiega che da tempo la moglie e la figlia di Pulizzi la sottopongono a vere e proprie persecuzioni. Vanno avanti le investigazioni, che si avvalgono anche di perquisizioni e di intercettazioni telefoniche ed ambientali, le quali fanno ricadere i sospetti su Jessica, figlia di Pulizzi.
A tradire la ragazza sarebbe stata una frase, pronunciata in dialetto, intercettata mentre aspetta di essere sentita in Questura pochi giorni dopo la scomparsa della bambina: “Io a casa ci a purtai“, cioè ” la portai a casa”, dice Jessica rivolta alla madre che le chiede dove fosse stata quel primo settembre.
Tutto ciò porta, nel 2010, all’apertura di un processo a carico di Jessica Pulizzi e del suo fidanzato, Gaspare Ghleb, che è accusato di falsa testimonianza. Il primo passo della vicenda giudiziaria si conclude tre anni dopo, quando Jessica viene assolta e il suo fidanzato, invece, condannato a due anni per false dichiarazioni al PM.
Il processo a Jessica Pulizzi
[didascalia fornitore=”ansa”]Jessica Pulizzi in un frame di un video tratto da Chi l’ha visto?[/didascalia]
Il collegio dei giudici ritiene di non condannare la giovane ma con formula dubitativa, e, restando comunque in atto il movente del sequestro, i legali della famiglia di Denise decidono di ricorrere in Appello e di proseguire l’iter giudiziario. Il 5 dicembre 2013 il gip di Marsala (Trapani) archivia il procedimento a carico di Anna Corona, la madre di Jessica ed ex moglie del padre naturale di Denise. La donna era indagata insieme ad altri per sequestro di minore, omicidio e occultamento di cadavere
In seguito spunta un’intercettazione molto particolare. Le parole: “Ciao Pè, vai a prendere Denise”. Poi il dialogo è proseguito con: “Ma Peppe che ti ha detto? Dove la devo portare?”. La registrazione sarebbe stata effettuata tramite una cimice installata sul motorino di Jessica Pulizzi, sorellastra della bambina scomparsa e sospettata del rapimento di Denise. L’intercettazione ha aumentato i sospetti di Piera Maggio, la madre di Denise, la quale è convinta che la figlia non sia stata uccisa, ma rapita in seguito alla relazione che la stessa Piera ha avuto con il padre di Jessica Pulizzi. Quest’ultima ha reso dichiarazioni spontanee il 19 febbraio 2014, confermando “l’antipatia” per Piera Maggio, in un primo tempo negata, e fornendo alcuni alibi che in parte sono stati smentiti da altri testimoni.
Per l’imputata, sorella per parte di padre (Piero Pulizzi) di Denise, i pubblici ministeri Francesca Rago e Sabrina Carmazzi avevano chiesto 15 anni di carcere, il massimo della pena per il reato contestato.
L’intercettazione choc
‘Quanno eramu ‘ncasa, a mamma l’ha uccisa a Denise‘, sono le parole che Jessica Pulizzi avrebbe detto alla sorella minore Alice, asserendo quindi che Denise Pipitone sia stata uccisa dalla loro madre, mentre era in casa diAnna Corona. La nuova inchiesta aperta dalla Procura di Marsala per far luce nella scomparsa della bambina parte proprio dal contenuto di questa intercettazione ambientale dell’11 ottobre 2004.
‘Quanno eramu ‘ncasa, a mamma l’ha uccisa a Denise‘. E Alice ripete : ‘A mamma l’ha uccisa a Denise?‘. Jessica: ‘Tu di sti cosi unn’ha parlari‘. Alice: ‘E’ logico‘.
E’ il perito Massimo Mendolìa che ha rivelato il contenuto dell’intercettazione davanti alla terza sezione della Corte d’appello di Palermo. Al vaglio dell’esperto che ha avuto il compito di ascoltare e trascrivere tutto, è stata consegnata solo una parte di tutta la mole di documentazione.
Per il consulente della difesa, però, la decisiva frase che Jessica avrebbe pronunciato non si sente, e in effetti pare sia sussurrata. Il perito ha spiegato di esserne venuto a capo solo dopo un’opera di filtraggio e pulitura dei nastri magnetici.
‘La frase che avrebbe pronunciato Jessica è molto inquietante’, ha commentato l’avvocato di parte civile Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, madre di Denise. Le indagini proseguono.
La lettere di Piera Maggio alla figlia scomparsa
[didascalia fornitore=”ansa”]Piera Maggio[/didascalia]
A dieci anni dalla scomparsa di Denise Pipitone, la madre Piera Maggio non si arrende e chiede ancora giustizia, chiede di sapere la verità sul destino della figlia. Per questo, il 1° settembre 2014 la donna scrive una lettera nel giorno in cui ricorrono i dieci anni dalla sua scomparsa da Mazara del Vallo (Trapani).
“Sono trascorsi dieci lunghi anni senza poterti vedere, senza poterti abbracciare e coccolarti come spesso facevo, mi manchi tantissimo“, inizia così il lungo messaggio indirizzato alla bambina che al momento della scomparsa aveva tre anni, a breve ne avrebbe compiuti quattro.
“Noi siamo qui ad attendere con speranza il tuo ritorno, vogliamo giustizia per coloro che questo male abominevole e disumano lo hanno procurato! Io non mi arrendo, noi non ci arrendiamo! E assieme a me, tutte le persone che ti vogliono bene e che attraverso noi, hanno imparato a conoscerti!!! Ovunque tu sia spero che tu stia bene e che ti senta amata come avremmo fatto noi“.
Mamma coraggio non si arrende, e spera in cuor suo di potere riabbracciare la figlia: “Non so dove, non so quando, io ti riabbraccerò! Ti vogliamo un mondo di bene! P.S. Denise, se ho suscitato in te un qualche ricordo o se ti riconosci in quello che ho scritto, mettiti in contatto con noi! La tua mamma, Piera Maggio (Pietra)“, sono le parole conclusive della lettera a Denise.
L’assoluzione di Jessica Pulizzi
La sorellastra Jessica Pulizzi viene assolta anche in Appello . La Terza Corte d’appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, conferma la sentenza di primo grado che aveva assolto la Pulizzi dall’accusa di aver organizzato e preso parte al rapimento della sorellastra. Il pm Rosalba Scaduto aveva invece chiesto 15 anni; come i colleghi di Marsala, per l’accusa era chiaro che “una serie di indizi chiari, univoci e convergenti inducono a ritenere che Jessica sia stata l’autrice del sequestro. È colpevole senza alcun dubbio. Anche se non può aver agito da sola“.
In Aula è presente anche Piera Maggio, mamma della piccola Denise. “Non c’è giustizia. E comunque noi continueremo a cercarla“, ha dichiarato la donna. Anche il suo legale, l’avvocato Giacomo Frazzitta, ha sottolineato come si sia trattato di “un momento triste per la giustizia italiana. Aspettiamo le motivazioni della sentenza. Mi viene in mente il caso di Chiara Poggi: anche lì l’imputato è stato assolto due volte, però, poi, la cassazione ha stabilito cose diverse“. Diversi i toni del legale di Jessica Pulizzi, Fabrizio Torre: “Riteniamo che questa sia una sentenza giusta, che arriva dopo seri approfondimenti disposti dalla corte d’appello di Palermo“.
Il 19 aprile 2017 la Corte di Cassazione assolve in maniera definitiva Jessica Pulizzi, accusata del rapimento della sorellastra: come già negli altri gradi di giudizio, il Pg aveva chiesto l’assoluzione per “assenza di indizi e prove certe”: secondo la Procura non c’erano elementi per dimostrare “che nei 15 minuti indicati come orario del possibile rapimento Jessica lo abbia compiuto”.
Il caso di Denise Pipitone viene riaperto
Il 12 ottobre 2017 arriva la notizia tanto attesa da Piera Maggio. La Procura di Marsala riapre il caso di Denise dopo aver accolto la richiesta, fatta tramite il suo legale, di nuovi esami sul Dna della bambina. Le nuove tecnologie consentono infatti di ricavare il Dna dalle impronte digitali: la Procura estende la ricerca a tutte le impronte trovate durante le indagini per cercare di capire se Denise fosse mai stata su un’auto o nei luoghi delle indagini.