Tra i temi più delicati della nuova emergenza sanitaria, c’è sicuramente la gestione della scuola. C’è chi, come il governatore della regione Campania, propende per la chiusura con il timore che nelle classi si propaghi il contagio; c’è chi invece difende a spada tratta il diritto allo studio e la necessità che le scuole rimangano aperte. Dalla parte di quest’ultimi, si schiera anche la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, convinta che, con la chiusura delle scuole, “rischiamo un disastro educativo, sociologico, formativo, psicologico“.
“Un bambino che deve imparare a leggere e a scrivere, non può farlo da dietro uno schermo. Dobbiamo essere molto prudenti – spiega la ministra a Radio anch’io su Radio Rai 1 -, i ragazzi hanno diritto ad un pezzo di normalità nella loro vita“.
Di fronte alla curva dei contagi che cresce, la ministra dell’Istruzione non ha intenzione di gettare la spugna e dice che continuerà a battersi per tenere aperte le scuole. “Dobbiamo provare a tenerle aperte e anche laddove ci fossero ulteriori limitazioni, più si limitano le attività fuori la scuola più si abbassa il rischio dentro la scuola“.
La scuola non è sacrificabile: è questa la convinzione che muove la ministra nella sua battaglia per tenere aperte le scuole. “Guai a pensare che la scuola non sia attività produttiva e a sacrificarla: è la principessa delle attività produttive, senza formazione non abbiamo futuro“.
Tra le questioni più delicate messe sul tavolo dalla ministra c’è la dispersione scolastica, “soprattutto in alcune regioni del sud dove la dispersione c’era già in tempo di pace, figurarsi ora che siamo in tempo di guerra“. E aggiunge, in riferimento alla scelta di De Luca di chiudere le scuole in Campania: “Oggi un bambino campano, a causa di un regionalismo delle diseguaglianze, non ha lo stesso diritto di andare a scuola di un bambino veneto e lombardo“.
“Come Ministero dell’Istruzione da metà agosto abbiamo chiesto test rapidi“, ha aggiunto la ministra Lucia Azzolina. “Ora so che il commissario Arcuri ne ha comprati 13 milioni: è importante farli nelle scuole, velocizzare le procedure, significa evitare di mandare in quarantena intere classi“. E conclude: “La scuola è un formidabile strumento di tracciamento“.
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