Scuola: ‘Basta compiti!’, il libro di Maurizio Parodi, preside (e pedagogo) genovese, è diventata una petizione online che, lanciata dallo stesso dirigente scolastico, ha raccolto, in pochissimi giorni, migliaia di adesioni. Quella dei compiti a casa, infatti, è una problematica particolarmente sentita, non solo dai ragazzi, oberati di lavoro anche fuori dalle aule scolastiche, ma anche dai genitori, spesso costretti a sostituirsi ai figli perché troppo stanchi, dopo la scuola, per rimanere per ore sui libri.
‘Basta compiti! Non è così che si impara‘, è l’appello lanciato da Maurizio Parodi, preside di una scuola di Genova, prima attraverso un saggio (pubblicato da Sonda Edizioni) sul carico eccessivo di studio assegnato ogni giorno agli studenti, poi con una sottoscrizione online che ha raccolto, in pochi giorni, migliaia di consensi. Il tema riguarda una delle questioni più annose del sistema scolastico italiano, quella dei compiti a casa, consuetudine indiscussa, quanto eccessiva e immotivata. Non solo per gli studenti e per le loro famiglie, che la vivono solo come un obbligo fastidioso, ma anche per gli insegnanti, costretti a preparare i compiti e ad assegnarli. Sono ‘inefficaci e dannosi’, spiega Parodi nel suo libro, poiché oberano di lavoro i ragazzi anche oltre l’orario di lezione, perdendo di vista lo scopo principale della scuola: insegnare un giusto metodo di studio che, oltre ad imparare, consenta ai ragazzi di far emergere la propria personalità.
‘Chiediamo, si legge nella sottoscrizione lanciata sul web, che i compiti a casa siano aboliti nella scuola dell’obbligo; sono inutili, procurano disagi agli studenti in difficoltà, suscitano odio per la cultura, ledono il diritto al riposo, costringono le famiglie a sostituirsi ai ragazzi e favoriscono l’abbandono scolastico’. Secondo Parodi, così come per le migliaia di sostenitori della petizione, sono ‘discriminanti‘, poiché avvantaggiano gli studenti con genitori istruiti che possano sostituirsi loro nello svolgimento dei compiti a casa.
Secondo una statistica pubblicata un anno fa dall’Ocse (l’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico), i ragazzi italiani sono quelli che, tra tutti i Paesi della suddetta organizzazione, passano più tempo sui libri, 9 ore rispetto alla media Ocse di 4,5. Il dato significativo, però è un altro: secondo i test effettuati, infatti, sembra che lo sforzo nello studio degli adolescenti italiani sia meno ‘produttivo’ di quelli, ad esempio, finlandesi o coreani, il cui tempo sui libri è nettamente inferiore rispetto alla media di casa nostra. ‘I compiti a casa, si legge nel rapporto Ocse, rappresentano una possibilità aggiuntiva per i docenti, ma possono creare diseguaglianze sui risultati di apprendimento degli alunni’ ed il perché ce lo spiega proprio Parodi: ‘ogni alunno, sostiene il preside, avrebbe bisogno di un intervento diverso; assegnare i compiti a casa uguali a tutti è un controsenso’, poiché ‘si avvantaggiano i figli appartenenti a famiglie culturalmente diverse e economicamente più favorite’.
L’Italia, dice ancora Parodi, detiene il record europeo di abbandono scolastico e, in termini di disuguaglianze, facciamo peggio di Bulgaria e Romania’. Insomma, una pratica, quella dei compiti a casa, di cui il sistema scolastico italiano sembra non poter fare a meno, una consuetudine contro la quale si è scagliato, lanciando una petizione sul web, Maurizio Parodi, convinto di un’alternativa efficace contro un inutile sforzo richiesto agli studenti italiani: l’alternativa è quella di insegnare ad imparare agli alunni in classe, ed il ‘boom’ di adesioni alla petizione online conferma come, sull’iniziativa di Parodi, siano tutti d’accordo, dagli alunni agli insegnanti.
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