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Alessandro Pansa, capo della Polizia, all’indomani delle polemiche sorte dopo gli scontri di piazza a Roma durante il corteo dei movimenti, aveva biasimato il comportamento di un poliziotto, definito da Pansa un “cretino“. L’agente, reo di avere calpestato una manifestante inerme, è stato identificato, si è costituito. Nella tarda serata di lunedì, infatti, dopo essersi riconosciuto nei filmati e nelle foto, circolati dopo la manifestazione, si è presentato in questura a Roma. “Va sanzionato“, aveva continuato il prefetto, che complessivamente ha elogiato gli uomini delle forze dell’ordine schierati nella Capitale: “Vanno invece applauditi per come hanno operato e agito, con grandissima correttezza e mantenendo l’ordine pubblico. Non eccedendo assolutamente nell’esercitare la forza nei limiti della correttezza, come previsto dall’ordinamento“, ha concluso Pansa nell’intervento rilasciato lunedì, alla fine del congresso del Silp Cgil a Perugia. Dalle immagini dei filmati degli scontri che continuiamo a visionare – dei quali vi proponiamo uno scorcio in cima all’articolo – sorge un più che giustificato dubbio che non tutto sia andato secondo la corretta applicazione del protocollo. Un nuovo video, in cui si vedono immagini di inaudita violenza, mostrano un agente in tenuta anti sommossa che schiaccia un manifestante a terra con le ginocchia e altri due che lo prendono a calci.
La polemica
In alcune foto che sono state diffuse dopo le cariche, e dalla nostra sequenza che vedete qui sopra (ricavata da alcuni frame di un filmato) si vede l’agente di polizia con i pantaloni beige e il giubbotto di pelle che sale sul fianco di una ragazza, precedentemente bloccata da un altro agente in tenuta antisommossa. La ragazza è stesa a terra, insieme al suo compagno, che perde sangue dalla fronte, il quale tenta di proteggerla con un abbraccio. Dopo alcune manganellate sferrate dai colleghi sui giovani, il poliziotto in borghese arriva e cammina sopra alla ragazza, salendole su un fianco. Molti manifestanti hanno denunciato episodi simili, e dai filmati condivisi in rete è possibile ricostruire i momenti di tensione e di violenza relativi alle cariche. La manifestante ha comunque annunciato di non voler presentare denuncia.
La posizione dell’agente accusato di aver calpestato intenzionalmente la donna, intanto, si è aggravata. L’ipotesi di accusa per lui è ‘Lesioni volontarie aggravate dall’abuso di potere’. L’artificiere, per giustificare il suo comportamento ha affermato di non essersi accorto che in terra c’era una ragazza. ‘Non ho visto la manifestante a terra e ho creduto di calpestare soltanto uno zainetto‘ avrebbe detto. Le dichiarazioni di Pansa, a proposito della gestione della piazza durante la manifestazione, seguono la polemica sul comportamento di alcuni tutori dell’ordine, non solo di uno in particolare, presenti a Roma.
“Vogliamo notizie sugli arrestati”
Intanto, il giorno dopo gli scontri di sabato, una trentina di attivisti si sono accampati attendendo notizie dei quattro arrestati, alcuni già noti alle forze dell’ordine per “precedenti reati di piazza”. In particolare si atteneva la data dell’interrogatorio di garanzia o del processo per direttissima. Il pm Eugenio Albamonte ha chiesto al gip di convalidare gli arresti (due in carcere e due ai domiciliari) dei quattro manifestanti fermati sabato scorso, durante gli incidenti tra via del Tritone e piazza Barberini. Il gip dovrebbe pronunciarsi mercoledì, dopo gli interrogatori a Regina Coeli. Ai quattro viene contestato il lancio di oggetti durante la manifestazione, e due rispondono anche di resistenza aggravata e lesioni a pubblico ufficiale. Lunedì sera circa 40 persone hanno improvvisato un sit-in alle spalle del carcere di Regina Coeli, in piazzale Anita Garibaldi, contro l’arresto dei quattro manifestanti. Sugli striscioni esposti, le scritte: ‘Le lotte sociali non si arrestano, tutti liberi‘, ‘La libertà è a un passo dal cielo, liberi subito‘.
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Sabato è stato il giorno del corteo dei Movimenti contro la precarietà e l’austerity, per il diritto all’abitare e contro la speculazione e la devastazione dei territori. Giovani e meno giovani da tutta Italia si sono dati appuntamento a Roma per sfilare sotto ai Palazzi del Potere, come i Ministeri dell’Economia, del Lavoro e quello del Welfare, per ribadire la necessità “di una sola grande opera: casa, reddito e dignità per tutte e per tutti“. A pochi minuti dall’inizio della manifestazione, nei pressi del Verano, la polizia ha fermato ottanta persone con il volto coperto e armati di bastoni e picconi. Sono stati trattenuti per essere identificati. In testa al corteo svetta lo striscione “ribaltiamo il governo Renzi, cancelliamo il decreto Lupi“.
Nel pomeriggio, il corteo è arrivato sotto al ministero del Welfare e Lavoro ed è iniziato il lancio di oggetti verso il palazzo. La polizia ha usato lacrimogeni ma i manifestanti hanno continuato l’assedio. La polizia e i carabinieri hanno risposto con cariche anche lungo Via Veneto, colpendo con i manganelli. La carica più forte è avvenuta all’altezza di piazza Barberini. il bilancio è di dieci fermati (poi il numero è sceso a cinque) ed un ferito grave tra i manifestanti. Il manifestante è rimasto gravemente ferito a una mano. L’uomo ha perso alcune dita a causa dell’esplosione di un petardo. Mentre il numero complessivo dei feriti è di 40.
Foto degli scontri di piazza Barberini
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Il percorso previsto della manifestazione partiva dal concentramento a Porta Pia, poi il corteo si è snodato lungo Corso d’Italia, via Piave, via XX Settembre, largo di S. Susanna, via Barberini, piazza Barberini, via Veneto e via del Tritone – nei pressi di Palazzo Chigi, definita “area invalicabile”, zona “calda” della protesta, con il previsto sit-in davanti al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Da lì il corteo prosegue in via del Traforo, via Nazionale, piazza della Repubblica, viale De Nicola, via Solferino, via S. Martino della Battaglia, piazza Indipendenza, viale Castro Pretorio, viale del Policlinico per tornare poi a Porta Pia. La marcia contro il governo è seguita pure con un hashtag #12A, su Twitter, in tempo reale. Alle 16.30 è partito un lancio di uova e arance contro il ministero dell’Economia da parte dei movimenti per il diritto alla casa.
Tweet su “#12A #roma”
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La giornata di protesta
Sono stati circa 2mila gli agenti schierati per mantenere l’ordine pubblico nella Capitale nel giorno dell”assedio ai palazzi del potere“, dove gli organizzatori hanno parlato di una presenza di 20mila persone. La protesta è pure “contro il governo Renzi, l’austerity, il jobs act e il piano casa“. Tra i manifestanti affluiti a Porta Pia ci sono anche i collettivi universitari, almeno trecento studenti, che hanno sfilato partendo da piazzale Aldo Moro, davanti all’ingresso dell’università La Sapienza. Sullo striscione mostrato dai ragazzi appare scritto: “Dalle metropoli alle università, assediamo le città“. Sotto il monumento dedicato ai bersaglieri, oltre ai movimenti per la casa, ci sono giovani dei collettivi e dei centri sociali, varie sigle dei sindacati, immigrati, militanti No Tav e No Muos (questi ultimi si battono contro l’installazione a Niscemi, in Sicilia, da parte degli Stati Uniti, delle potenti antenne per le telecomunicazioni).
“Vogliamo riprenderci quel che ci spetta“. Alla vigilia della manifestazione, Luca Fagiano, uno dei leader del popolo dei movimenti, commenta: “Già il presidio di Porta Pia indica le responsabilità del ministro Lupi, sul decreto sulla casa che è una nuova misura di sostegno al mercato che rifiutiamo in toto. Da qua partiremo per dare l’assedio ai ministeri, soprattutto quello del welfare“. Fasciani prosegue: “Va squarciato il velo di questo miraggio del governo Renzi che vuole farci credere che dietro la precarizzazione delle nostre vite si nascono nuove opportunità. Non è vero, noi vogliamo riprenderci quello che ci spetta. Daremo un messaggio forte il 12 aprile“.
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Intanto gli attivisti del Movimento per il diritto all’abitare, che già mercoledì sera avevano marciato da piazzale Aldo Moro fin sotto al ministero delle Infrastrutture a Porta Pia, hanno trascorso la notte tra giovedì e venerdì nelle tende della loro “acampada”, un villaggio come quello organizzato in occasione delle manifestazione dello scorso 19 ottobre: montate le prime cinque tende canadesi, l’accampamento è destinato a crescere. Le intenzioni degli organizzatori, infatti, sono quelle di ricreare la stessa mobilitazione di ottobre, per protestare contro il Piano casa del governo Renzi. Alle ore 13:20 di domenica, è apparsa in rete appare la notizia che è stato oscurato il sito di Matteo Renzi, in condivisione alla manifestazione di sabato.
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