A Repubblica, la ministra dei Trasporti Paola De Micheli parla della riapertura delle scuole, ma solo dopo la valutazione sull’andamento dei contagi di Covid-19 prevista per il 9 dicembre.
Se sulla necessità di far ripartire l’anno scolastico non ci sono dubbi, però, il nodo è proprio sulla questione dei trasporti: “Nessuno mi ha portato uno studio che dimostri che i trasporti sono la principale ragione della crescita della curva. Ho sentito troppi scienziati parlare a braccio, in questo periodo. Poiché la politica, però, non si muove solo per scienza esatta, ma anche per rassicurare i cittadini“, ha afferamto De Micheli.
“Le Regioni hanno messo a disposizione quasi diecimila bus aggiuntivi in tutto il Paese con le risorse assegnate dal Governo. Sono pronti a scendere in strada, alcune città hanno già codificato le corse in più da fare“, ha chiarito la ministra.
Per garantire che i mezzi siano sicuri comunque il Ministero dei Trasporti avrebbe già il piano d’attacco: “con lo scaglionamento degli ingressi e delle uscite da scuola”. Per rendere attuabile questo frazionamento anti assembramenti i fondi sono già stati stanziati secondo quanto riportati dai dati di bilancio: “500 milioni di euro, duecento sono per il 2021″ per bus “privati, a noleggio. Da sette e nove metri. Dodici per l’extraurbano“, spiega sempre De Micheli. Per quanto riguarda la capacità dei mezzi, si tornerà “ alla capienza del 50 per cento e dobbiamo restarci almeno fino all’estate”.
L’appello è lo stesso lanciato nelle settimane passate dalle associazioni dei genitori e dal movimento School for Future, ma la ministra De Micheli aggiunge un tassello sulla programmazione delle lezioni: “Siamo in emergenza e credo sia necessario fare lezioni in presenza anche il sabato“. E se per garantire il recupero delle ore perse durante la chiusura imposta dall’ultimo Dpcm si pensa all’apertura strordinaria delle domenica: “Sono decisioni che vanno condivise con tutto il governo, ma, dicevamo, siamo in emergenza e bisogna far cadere ogni tabù. Ce lo chiedono diverse Regioni. Anche gli orari delle attività produttive dovranno essere cambiati, cadenzati“.
Le parole del direttore generale aggiunto dell’Oms Ranieri Guerra sono invece di diverso avviso: “Siamo probabilmente nella fase in cui la riapertura può e deve essere strutturata ma se sia opportuno aprire una settimana prima di Natale o se sia opportuno consolidare un piano di riapertura che metta in sicurezza anche quello che avviene prima e dopo la frequenza scolastica, questo lo deve decidere la politica“. Secondo il funzionario, quindi, non si può ancora rischiare e tornare in aula sarebbe una mossa “esclusivamente simbolica. Con i simboli non si controlla un’epidemia“.
Sul tema, la sottosegretaria Sandra Zampa ribadisce: “La scuola è la priorità delle priorità, proprio per questo non si possono fare aperture simboliche ma bisogna essere preparati. Non sono tanto i contagi in classe, ma tutto quello che si muove intorno alla scuola“.
Serve però un piano di sicurezza, ricorda Zampa, che permetta agli studenti un recupero, proponendo un prolungamento della scuola con vacanze più brevi per il 2021.
A chi, invece, chiede la riapertura delle scuole prima di Natale, ricorrenza al quale manca comunque ormai meno di un mese, il commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri risponde: “credo che ci sia un insormontabile vincolo organizzativo“.
“Certo bisogna mettere a sistema i trasporti, la scuola ma soprattutto la responsabilità delle persone. In questo periodo mi vado convincendo che il virus non esca dalla scuola ma che sia entrato nella scuola per l’eccesso di mobilità e qualche volta per la normale volitività dei giovani“, conclude Arcuri.
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