La scuola continua a preoccupare non solo l’Italia, ma tutta l’Europa. Ieri, lunedì 11 gennaio, sono tornati a fare didattica in presenza gli studenti delle scuole superiori di Toscana, Valle d’Aosta e Abruzzo. Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina si è detto “preoccupato” perché “la didattica a distanza non funziona più” e si va incontro ad una “deflagrazione” della dispersione scolastica nel nostro Paese.
Ad accendere un’ulteriore spia rossa sulla scuola sono i primi studi internazionali sulle competenze degli alunni costretti, a causa delle continue restrizioni, alla didattica a distanza.
La proposta: scuola fino a fine giugno
Il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, insieme ad altri esperti, ha lanciato la proposta di far proseguire le lezioni nel nostro Paese fino alla fine di giugno. “Gli studi americani rivelano un gap formativo in un range del 35 al 50% in matematica e nella propria lingua rispetto agli studenti degli anni prima allo stesso punto del programma, con variazioni in base al grado di scuola: peggio per il primo ciclo, un po’ meglio alle superiori” ha spiegato Gavosto.
Gli studenti delle scuole italiane partono comunque svantaggiati. Come fa notare Il Sole 24 Ore, hanno già suscitato scalpore i dati sugli studenti italiani pre-pandemia. Appena il 77% degli alunni aveva raggiunto un livello di competenze di lettura tali da permettergli di risolvere problemi pratici. Inoltre, solo il 5% era rientrato nei “top performer”, a fronte della media Ocse del 9%.
Inoltre, vanno anche segnalati i divari esistenti per la scuola tra le competenze degli studenti di Nord e Sud Italia. Queste competenze, certificate dalle prove Invalsi, hanno fatto emergere che gli studenti del Mezzogiorno risultano di circa un anno solare indietro rispetto agli altri.
L’indagine Ipsos-Save the Children: 34mila studenti rischiano di abbandonare gli studi
Recentemente è inoltre stata pubblicata un’indagine Ipsos-Save The Children sulla scuola. Da quanto emerso, uno studente su due pensa di aver sprecato un anno a causa della pandemia da Coronavirus. Inoltre, circa 34mila ragazzi delle superiori, a causa delle assenze, rischiano di abbandonare gli studi.
“L’ampio ricorso alla Dad, oltre che sulle competenze, avrà effetti negativi sui comportamenti e l’emotività dei nostri giovani che stanno perdendo in relazioni e socialità” ha detto Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il capitale umano.
Come ha fatto notare Brugnoli, questo è un danno enorme anche per quanto riguarda gli imprenditore e il mondo del lavoro visto che, come ha spiegato, “nel mondo del lavoro di oggi competenze trasversali e lavoro in team sono aspetti fondamentali”.
“Mi auguro che si delinei rapidamente un piano, serio e strutturato, di recupero degli apprendimenti, utilizzando anche i mesi estivi. Già con una natalità ai minimi termini, se viene meno anche l’apporto di giovani preparati e attivi, il nostro Paese rischia una perdita di competitività nei prossimi anni, da cui sarà difficile riprendersi”.
La situazione scolastica in Europa: gli studi in Olanda e Francia
La situazione scolastica, come emerge dai primi studi, non è rosea neanche in altri Paesi dell’Unione Europea.
In Olanda, ad esempio, i ricercatori hanno evidenziato che durante il periodo della didattica a distanza, gli studenti hanno appreso poco o nulla. A spiegarlo a Il Sole 24 Ore è Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi.
“Sono stati condotti test massivi sulla scuola primaria. Confrontando i risultati con quelli dei test analoghi condotti in anni precedenti, i ricercatori hanno evidenziato che la differenza negli esiti indicava che il periodo della didattica a distanza corrispondeva a una vera e propria mancanza. In altri termini, durante quel periodo, gli studenti hanno imparato poco o nulla. E, come era lecito aspettarsi, le carenze maggiori si sono registrate in studenti dal background familiare svantaggiato” ha spiegato Ajello.
Anche in Francia, in particolare a Parigi, è stato scoperto che gli studenti delle scuole francesi hanno accumulato lacune nelle materie tecnico-scientifiche e in quelle letterarie. Un dato allarmante se si pensa che, rispetto all’Italia, la Francia ha proposto agli studenti attività compensative e ha provato a provvedere al recupero delle carenze all’apertura delle scuole.
“Altri studi condotti negli usa hanno confermato il tende, evidenziando come le perdite di apprendimento maggiore riguardino la matematica rispetto alla comprensione della lettura” ha spiegato Ajello. “Questo perché, viene sostenuto, la matematica è insegnata a scuola sistematicamente e in genere i genitori sono meno ‘attrezzati’ su questa disciplina, per cui la didattica a distanza da un lato, e la scarsa competenza di mamma e papà dall’altro, finiscono per avere un effetto cumulativo peggiorativo dell’apprendimento”.
“Se in Italia le cose fossero andate come in Olanda”, ha spiegato Gavosto, “la perdita di apprendimenti causata dalle 14 settimane di chiusura di marzo sarebbe probabilmente superiore al 30%. A cui andrebbe poi aggiunta quella degli ultimi mesi, in questo caso soprattutto alle superiori”.