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Chi sono gli scrittori morti poveri? Molti dei nomi più illustri della letteratura sono accomunati, oltre che da un indubbio talento, dalle difficoltà, soprattutto economiche, che ebbero a patire nel corso della loro vita: eccessi, debiti, manie e abuso di alcol hanno portato molti degli autori più importanti addirittura al suicidio, ossessionati dal gioco o da un rapporto morboso col denaro. Eppure, sembra che ogni genio si accompagni (inevitabilmente) ad una buona dose di follia, se è vero che autori ‘irrequieti’ come Oscar Wilde, Charles Baudelaire, Edgar Allan Poe e Ugo Foscolo, sono stati in grado di produrre opere immortali, entrate per sempre nella storia della letteratura.
Artisti, poeti, scrittori: sono tanti coloro che sono morti poveri, in solitudine o consumati da malattie dovute all’abuso di alcol; in molti sono passati a miglior vita senza neppure conoscere un attimo di celebrità, con una serie infinita di opere che hanno conosciuto la fama solo dopo la morte del loro autore (uno degli esempi più famosi è H.P Lovecraft che, in vita, non vide mai riconosciuto il proprio talento; oggi è considerato uno dei maggiori scrittori di letteratura horror, precursore, a detta di molti, del genere fantascientifico statunitense). Ma, tornando agli scrittori morti poveri, e visto che per ovvi motivi è impossibile citarli tutti, noi ne abbiamo scelti alcuni, da Oscar Wilde a Edgar Allan Poe. Eccoli brevemente qui di seguito.
Edgar Allan Poe (1809-1849)
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Scrittore, poeta, giornalista, Edgar Allan Poe è considerato l’inventore del racconto poliziesco e della letteratura horror in generale. Fu indiscutibilmente un genio ma, come molti suoi ‘colleghi’, non ebbe la fortuna di godere in vita del successo delle proprie opere: morì di stenti e nella solitudine più nera. La causa del suo declino fu la morte, per tubercolosi, della moglie Virginia, dopo la quale l’autore de Il Corvo sprofondò nella più cupa disperazione: si attaccò all’alcol più di quanto già facesse, e le sue precarie condizioni economiche finirono inevitabilmente per peggiorare. Eppure, nonostante sia vissuto in povertà, è considerato un immortale della letteratura, tanto che le sue opere – da Lo scarabeo d’oro ai celeberrimi Racconti del terrore – continuano ancora oggi ad ispirare autori, registi, musicisti e artisti di ogni genere.
Oscar Wilde (1854-1900)
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E’ lo scrittore che rappresenta al meglio l’estetismo letterario dell’Ottocento, in cui il piacere, in tutte le sue espressioni, era posto al centro dell’esistenza umana. La sua visione della vita – che si concretizzava nel vizio e, appunto, nei piaceri – si scontrava con la morale dell’epoca vittoriana di cui lo stesso scrittore fu vittima: durante la sua vita, infatti, alternò momenti di sfarzo a periodi di grande miseria, tra incontri omoerotici, confronti con i letterati del tempo e l’umiliazione del carcere per crimini sessuali; fino alla morte, tra fame e povertà. Una fine drammatica che, agli occhi di molti, lo rende un eroe tragico e un genio incompreso del suo tempo la cui opera, però, rimane, ancora oggi, l’inno per eccellenza alla bellezza, quella romantica, quella fine a se stessa.
Ugo Foscolo (1778-1827)
Tra gli scrittori morti poveri, Ugo Foscolo – grande poeta del neoclassicismo italiano e autore di odi magnifiche (ricordiamo A Zacinto e Alla sera) e di romanzi memorabili come Le ultime lettere di Jacopo Ortis – è uno di quelli che vale la pena menzionare. Conosce la povertà fin da piccolo quando, alla morte del padre, si trasferisce con la madre da Zacinto (dove nacque) a Venezia: qui, nonostante le ristrettezza economiche comincia a scrivere e a farsi conoscere ma le sue posizioni politiche, fondate sui principi di libertà ed uguaglianza, gli causano noie con la Repubblica di Venezia. Comincia, da questo momento, a combattere per i propri ideali, arruolandosi negli eserciti napoleonici convinto dell’idea di poter creare un’Italia moderna. Ma quando gli Austriaci entrano a Milano, pur di non giurare fedeltà al nuovo governo, Foscolo preferisce andare in esilio e, prima in Svizzera e poi in Inghilterra, continua la sua carriera di prolifico scrittore. La vita dissoluta che conduce, però, aggrava le sue già precarie condizioni economiche, tanto che, poco prima di morire, è costretto a nascondersi dai creditori bivaccando nei sobborghi di Londra. Proprio qui, ammalato e in miseria, muore a soli 49 anni, con l’unico conforto della figlia Floriana che gli rimane accanto fino alla fine.
Valentino Zeichen (1938-2016)
Tra gli scrittori morti poveri, infine, vale la pena citare anche Valentino Zeichen, poeta contemporaneo italiano tra i più grandi, che ha vissuto gli ultimi anni in condizioni di estrema indigenza. Dopo una vita trascorsa a scrivere poesie, senza mai curarsi del denaro, la povertà sembrava essere, per Zeichen, un vero e proprio stile di vita: viveva in una baracca fatiscente, senza arredamenti, praticamente da barbone: eppure, fame e povertà – ‘delle volte se non ho da mangiare digiuno, mi convinco che fa parte della mia dieta’, ripeteva – non scalfirono per nulla la sua verve creativa né la fama che, anche agli occhi dei grandi intellettuali italiani (Moravia in primis) lo resero ‘anti-lirico’ per eccellenza e caso unico nel panorama della poesia italiana. Tra le sue opere, ricordiamo le raccolte di poesie Pagine di gloria e Poesie 1963-2014 e i romanzi Tana per tutti e La sumera, col quale è stato candidato al Premio Strega 2015.
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