Il 7 gennaio gli studenti italiani torneranno a scuola, ma solo il 50% degli alunni potrà assistere alle lezioni in presenza, almeno fino al 15 gennaio. Questo l’accordo raggiunto tra governo ed enti locali, in un braccio di ferro che però non sembra ancora concluso. Nello scontro d’opinioni sono coinvolti anche esperti e sindacati.
La ministra dell’Istruzione Azzolina ha confermato la ferma volontà di riportare tutte le classi sui banchi, sempre mantenendo estrema prudenza e attenzione. Sempre nell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, ha sottolineato che la crescita della curva dei contagi non è da imputarsi alla scuola: è ora di riaprirla a tutti i livelli essendo un servizio pubblico fondamentale.
In contrasto le opinioni degli esperti: per il prof. Ricciardi sarebbe meglio aspettare metà gennaio mentre per l’immunologa Viola la scuola è un luogo sicuro. Anche l’ISS sostiene che la riapertura si possa fare alla luce delle precauzioni prese per contrastare il diffondersi del virus. Nel report sull’argomento, l’Istituto dice “Allo stato attuale delle conoscenze le scuole sembrano essere ambienti relativamente sicuri, purché si continui ad adottare una serie di precauzioni ormai consolidate quali indossare la mascherina, lavarsi le mani, ventilare le aule, e si ritiene che il loro ruolo nell’accelerare la trasmissione del coronavirus in Europa sia limitato“.
Dal Comitato tecnico-scientifico invece fanno sapere che la questione non è tanto se riaprire o meno, quanto più rimanere aperte. Il rischio è quello di far tornare gli studenti al ritmo scolastico solito per poi nuovamente rinchiuderli in casa a stretto giro, segno dell’ennesimo aumento dei contagi.
Contro la riapertura in maniera categorica i sindacati Gilda degli Insegnanti e Uil.
Il presidente del Veneto Luca Zaia ha fatto sapere che nella sua Regione gli studenti delle superiori rimarranno in DAD fino a fine mese. Nella conferenza per annunciare l’ordinanza, ha spiegato che è stata una scelta dettata dalla prudenza per il bene della comunità. Stessa decisione per Massimiliano Fedriga del Friuli – Venezia Giulia.
Anche in altre Regioni si fa strada l’iipotesi di non riaprire totalmente la scuola il 7 gennaio: i presidenti di Liguria e Calabria Toti e Spirlì sono scettici sull’effettiva sicurezza dell’operazione; il timore è quello poi di richiudere tutto dopo poche settimane. Mirco Carloni delle Marche e Michele Emiliano della Puglia stanno valutando se emanare un’ordinanza simile a quella del Veneto.
In Campania invece la scuola ripartirà l’11 gennaio: a tornare sui banchi sono scuole materne e prima e seconda elementare. Per il ritorno di tutti gli alunni della scuola primaria se ne riparlerà il 18 mentre per gli altri livelli il 25 gennaio.
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