Scontro treni in Puglia: alterati registri di viaggio, indagati vertici di Ferrotramviaria

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La Procura di Trani sta seguendo varie piste dopo aver iscritto nel registro degli indagati i vertici di Ferrotramviaria per l’incidente ferroviario avvenuto lo scorso 12 luglio tra Corato e Bari e in cui hanno perso la vita 23 persone. Dopo Vito Picarreta e Alessio Porcelli, i due capistazione di Andria e Corato, si allarga la cerchia degli indagati per disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime. Nel mirino degli inquirenti, il direttore generale di Ferrotramviaria, Massimo Nitti, la legale responsabile di Ferrotramviaria, Gloria Pasquini e Michele Ronchi, direttore di esercizio. In particolare, però, il capostazione Vito Piccarreta dovrà spiegare nell’interrogatorio a cui sarà sottoposto, la presunta alterazione riscontrata nei dati dei registri di viaggio cartacei. Le indagini hanno infatti portato alla luce una modifica che sarebbe stata effettuata manualmente all’orario del treno che il 12 luglio era partito da Andria e che si è poi scontrato con quello proveniente da Corato. Lui ha negato di avere falsificato i registri.

Piccarreta, secondo quanto riferito dal difensore Leonardo De Cesare, ha detto di non essere stato lui ad alterare il registro circa l’orario di partenza del treno da Andria: ”Non ho modificato l’orario sul registro, quella grafia non è mia”, ha sostenuto durante l’interrogatorio.

Sulla vicenda gli inquirenti mantengono un riserbo totale, ma a breve potrebbe essere contestato il reato di falso. L’inchiesta intanto prosegue su altri fronti. I magistrati a breve studieranno anche il contratto di concessione tra Regione e Ferrotramviaria, le proroghe dei contratti di servizio che legano da decenni l’ente pubblico alla società privata e il regolamento di esercizio di Ferrotramviaria.

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“Parlare di errore umano è corretto”, ma anche “assolutamente riduttivo”, ha detto il procuratore di Trani, Francesco Giannella. Secondo quanto emerso finora, il capostazione di Andria avrebbe dovuto consentire la partenza del treno fermo in stazione solo nel momento in cui avesse visto arrivare gli altri due treni provenienti da Corato, uno dei quali viaggiava con un leggero ritardo.

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Quindi sul binario, al momento del disastro, erano presenti tre convogli: uno era arrivato ad Andria da Corato, gli altri due erano stati fatti partire rispettivamente dalle stazioni di Andria e Corato, e si sono scontrati. Gli accertamenti hanno finora stabilito che il convoglio partito da Andria verso sud non doveva lasciare la stazione.

Nell’avviso di garanzia notificato ai due capistazione di Andria e Corato, viene contestato di “aver cagionato l’incidente ferroviario”. Intanto il governo e la commissione Bilancio hanno approvato all’unanimità la proposta di Francesco Boccia (Pd) per gli aiuti alle famiglie del disastro ferroviario e che autorizza una spesa di 10 milioni “in favore delle famiglie delle vittime” e “di coloro che a causa del disastro hanno riportato lesioni gravi e gravissime”. A ogni famiglia andranno non meno di 200 mila euro, spiega l’emendamento.

Sergio Mattarella si recato è al policlinico di Bari per incontrare le famiglie delle vittime, gli ha promesso che verrà fatta giustizia. Il Presidente della Repubblica ha partecipato ai funerali che si sono tenuti sabato 16 luglio al palasport di Andria. “La strage dei treni in Puglia ha scosso molti di noi, ma ha soprattutto distrutto la vita di oltre venti famiglie. I giudici indagano come è giusto sulle cause. Da parte mia ho volutamente scelto di evitare con cura ogni polemica: non è il tempo delle accuse, non è il tempo degli sciacalli. Lasciamo che i magistrati facciano il loro lavoro, punto”, scrive il premier Matteo Renzi nella Enews, la newsletter della presidenza del consiglio. Le vittime, rimarca il premier, “non erano numeri, ma persone per le quali occorrerà che almeno sia fatta giustizia”.

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