Il mondo della telefonia mobile ha stravolto quotidianità e abitudini, inserendosi in modo sempre più capillare nella vita di tutti i giorni e in tutti i contesti. Compresa la scuola italiana dove, secondo una recente indagine di Studenti.it, insisterebbe una situazione tale per cui il 36% degli studenti si dice “distratto dal cellulare” in classe.
Scuola e cellulare, un “binomio” che in questi giorni torna alla ribalta a margine della decisione di un Liceo di Bologna, il Malpighi, in cui i cellulari degli allievi verranno ritirati e restituiti soltanto a fine lezioni. Secondo quanto evidenziato sulla situazione italiana, la scelta della scuola emiliana non sarebbe affatto un caso isolato.
Il caso del Malpighi di Bologna, che ha detto “stop” al cellulare a scuola, non è isolato almeno per quanto riguarda la frequenza delle distrazioni, e quindi dei potenziali danni in termini di interazione tra compagni, apprendimento e profitto scolastico, che i dispositivi mobili portano in classe.
Secondo un’indagine condotta da Studenti.it, infatti, il 36% degli studenti intervistati nell’ambito di una ricerca sul fenomeno telefonini in aula avrebbe detto di essere distratto dal cellulare durante le ore di lezione.
L’indagine ha riguardato circa 700 studenti che hanno risposto alle domande sul “sequestro del telefono” prima di entrare in classe. Si sarebbe scoperto così che il caso Malpighi non è un unicum nel tessuto scolastico nazionale: lo smartphone viene “ritirato” alla prima ora e restituito al termine della giornata nel 26% delle scuole.
Sulla decisione del Malpighi di Bologna, la rettrice Elena Ugolini ha spiegato all’Ansa i dettagli dell’iniziativa che vede i suoi studenti privati del telefono quando sono all’interno della scuola.
Al Malpighi gli studenti lasciano il telefonino in una cassettiera prima di accedere alle lezioni, dispositivo che, spiega ancora Ugolini, viene restituito a fine mattinata:
“Quando si è in classe non si può essere continuamente distratti. Vogliamo che le 6 ore di scuola siano piene di sguardi, di relazioni, di rapporto, di possibilità di concentrazione”.
L’idea è quella di abituare i più giovani ad essere meno dipendenti dagli smartphone a favore di un ripristino delle relazioni umane che oggi, nell’era dei social network e delle conversazioni dietro uno schermo, hanno perso notevolmente terreno nel tessuto sociale.
Il “modello” Malpighi, entro pochi mesi, potrebbe essere adottato anche in altre scuole italiane dove ancora non esiste divieto di utilizzo dei cellulari in classe.
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